C’è una New York che vuole emergere tra la folla di passanti, tra le fila di improvvisatori vagabondi della subway, fucina di capitale umano e talenti che smaniano per sottrarsi all’anonimato.
Alle migliori performance si assiste forse proprio in metropolitana, in attesa del treno: dalla piattaforma opposta ecco levarsi una voce un po’ roca, che racconta una storia, o un suono di tromba in cui riecheggia vagamente l’anima jazz della città. Brevi diapositive, immagini e suoni che si confondono sullo sfondo, mentre sopraggiunge il treno diretto downtown. È lì, sottratto all’ombra dei grattacieli, che gran parte del caos viene ordinato, all’interno di locali dove poter scoprire uno dei tanti volti della New York più autentica, la New York che tra le sue trame cela stralci di poesia. Dall’East al West Village, le occasioni per godere della città più logora e alternativa sono tante.
Provate ad andare al Nuyorican Poets Café ogni terzo sabato del mese per diventare parte di WORDS: Hip hop & Poetry Showcase & Open Mic, evento che dà la possibilità ad artisti emergenti di esibirsi di fronte a un auditorio composito, il quale può partecipare interattivamente a ciascuna esibizione, fatta di musica e parole in libertà. Quello che il poeta Allen Ginsberg definì “il posto più integrato del pianeta” è una casa di mattoni nel Lower East Side che dal 1973 accoglie dilettanti allo sbaraglio, ma anche nomi più o meno noti nella scena artistica newyorchese. Uno dei tanti palcoscenici che a New York ospitano opere letterarie, musica, teatro, slam, hip hop, arte visuale pioneristica, gare di composizioni poetiche.
Proprio in uno dei sabato sera proposti, ho incontrato Jes Ishmael, ragazzo originario della Malaysia presentatosi come esordiente.
Lo osservo impugnare con sicurezza la chitarra: appena accenna le prime note viene impossibile credere si tratti della sua prima volta sul palco. “Era davvero il mio debutto in pubblico” confessa Jes, con il lieve imbarazzo dei suoi 21 anni e un sorriso che ne rivela tutta la genuinità. I suoi sostenitori? “Famiglia e amici” venuti a caricarlo per la performance. Ma non è l’unico giovane di talento in casa: qualche performance dopo tocca al fratello calcare le scene e anche qui è un tripudio dalla platea, ormai un manipolo di gente della notte che ha voglia di farsi sorprendere.
Il Nuyorican non è che una delle numerose vetrine per aspiranti artisti della città che non dorme mai. Diverse sono infatti le associazioni, per lo più organizzazioni no-profit, che danno spazio alla poesia e ai nuovi talenti, alla ricerca anche di stagisti che contribuiscano all’organizzazione degli eventi. CBS, ad esempio, segnala il Penny’s Open Mic, a St. Mark’s Place, che definisce “un posto per gli intrattenitori amanti del rischio”, dove musicisti e commedianti eclettici e talentuosi calcano le scene, combinando la danza con il teatro e le parole. Al Bowery Poetry Club, popolare luogo d’incontro per poeti e intrattenitori sorto su Bowery (storica via dei “bassifondi”) trova spazio ogni tipo di poesia, da quella urbana alla spirituale, dalla confessionale alla politica. Un club che ha rappresentato una “ventata di cambiamento” secondo il New York Times, dove si può assistere anche a spettacoli di burlesque e a teatro sperimentale. Nella maggior parte dei casi, l’ingresso a questi eventi rigorosamente live non supera i 10 dollari.
La poesia a New York è però fruibile in varie altre affascinanti forme. Al civico 10 di River Terrace, potete visitare la Poet’s House, che ogni mese dà spazio a decine di oratori e cantori di versi, sede del National Poetry Library and Literacy Center, una collezione da 50 mila volumi di poesie. Un luogo dove si discute di opere originali e si riesumano i grandi del passato, mentre gli esperti analizzano le nuove tendenze della poesia contemporanea. Ma gli esperimenti più alternativi sono quelli proposti dalla Poetry Society of New York, che riunisce la comunità poetica della città e propone una forma di intrattenimento singolare: il Poetry Brothel o Bordello Poetico, un posto per l’espressione creativa e disinibita attraverso l’arte rappresentativa. L’ambientazione è ispirata ai bordelli fin-de-siècle di Parigi e New Orleans, molti dei quali fungevano da rifugi sicuri per artisti esordienti d’avanguardia. Ma invece di intimità fisica, qui i poeti offrono l’intimità dei loro versi e per una “piccola tassa” possono essere sequestrati per letture private. La Poetry Society of New York è però al contempo anche una piccola casa editrice e porta avanti l’interessante Translation Project, un progetto di scambio, traduzione, pubblicazione e presentazione di opere di poeti contemporanei che vivono e scrivono in paesi di tutto il mondo. Il prossimo luglio, la comunità porterà inoltre su Governors Island la quarta edizione del festival della poesia newyorchese.
Se poi voleste assaporare l’atmosfera poetica in giro per la city, c’è chi ha addirittura creato un’audio-guida, scaricabile gratuitamente online, che vi farà vivere un’esperienza unica: si chiama Passing Stranger ed è una cronistoria dell’East Village narrata dal regista Jim Jarmush, ricca di musica e parole. Bastano un paio di cuffie e un paio di scarpe comode per godere dell’originale tour per i luoghi dove musicisti e poeti hanno lasciato un segno.
Ma anche chi viaggia in metropolitana non rimarrà deluso. New York è infatti poesia in movimento. Letteralmente. I treni della metropolitana sono “infestati” da versi celebri e nuovi: il merito si deve alla società di trasporti cittadina MTA e al suo progetto Poetry in Motion, che dal 1992 ha dato la possibilità a centinaia di poesie di finire sotto lo sguardo di milioni di passeggeri, riprodotte sui pannelli all’interno dei vagoni. Il primo stralcio mai apparso in metro è tratto da Crossing Brooklyn Ferry di Walt Whitman, poema che ha inaugurato un momento-fuga dalla realtà nelle giornate frenetiche dei pendolari. Whitman, poeta del movimento urbano, sarebbe stato entusiasta di vedere le proprie parole correre lungo i binari e attraversare una città così diversa, popolata da otto milioni di anime.
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