Francesco Renga, Vivendo adesso
Renga dal vivo ha il colore della pelle baciata dal sole, gli occhi ebano vagamente orientali, boccoli neri e lucidi, tanti, folti. Che sia per quello che tutte le giornaliste in questi giorni a Sanremo tentano di avvicinarlo e urtarlo accidentalmente pur di venirci a contatto? Ma se è vero che la tv spegne il suo charme naturale, è vero anche che, per contrappasso, ravviva la qualità delle sue canzoni. Vivendo adesso è stata scritta da Elisa, per la prima volta alle prese con un testo italiano scritto per un uomo. E purtroppo si sente.
Voto al brano: 7.
Voto ai suoi riccioloni: 8.
Il consiglio, per Ambra: mettitela via.
Giuliano Palma. Così Lontano
Superfluo presentare l’autore del suo brano. Che la mano sia quella di Nina Zilla sarebbe in grado di capirlo chiunque. Scarsa l’originalità: sia la struttura che la melodia ricalca “Per sempre” della Zilli, portata al festival addirittura l’anno scorso. Ma è il male minore, se ad avere passato il turno fosse stata “Un bacio crudele”, il suo secondo brano in gara, la scarsa originalità avrebbe lasciato posto al plagio di “You can’t hurry love” delle Supremes.
Voto al brano: 5
Voto alle stecche nei cambi di tonalità: 3
Il consiglio a Giuliano: se almeno come nelle prove generali avessi ballato scodinzolando il bacino, gli spettatori si sarebbero concentrati su altro. E ne avresti guadagnato.
Noemi. Bagnati dal sole
Se le prime impressioni sono quelle che contano, stiamo freschi. Esce con un taglio di capelli no global abbinato ad un vestito “meringa” a bustier degno di una dama ottocentesca post-moderna. Per non parlare della collana, una sorta di attaccapanni modellato ma non si sa su cosa, di certo non sul suo collo. Non va meglio con l’attacco del primo brano. Ma sono tutti aspetti che si dimenticano quando si ascolta la canzone, una delle migliori in gara.
Voto al brano: 8, a rischio vittoria
Abbigliamento: 6 e mezzo per il coraggio.
La confessione: Noemi, ti vorremo bene lo stesso anche quando sceglierai di non atteggiarti da eroina dei fumetti.
Renzo Rubino. Ora
https://youtube.com/watch?v=O4rRYm-9gQc
Con una grandissima interpretazione, ancora più incisiva se ascoltata dal vivo, Rubino conferma le aspettative e si rivela essere uno dei personaggi più interessanti di questo Festival. La frase principale del suo ritornello, “ora che stai pensando, fermati e datti un voto” è destinata a diventare un tormentone.
Voto al brano: 8 e un buon piazzamento sarebbe meritatissimo.
Note particolari dell’interpretazione: il suo costante agitarsi sul seggiolino del pianoforte mentre suona.
Il consiglio: Renzo, quando domani ti rivedrai registrato mentre ti dimeni sul palco dell’Ariston, “fermati e datti un voto”.
Ron. Sing in the rain.
Un po’ folk, un po’ country. Ma senz’arte né parte.
Voto al brano: 6 solo per il fischiettio.
Voto a lui: 7 per essere, quando canta, sempre identico a se stesso, pro e contro, con lo sguardo fisso su un ipotetico orizzonte vuoto, come se proprio là dovesse nascondersi la musa della musica.
L’innovazione. Ron con questo brano crea un nuovo genere musicale, l’RnR: Ron nel Ranch.
Riccardo Sinigallia. Prima di andare via
Spetta all’ex dei Tiromancino il premio originale-come-un-tapiro. Il titolo del suo brano infatti è identico in tutto e per tutto ad una canzone di Neffa, tra l’altro già nella memoria collettiva e non in qualche b-side.
Voto al brano: 6 e mezzo
Voto alla bassista: 7, per il coraggio part two. Una Mafalda in versione “vorrei ma non posso”.
Francesco Sarcina. Nel tuo sorriso
L’ex leader delle Vibrazioni convince senza emozionare troppo. A lui spetta, a dire di Luciana Littizzetto, il premio pirla. Appena finito di cantare infatti Sarcina non resiste alla tentazione del selfie e si fotografa sul palco.
Voto al brano: 7
Voto alla spudoratezza: 8
Voto al selfie: non pervenuto.
Ma la vera musica la si ascolta grazie alle nuove proposte. Dei 4 giovani in gara, Diodato, Filippo Graziani, Bianca e Zibba, passano alla finale Babilonia di Diodato, un pezzo sanremese come non mai e di un’eleganza del tutto inaspettata e il favorito Zibba con Senza di te anche se ricorda tanto Giuliano Palma. Peccato per l’esclusione di Filippo Graziani, figlio del grande Ivan, con una voce alla Mengoni ma un pelo più rock. Giovedì sera toccherà ad altri quattro giovani che andranno a comporre la rosa dei 4 finalisti.
I vertici delle pagelle della seconda serata del Festival spettano però agli ospiti. Rufus Wainwright, messe da parte le polemiche a sfondo religioso, regala una versione di “Across the universe” dei Beatles da brividi. Un otto e mezzo che non si discute.
https://youtube.com/watch?v=I1132af8nFU
Il 9 spetta a Claudio Baglioni col suo medley dei grandi successi, da Questo piccolo grande amore ad Avrai fino a Mille giorni di me e di te. Interpretazione, pathos e commozione. Un momento nazional-popolare forte come non mai che manda in brodo di giuggiole tutti. Qualche occhio si vela di un’emozione imbarazzante, ma ci si ricompone subito. In fondo nessuno vuole vincere il premio “NostalgiaNostalgiaCanaglia”.