È in costante crescita il numero di studenti d’italiano in tutto il mondo, anzi da record, e ci sembra che ciò che li motiva stia andando oltre alle primarie motivazioni personali e culturali. Sembra che la motivazione legata al lavoro sia una delle ragioni che porta allo studio della lingua, soprattutto per chi si interessa di settori in cui l’Italia è leader e non solo. Persino, come nel caso della Tri-state (NY-Connecticut-New Jersey), in zone dove prevale un rapporto con e la presenza di realtà italiane.
Creare una connessione diretta con il “mondo reale” è sempre un obiettivo fondamentale quando insegniamo una lingua straniera a qualsiasi livello. Vogliamo far sì che gli studenti saranno in grado di affrontare compiti richiesti in situazioni e ambienti esterni alla scuola. Alcuni recenti progetti intrapresi dal programma d’Italiano e dalla cattedra Inserra della Montclair State University hanno evidenziato queste connessioni in modo molto lucido. Anche in questo periodo, un report del Committee for Economic Development a Washington ha formulato raccomandazioni finalizzate a rafforzare il sistema di istruzione americano per aumentare le competenze linguistiche e culturali. Il documento Education for Global Leadership fa un appello a programmi professionali universitari, come le scuole di amministrazione aziendale, facoltà di ingegneria e medicina, a considerare incentivi per incoraggiare gli studenti a raggiungere un alto livello di proficiency in una lingua straniera attraverso lo studio universitario e in più sollecita i leader aziendali a sostenere gli studi internazionali e percorsi di studio di lingue straniere, riconoscendo questa carenza linguistica e culturale nella formazione di studenti americani.
Tenendo ben presente questo appello, ho scelto di portare alle lezioni testimonianze aziendali italiane e far parlare esperti agli studenti d’italiano o a quelli con una certa “italsimpatia”, a prescindere dal loro percorso universitario. A tal fine, è nata una collaborazione con la Feliciano School of Business per rendere il made in Italy e la sua presenza e impatto nel mercato americano noto a tutti gli studenti di affari internazionali. Questa serie di lezioni pubbliche, con particolare attenzione alla moda, al cibo e ai distretti industriali, resa possibile grazie alla collaborazione del dottor Ricard Jensen e il sig. Matthew Soto (Dipartimento di Marketing e Business Internazionali), ha affrontato degli obiettivi dei rispettivi corsi e al contempo ha esplorato le connessioni tra programmi didattici universitari, business, e lingua e cultura italiana.

Studiare un’Italia contemporanea
Di solito quando pensiamo all’Italia ciò che apprezziamo è il suo ricco patrimonio culturale, non tanto la sua economia la quale diventa di solito una battuta finale. Tuttavia non possiamo rifiutare alcuni fatti chiave: l’Italia è l’ottava economia mondiale, l’ottavo Stato esportatore al mondo, il sesto paese produttore e la seconda potenza manifatturiera in Europea. Al livello di turismo mondiale, l’Italia è quinta, e se sei uno studente americano, l’Italia è invece la prima non anglofona meta per studiare all’estero.
Il marchio made in Italy abbraccia diversi settori e l’Italia è leader globale nelle arti culinarie, nell’arredamento, nella moda, nel design, nel settore automobilistico, nella progettazione di mobili, nell’industria meccanica, nella robotica, nel settore elettromeccanico, nella costruzione navale, nell’ingegneria aerospaziale, nei macchinari edili e mezzi di trasporto.
Diamo per scontato i numerosi settori in cui il made in Italy è presente al livello globale, in modo particolare nella Tri-State, e per questo dobbiamo realizzare occasioni per stabilire legami tra altre facoltà (non solo mirare alle più classiche e altrettanto valide combinazioni italiano-letteratura, italiano-storia dell’arte, italiano-storia, italiano-pedagogia, ecc.) e in più anche creare collegamenti e sinergie tra imprese e università a far sì che si studi anche un’Italia contemporanea che è pronta a crescere economicamente e può contribuire sia alla crescita culturale che economica di altri paesi, come gli Stati Uniti.
Testimonianze aziendali

