“Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l'utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere e non far partecipare nessun altro, nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro: niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili”. Cantava così Frankie Hi-NRG MC nel 1997 in Quelli che ben pensano, un brano brillante e pungente che lo portò ad un successo riconosciuto anche fuori dal giro degli appassionati dell’hip-hop. Oggi, al 64° Festival di Sanremo propone invece un refrain che rimane in testa, leggero e moderno con un testo che ai critici piace molto anche se ben lontano dai toni della denuncia. “Pedala, insegui la tua storia ovunque vada. Pedala, macina chilometri di strada. Pedala, l’hai voluta tu la bicicletta. Pedala, più in fretta”.
Frankie Hi-NRG MC, vero nome Francesco Di Gesù, nel suo album in uscita Esseri umani, assorbe tante contaminazioni, dal dubstep alla lirica, da Kumbia a Fab 5 Freddy, li campiona e crea la modernità. Ha già 45 anni e i primi anni ‘90 sembrano ieri ma non smette di frequentare le jam confermandosi icona anche per le giovani generazioni di rappers.
Lo incontro ad un tavolo di un bar di Sanremo. Misura le parole usando un lessico degno dei veri cantautori. Ti guarda negli occhi quando parla ed evita saggiamente i luoghi comuni. Cerchiamo di spiazzarlo subito con la prima domanda. E invece è lui che spiazza noi.
Ma perché al Festival di quest’anno non hai portato un brano di denuncia, sullo stile di Quelli che ben pensano?
Perché quel brano l’ho già scritto, è storia, ora bisogna guardare avanti.
Frankie uno, sottoscritta zero. Ma cerco la rimonta.
Sei uno degli esponenti dell’hip hop made in Italy. L’hip hop non è solo un genere molto seguito dai giovani, ma nasce nella realtà della strada. Non è un controsenso portare un tale genere ad uno spettacolo così mainstream e allo stesso tempo snobbato dai giovani come Sanremo?
No, non è un controsenso. L’hip-hop viene dalla strada ma non per questo deve restarci nella strada. Certo, quello è il suo habitat e là si muove con molta sicurezza ma non la abita. L’hip-hop sale scende, entra, scava le buche sottoterra, si arrampica sulle montagne: è musica e in quanto tale arriva dappertutto. È un genere inoltre che ha una capacità speciale di portare con sé non solo la musica, come tante altre canzoni, ma anche le parole, il testo, il senso, la narrativa in maniera grande, articolata e corposa. Frankie due- sottoscritta zero.
Cosa rispondi a chi dice che Sanremo non è la musica vera?
Mi sembra un’osservazione approssimativa in verità. Bisogna ascoltarlo per poterne parlare, a Sanremo di musica ce n’è. Senz’altro essendo un evento di spettacolo e non una maratona musicale, la musica è una degli ingredienti, ma non il solo. Possiamo dire che è la pietanza principale però, se vogliamo. Vedi, sono convinto che molti giovani non guardino il festival in televisione ma lo guardino on demand su Internet, su YouTube, così possono scegliere ciò che preferiscono. Paradossalmente le nuove tecnologie hanno ampliato la fruizione dell’evento spalmandolo su un periodo molto più lungo e venendo incontro a tante più persone.
Cosa auguri a chi voglia intraprendere questa strada?
Consiglio a tutti i piccoli rappers che cercano di emergere di non dimenticare mai che il compito di un MC (master of cerimony ndr.) è quello di raccontare e raccontarsi. Ma con curiosità. Teniamo presente che l’ignoranza è un disvalore, una totale povertà. Serve prendersi sempre la responsabilità di quello che si dice, perché quando si è su un palco con un microfono, la gente prende per buono tutto quello che dici.
E Frankie è il primo a prendere sul serio il testo del suo brano sanremese. Ed è così che mi sorride e Pedala verso le millemila altre interviste che lo aspettano.