Venerdì sera l’International Brazilian Opera ha presentato al Baruch Performing Arts Center di New York i suoi Dedut Concerts: un estratto di arie da quattro differenti opere firmate dai compositori João MacDowell, Luigi Porto e Thiago Tiberio, musicisti che condividono un approccio alla musica classica influenzato da un forte background in pop e jazz music, pur provenendo da diverse esperienze e formazione.
Insieme i tre artisti e amici hanno dato vita a un nuovo stile di opera, proponendo qualcosa di innovativo sia dal punto di vista melodico che visivo, e che va completamente a stravolgere il concetto di opera classica comunemente inteso.
João MacDowell era un affermato musicista brasiliano, prima di trasferirsi a New York. Iniziò suonando un genere pionieristico che univa ritmi brasiliani alla musica elettronica, per poi spingersi verso un genere fusion tra bossa nova e funky. Arrivato nella Big Apple nel 2002, aprì il suo studio Come Together Music e trovò la sua dimensione componendo colonne sonore, fino a quando dopo una serie di incontri con diversi professionisti dell’opera in cerca di una nuova musica ricca di significato ed emozioni, iniziò ad approfondire gli studi classici e a concentrarsi nella produzione di nuove innovative opere, come Tamanduá, che fu la prima opera in portoghese prodotta negli Stati Uniti, e Plastic Flowers, dove iniziò a collaborare con il compositore e sound designer italiano Luigi Porto.
Luigi Porto, di origine calabrese, è arrivato a New York da Roma, dove ha lavorato per diversi anni come musicista, compositore e sound designer, suonando anche in alcune pop band alternative. Alla costante ricerca della perfetta interazione tra musica e suono, Luigi Porto ha lavorato alle colonne sonore di diversi film, tra cui L’apocalisse delle scimmie, firmato dal regista di culto Romano Scavolini.
Delle arie presentate venerdì sera, Porto ha firmato insieme ad Andrea Amoroso Provvisorietà, che è solo un piccolo assaggio di un’intera opera sulla storia di Anita Garibaldi a cui il compositore sta lavorando.
“Lavorando con João ho iniziato ad appassionarmi sempre più alla musica classica ed ho iniziato a pensare di comporre una mia opera contaminata, così ho coinvolto il mio amico e poeta italiano Andrea Amoroso, e abbiamo lavorato insieme per raccontare in musica la storia di Ana Maria de Jesus Riberio da Silva, la rivoluzionaria brasiliana che sarebbe diventata Anita Garibaldi”. Ha detto Luigi Porto, che racconta come abbia fortemente voluto creare un lavoro che coniugasse la musica contemporanea col linguaggio della poesia e il teatro d’opera col cinema, coinvolgendo a tal fine anche il regista d’opera Natale Filice e il regista di cortometraggi Gianluca Colitta.
“La lingua di Anita sarà un mix tra italiano e portoghese, per rendere omaggio a questo personaggio femminile dalla personalità strabordante e fortemente contaminato dalla sua vita a cavallo tra due mondi”. Ha affermato Porto, che sottolinea come abbia voluto raccontare la storia da una prospettiva femminile, presentando una donna che non era solo l’amore di Garibaldi, ma un’avventuriera rivoluzionaria con il coraggio di scegliere il suo destino.
Oltre ad Anita!, venerdì sera la iBoc ha portato in scena I Don’t want to Die, brano firmato da João MacDowell tratto da Cries and Whispers, e O Sonho de landi, brano tratto da Watunna di Thiago Tiberio, musicista di origine brasiliana dalla formazione più classica rispetto agli altri suoi colleghi della iBoc. Infine è stata presentata A Brazilian Opera, una selezione di dodici scene tratte da Tamanduá, la prima opera di João MacDowell.