Un concerto a dir poco avvincente quello tenutosi alla Carnegie Hall di New York, sabato 28 dicembre 2013 con il tenore romano Marcello Nardis accompagnato al pianoforte da Bruno Canino, insieme per un inedito recital di arie e Lieder. É così che si è concluso anche qui a New York questo intenso anno di iniziative musicali dedicate al Verdi -Wagner Anniversary e che ha visto coinvolti da tutto il mondo artisti internazionali di primissimo ordine.
Marcello Nardis, noto al grande pubblico anche come interprete schubertiano, é un "gigante di tenore" e non solo perché alto e possente ma perché padroneggia i propri mezzi vocali ed interpretativi quasi con sfrontata disinvoltura. Gioca con la parola cantata come fosse un prestigiatore. Incanta l'audience con esecuzioni sempre diverse e mai banali. Nel suo canto abbondano le sfumature e impressiona la facilità con cui riesce a toccare ed eseguire le note più acute, perdippiù, con estrema disinvoltura. Visibilmente a proprio agio, esegue le frasi di Verdi e durante le lunghe legature di Wagner la sua voce scorre limpida e fluida.
Bruno Canino al pianoforte é semplicemente perfetto. Ricama l'accompagnamento con scelte stilistiche mai banali e scontate. Decisamente sempre attento alla voce e alla scena nel suo insieme. Entrambi creano l'intesa perfetta e stupisce, sembrando quasi impossibile, che due uomini così distanti anagraficamente possano avere invece tanto in comune. I due in scena si corrispondono totalmente divenendo cosa sola, basta un solo sguardo per creare un dialogo di intese perfette. La complicità diviene palpabile e coinvolge il pubblico nel percorso d'esecuzione.
Le scelte musicali offrono continuamente momenti estasianti come ad esempio durante le Wesendonck Songs ma anche e soprattutto durante i molteplici "encore" operistici e di improvvisazioni proposti al pubblico che li richiedeva a gran voce. Tale é l'entusiasmo in sala che durante uno degli encore Canino suona e canta il recitativo di Rigoletto e Nardis gli risponde intonando La donna é mobile. Totale il trionfo così come il tripudio che il pubblico, in delirio, tributa con una standing ovation indimenticabile.