https://www.youtube.com/watch?v=tGE-Mw-Yjsk
Abbiamo parlato spesso dell’italsimpatia in questa rubrica eppure è la prima volta che ci soffermiamo a valorizzarla nei media, in questo caso il servizio streaming Netflix che ha anche produzioni originali. Master of None (titolo che viene dato dall’adagio “esperto in tutto, maestro in niente”) ha un trailer con tracce particolari d’italianità: “Il nostro concerto”, musica di Peppino di Capri; scena iniziale girata in bianco e nero; il nostro eroe Dev Shah (interpretato da Aziz Ansari, anche co-autore della serie) che si fa un giro in bici. Richiama De Sica, non è vero? Si riconosce subito che è ambientato in Italia, poi improvvisamente ci troviamo a New York, poi di nuovo in Italia, poi a New York, poi in qualche scena sembra possa essere sia l’Italia che New York: si fondono, si uniscono, e non è più chiaro dove ci troviamo. Nel trailer individuiamo la bellezza e l’amicizia, la famiglia e l’amore: la passione per tutto ciò che è italiano è sublimemente interpretata sul piccolo schermo.

Per chi non conoscesse la serie, Master of None racconta la vita personale e professionale del protagonista Dev, un attore trentenne a New York. È indo-americano, un buongustaio che dopo aver lasciato la fidanzata decide di trasferirsi in Italia per imparare a fare la pasta fresca. Nella seconda stagione, lo troviamo alla “Boutique del Tortellino” a Modena, patria dei tortellini in brodo. La sua cara amica Francesca (Alessandra Mastronardi) è la nipote della pastaia ed è fidanzata con Pino (Riccardo Scamarcio), un produttore di piastrelle. Alla fine dei suoi tre mesi da apprendista, Dev torna a New York e alle situazioni quotidiane: frequentare degli amici, cercare lavoro e ricercare relazioni sentimentali.
La seconda stagione viene lanciata dalla puntata “The Thief” (il ladro) servendosi quasi esclusivamente della lingua italiana tanto melliflua per circa cinque minuti (con sottotitoli inglesi). Nella prima puntata passiamo dall’italiano all’inglese poi nuovamente all’italiano man mano si raccontano le sfide del nostro eroe. Di tanto in tanto Dev si scusa dicendo “Mi dispiace non parlo italiano molto bene” e chiede più volte “come si dice…?”, cose che si sentono spesso da chi sta imparando una lingua straniera. Inoltre, quando s’impara una nuova lingua, ci si gioca, diventando molto creativi nell’uso. Mentre prende un caffè con chi è di madrelingua, gli propone di rispondere a “grazie mille” con “prego mille”. Un’altra strategia d’apprendimento per chi impara una lingua straniera sono i prestiti linguistici, che nella prima puntata entra nel lessico di Arnold (il miglior amico di Dev che è in visita dagli USA). Ad un matrimonio, Arnold fa i complimenti alla sposa dicendole che è “gorgissima”, cioè dalla parola inglese “gorgeous” (splendida) con il suffisso assoluto –issima. La creatività linguistica dei personaggi è buffa e istruttiva, anche per un pubblico a migliaia di chilometri di distanza che non conosce neanche una parola d’italiano.
Quanto è importante la lingua italiana in Master of None? Aziz Ansari non ha imparato a memoria le battute all’interno del copione quando parla in italiano (come di solito fanno gli attori). Addirittura prima di girare i dieci episodi, ha deciso di trasferirsi in Italia per un periodo per fare delle ricerche per la nuova stagione lavorando in ristoranti e imparando la lingua, tre settimane di lezioni poi viverla e sperimentarci in loco. Ansari si era impegnato anche nella traduzione della sceneggiatura dall’inglese in italiano e avevo chiesto anche agli attori italiani di partecipare nel processo di traduzione. Ha raccontato a Vanity Fair Alessandra Mastronardi che Ansari puntava su di lei per cambiare quello che era scritto sul copione se non andava perché doveva sentirlo mentre recitava. Allora lei cambiava ciò che non le piaceva per poter esprimersi autenticamente.
Diffusi in alcune puntate di Master of None sono aspetti sia verbali sia non verbali della lingua. A Modena, Francesca da’ una lezione sull’uso dei gesti quando suo nipote Mario dice a Dev che buone le lasagne della nonna con l’indice sulla guanciotta. A New York invece, la lezione spiritosa di Francesca è sulle parolacce che prende spunto quando lei dice “minchia” quando è finita l’e-joint (sigaretta elettronica alla marijuana) che si fumavano. Dev, a cui non avevano insegnato nessuna parolaccia a Modena, le prende in giro dicendole che è diabolica.

