Ha appena annunciato il suo secondo album in tre anni, una delle artiste americane più promettenti del momento. L'album si intitola Sprinter, uscirà a inizio maggio per Partisan e sarà accompagnato da un lungo tour che parte, blizzard permettendo, da Brooklyn il 30 gennaio e farà tappa nei principali festival europei, a partire dal prestigioso Primavera Sound di Barcelona di fine maggio.
A dispetto del nome che inevitabilmente rimanda al noto calciatore spagnolo, Mackenzie Scott ha preso il suo moniker dal nome di battesimo di suo nonno. È nata ventiquattro anni fa a Macon, un'ora a sud di Atlanta, città della Georgia nota musicalmente per aver dato i natali a due icone del calibro di Little Richard e Otis Redding, e, più di recentemente, per aver adottato Mike Mills e Bill Berry degli R.E.M., la celebre band formatasi poi ad Athens.
I genitori sono appassionati di musica e spingolo la talentuosa Mackenzie a imparare a suonare la chitarra e a cantare. Di animo un po' incostante e irriverente, lei inizialmente tentenna, ma presto comincia a fare da comparsa in musical scolastici ed extra-scolastici, e si fa le ossa, come tante songwriter del Sud, durante le funzioni religiose. Più che per canto e cori, ha una passione innata per la chitarra. Impara a suonare, come tutti, quella classica, ma è convinta fin dall'inizio che sia la chitarra elettrica a dare una marcia in più alle songwriter alternative cui si ispira. Grazie a un regalo di Natale dei genitori è accontentata e inizia da giovanissima, con la sua Gibson, a comporre dei brani veri e propri.
Amante di Johnny Cash e del folk, come ha rivelato, è ascoltando la country-girl di Seattle, Brandi Carlisle che le si accende la fiammella che la spinge a scrivere delle sue canzoni. Altra interprete femminile che esercita su di lei un certo fascino è non a caso, una compositrice e chitarrista elettrica virtuosa come St. Vincent. La svolta, arriva, però come per Natalie Pratt (che abbiamo incontrato su queste pagina la scorsa settimana) con il trasferimento in una città anomala per la scena indie rock, Nashville. Si iscrive alla Belmont University dove si laurea nel 2012.
Nello stesso anno registra il suo primo demo, interamente autoprodotto presso l'home studio di Tony Joe White a Franklin, al fianco del producer Ryan McFadden e inizia a farsi conoscere a Nashville e dintorni con delle intense esibizioni live. L'album di debutto arriva ufficialmente all'inizio del 2013, conquista la critica che la incensa con accostamenti illustri che vanno da PJ Harvey, all'alternative rock anni Novanta fino ad arrivare a interpreti più recenti come la songwriter icona della Georgia, Cat Power, o Ema (che abbiamo conosciuto qui).
Il disco omonimo, grazie a capolavori come Honey e Jealousy And I fa il giro del web, conquista Lady Lamb the Beekeeper e gli Okkervil River che la scelgono come supporto in Nord America. Un anno dopo stesso destino di spalla a Hamilton Leithauser (The Walkmen), a Strand Of Oaks (vedi l'articolo su questa rubrica) e all'ammaliante songwriter Sharon Van Etten che la convoca come spalla in uno dei brani dell'ultimo LP Are We There (che vi abbiamo presentato qui). Graffiante, mascolina ed energica, alterna momenti più tradizionalmente cantautorali a sfoghi spigolosi e irrequieti. Dopo l'esperienza da compositrice quasi casalinga, nel nuovo LP in uscita, è affiancata da un guru dei producer internazionali come Rob Ellis (già al lavoro da produttore e batterista proprio con Pj Harvey) e da una backing di lusso composta dal chitarrista dei Portishead Adrian Utley e dal bassista Ian Oliver.
Come preannuncia sul suo sito web, è un disco ispirato alla paura dell'isolamento. Il paradosso è che, a sentire il primo estratto, Strange Hellos, sembrano esserci tutte le carte in regola perché Torres si trasformi in una delle figure più chiacchierate del rock americano.
Torres è su Facebook, Twitter e Soundcloud.