Passione mediterranea e rigorosità nordica si coniugano alla perfezione nell’arte di Nicola Benedetti, violinista appena venticinquenne, di padre italiano e madre scozzese, nata nel North Ayrshire, a West Kilbride; e «Italia» (il Cd che segna il suo debutto con la Decca, gruppo Universal Classics), che ne rivela una luminosa anima “barocca”, è l’album con cui rende non solo omaggio alla terra e alla musica dei suoi antenati, – nel segno di Antonio Vivaldi, Francesco Veracini (presente, in quest’album, con il “Largo” dalle “Sonate Accademiche”) e Giuseppe Tartini -, ma anche una vera e propria dichiarazione d’amore perso un periodo musicalmente variopinto ed essenziale nei destini dei secoli successivi.
Un’antologia che, della virtuosa italoscozzese, rivela furori demoniaci e malinconie struggenti. Basterebbe, da sola, l’“Estate” vivaldiana a renderne testimonianza, con la sua languida dolcezza, con l’intensità dei suoi calori/ colori e i travolgenti temporali (anche emotivi) che ne sconvolgono anima e mente; narrazione drammatica e piena di contrasti, esempio superlativo di cambiamenti repentini d’umore e stati d’animo, oltre che di scenari naturali, presentantisi senza preavviso alcuno; una sorta di galleria d’immagini che la musica racconta con immaginazione e partecipazione quasi “visive”, straordinarie ed estreme ad un tempo. O anche, per fare almeno un altro esempio, il “Trillo del diavolo” tartiniano, che il compositore affermava d’aver udito in uno dei suoi sogni. Di Vivaldi, qui, ci sono anche due altri concerti (RV 208 e 358), mentre di Tartini si può gustare anche il concerto “A Sua Eccellenza Lunardo Venier”. Si sente immediatamente che con il nostro Barocco Nicola è davvero a casa (non solo dal punto di vista artistico); pagine queste che ne rivestono la tecnica come un guanto perfetto, con il tutto traducentesi in un’espressività sorprendente ad ogni nota e coinvolgente per suggestioni ed emozioni.
Padre italiano e madre scozzese (nata però a Udine), quindi. Quale, di queste due eredità, quella con la quale più s’identifica? «Impossibile scegliere solo una cosa – ha detto in una recente intervista (a Courtney Smith, ndR) -. Da una parte tengo moltissimo alle tradizioni domestiche italiane, con le quali sono cresciuta: l’importanza dei legami familiari, l’affetto e il sostegno reciproco, l’autentico senso di comunità, e l’apertura con cui gli italiani si dimostrano a vicenda amore e affetto. Dalla prospettiva di qualcuno che lavora nel campo dell’arte, della cultura e della storia, poi, direi che sono altrettanto orgogliosa e ammirata degli innegabili contributi che l’Italia ha dato alla musica, alle arti visive, al design e all’architettura…
Visitare l’Italia e dare concerti in Italia è una cosa che amo più di quanto possa esprimere a parole, e poi naturalmente amo il cibo e il gelato! Poco tempo fa ho suonato nella Basilica di San Francesco di Assisi, circondata dagli affreschi di Giotto. È stato incredibile, commovente».
A quale compositore italiano si sente più vicina?, le è stato anche chiesto.
«Può sembrare banale, ma credo che molti sarebbero d’accordo sul fatto che, tra tutti i compositori italiani, Vivaldi è uno dei più grandi per il violino. La sua immaginazione, la sua anima e le sue tecniche, 300 anni dopo, sono ancora rivoluzionarie e strabilianti, da ascoltare e da suonare… C’è qualcosa di incredibilmente ottimista, energico ed emozionante nei compositori italiani del periodo barocco; la loro energia – conclude la virtuosa – ed eleganza sono contagiose».
Chi era in Central Park a settembre, ha avuto modo di apprezzarla nella serata che Andrea Bocelli dedicò alla Big Apple, conosce perciò quale e quanta sia la sua comunicatività artistica e umana e ha già avuto modo di apprezzarne la virtù tecnica; tutti, però, possono ora gustare questa spumeggiante resa musicale del Bel Paese, perché «Italia» è non solo un superbo messaggio musicale, ma un suggerimento ad ampio spettro a conoscere meglio e ad apprezzare fino in fondo tutti i gioielli peninsulari, del Barocco e oltre. Per la “cronaca”, in quest’album la Benedetti è accompagnata da un ensemble di assoluta grandezza, la Scottish Chamber Orchestra diretta da Christian Curnyn.