A lanciare questa collaborazione università-imprese con il primo intervento è stato Francesco A. de Grossi del gruppo Safilo USA da oltre 20 anni in America (sede a Parsippany), tuttavia il marchio dal 1934 ha una ricca storia aziendale a Padova. De Grossi ha discusso il mercato dell’occhialeria globale e la Safilo nel mercato statunitense sia marchi di proprietà sia quelli in licenza (ad esempio Kate Spade, Saks 5th Avenue, Tommy Hilfiger e Bobbi Brown). Ken Browne, studente post laurea che segue corsi all’abilitazione insegnamento italiano, ha affermato: “Il signore de Grossi è bravissimo! Ci ha spiegato la storia di Safilo in modo perfetto per noi del corso di business Italian – l’alleanza tra l’università e l’industria, come ha detto lui, è molto importante oggi – mi sembra che il lavoro che stia facendo il dipartimento riuscirà a costruire dei legami ricchi con le aziende italiane vicine da noi”.

Antonio Corsano, il prossimo relatore invitato, è Amministratore Delegato di Veroni USA, società di salumi che risale al 1925 in Emilia Romagna. Durante la sua testimonianza, ha discusso l’espansione della loro attività in America – l’azienda importa i propri prodotti di alta qualità dall’Italia, prodotto che viene affettato e preconfezionato nello stabilimento a Logan Township. Corsano ha spiegato dell’apertura della fabbrica, chiave per stabilire la presenza commerciale statunitense, e le strategie attuate per la confezione di marketing vincente. “Penso che Corsano abbia non solo spiegato bene le strategie marketing dei prodotti Veroni, ma anche nel farci capire l’influenza dell’Italia sulle aziende americane soprattutto nel nord-est. – ci ha detto Giuseppe Morlando, studente di amministrazione aziendale internazionale e marketing – Mi laureo in business e ora studio italiano anche e questa lezione mi ha certamente aiutato a individuare le opportunità presenti per un posto di lavoro in futuro. E poi, un salame omaggio! Un vero e proprio successo”!

L’ultimo guest speaker, Simone Cimino, general manager di Nextron (una Amerita Company), ha anche fatto carriera in private equity. Ha presentato agli studenti il concetto di distretti industriali, cioè il sistema produttivo costituito da un insieme di imprese caratterizzate dalla specializzazione produttiva in un certo territorio. In Italia sono identificati 141 distretti industriali, di cui 130 (il ben 92%) sono distretti del made in Italy. La reputazione di eccellenza italiana e il know-how viene attribuita a imprese di piccole e medie dimensioni, le quali comprendono l’85%, impiegano circa il 70% degli occupati e generano tra il 12-17% del PIL. Sono legate al territorio e sfruttano risorse locali – la base dello sviluppo economico italiano. Questa agglomerazione di imprese crea un nucleo di apprendimento in questi distretti, persino una nicchia sul mercato anche a livello internazionale. “La lezione ha aperto gli occhi agli studenti: l’abilità unica di manifatturiere e di know-how italiano. – ha spiegato il professor Soto – È diventato chiaro che quando si pensa all’espansione internazionale e all’espansione geografica, in molti casi è necessario andare dove esistono la competenza e l’innovazione per sfruttarle. In alcuni casi, l’innovazione – indipendentemente dal fatto che sia legata alla ricerca, allo sviluppo, alla distribuzione o alla produzione – possa in ultima analisi essere in un luogo che non ci si aspetterebbe”.
C’è una sintonia reciproca tra il programma d’italiano e le imprese italiane. Ci vorrebbero aziende pronte a svolgere un ruolo più attivo per sostenere lo sviluppo accademico delle competenze linguistiche e interculturali e sono questi tipi di sinergie che miriamo a stabilire nel NJ. Queste testimonianze sono solo un esempio delle occasioni offerte nella scoperta di esempi concreti del ruolo della lingua e cultura italiana in settori economici, in particolare in una zona come il NJ che riconosce l’eccellenza, la bellezza e il know-how rappresentati dal made in Italy. Ritengo che testimonianze aziendali potenzi un percorso universitario e presti il necessario ambiente in cui si potranno promuovere nuove sinergie impresa-università. Per chi si laurea in italiano dalla Montclair State University, ci stiamo impegnando perché nelle esperienze degli studenti si rappresentino in maniera armoniosa il mercato globale del lavoro.