L’uso dei sottotitoli e la scelta linguistica sono altri aspetti da valutare. Visto le esperienze di chi scrive con i sottotitoli, è bello cercare di capire se ci emerge uno schema, in modo particolare perché in America, o almeno a New York, si conoscono già certe parole e si possono prendere per scontato nei sottotitoli inglesi. Alcune parole che spesso non vengono tradotte sono: “andiamo”, “basta”, “bellissima”, “certo”, “ciao”, “mamma mia”, “mi dispiace”. A proposito, quando si tratta di cibo italiano, una lingua universale, i sottotitoli sono voluttuari. Oltre ai propri tortellini che fa Dev stesso, gli viene offerto la cena con il primo di tortellini all’Osteria Francescana di Massimo Bottura, la quale nel 2016 è stata incoronata il miglior ristorante del mondo.
Quando si tratta invece di scelta linguistica interessante osservare quando si parla in italiano riguardo a che cosa, a chi, dove e in che modo. Ovviamente quando Dev è a Modena (le prime due puntate ambientate lì), si parla spessissimo in italiano anche perché sono gli abitanti ad interpretare scenette e non attori professionisti. Invece appena arriva Francesca a New York, si nota l’alternanza della lingua parlata con enfasi sull’inglese. I confronti culturali tra l’Italia e l’America (per esempio, gli acquisti compulsivi di Francesca alla farmacia americana) non possono prescindere dalla lingua allora diventano scambi meno linguistici. In qualche puntata, l’uso dell’italiano e l’alternanza della lingua hanno fini specifici.

Negli episodi girati a New York, si parlano solo in italiano Francesca e il fidanzato Pino, usano l’italiano negli SMS e negli scontri privati (a casa preparandosi al rientro a Modena) e pubblici (la sera del compleanno di Pino). Francesca e Dev invece si prendono in giro dichiarando che secondo loro l’altro non se la cava bene con la lingua straniera. Parlano più in italiano quando si corteggiano, in quanto vivono alcuni momenti della loro storia d’amore (beninteso, in modo platonico): ci sono sempre parole e musica italiane. Nel decimo episodio, Dev in italiano chiede a Francesca se le va di ascoltare una canzone assieme e poi l’invita a ballare; Francesca accetta in italiano, però passa all’inglese per dire sarà lei a scegliere la canzone (sceglie Mina “Un anno d’amore”). Può essere la traduzione del testo di una canzone oppure fare delle avances (usando la lingua che seduce), il passaggio da una lingua all’altra sembra essere una scelta a seconda della situazione, il che rappresenta un’intimità linguistica tra di loro che allieva la differenza tra lingua e cultura italiana e americana.
La lingua modella la cultura e la cultura struttura la lingua. Vediamo delle prove nei titoli di alcune puntate: Le Nozze, Amarsi un po’ e Buona Notte accennano sia a cosa si dedica l’episodio sia alla cultura italiana. Aver questi titoli in italiano è significativo perché sono perlopiù parole che non rientrano nell’uso comune dell’italiano a New York e non sono nemmeno parole affine. Questi titoli rappresentano una passione per l’Italia e l’italiano del cinema e della musica. Sul comodino di Dev nella scena iniziale della seconda stagione, vediamo una pila di dvd che ha una doppia finalità: rappresenta la passione di Dev per l’eccellenza cinematografica italiana e prevede in chiave particolare un’interpretazione dell’Italia. La pila ha Il ladro di biciclette, La notte, La dolce vita, 8 ½, Amarcord, e L’avventura, film citati o imitati in diversi episodi, come sono anche Il sorpasso e L’eclisse, aumentando ancora di più i ricchi strati culturali della seconda stagione. Insieme ai film italiani abbiamo anche la colonna sonora italiana delle puntate. In aggiunta alla narrazione visiva, deliziamo con la musica di Mina, Ennio Morricone, Piero Umiliani, Pino D’Angiò, Sergio Endrigo, Edoardo Vianello, and Lucio Battisti. Il direttore musicale di Master of None ha dichiarato nell’intervista rilasciato a Vulture: “È una lettera d’amore all’Italia questa stagione”.
Nel romanzo epistolare Caro Michele di Natalia Ginzburg, scrive la sua protagonista: “È uno dei rari piaceri che ci offre la vita, confrontare le descrizioni degli altri con le nostre fantasie e poi con la realtà”. Master of None coglie in modo squisito questo piacere. Tutti i dettagli scelti appositamente per ogni episodio danno forma all’Italia amata da Dev (il suo cibo e panorama, la sua passione e tradizione, i suoi film, la sua musica e lingua) e sono queste le fantasie che condividiamo con lui. Poi c’è la realtà dell’Italia (e dell’America). Cari spettatori, preparatevi ad essere incantati dai personaggi e episodi di Master of None e a valorizzare i loro racconti in inglese ed italiano.