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Lawrence Ferlinghetti, da New York a San Francisco il pilastro della poesia

Al poeta recentemente scomparso, anarchico fondatore di City Lights, gli è stata intitolata una strada; a 100 anni, sul segreto della longevità disse: "Una bella risata"

Michele CrescenzobyMichele Crescenzo
Lawrence Ferlinghetti, da New York a San Francisco il pilastro della poesia

Lawrence Ferlinghetti nell'illustrazione di Pia Taccone

Time: 10 mins read

New York 6 aprile, 1997. Lawrence Ferlinghetti guarda l’atlantico. Le onde si sollevano in creste bianche e la spuma resta sospesa in aria per poi frangersi scintillando nel sole come una pioggia di vetri rotti.

L’uomo socchiude gli occhi umidi e si gratta la folta barba bianca. Pensa ad Allen Ginsberg e al suo funerale di ieri allo Shambhala Center a Manhattan. Ripensa alla timidezza del suo amico, alle tante risate insieme, al processo per l’Urlo, alla poesia l’agonia di allen ginsberg  che ha scritto su di lui in questi giorni. Gli tornano in mente anche gli amici della Beat Generation come Jack Kerouac e perfino i suoi genitori arrivati a New York attraversando proprio quell’oceano circa cento anni prima dall’Italia e dalla Francia.

Brandelli di nuvole corrono verso l’oceano che continua a contorcersi freneticamente. Si mette la mano in tasca e afferra il biglietto aereo verso San Francisco. Si volta di scatto e si incammina verso il AirTrain JFK. Basta pensare ai morti, si torna a City Lights, si torna a casa.

Andiamo/ venite / andiamo.

Vuotiamo le tasche e scompariamo.

mancheremo a tutti gli appuntamenti

ci rifaremo vivi fra anni

con la barba lunga

vecchie cartine di sigarette

attaccate ai pantaloni

foglie nei capelli.

Non ci preoccupiamo più dei pagamenti.

Che vengano pure

a prendersi tutto ciò

per cui stavamo pagando.

E si prendano anche noi.

Estratto tratto da Junkman’s Obligato della raccolta di poesie “A Coney Island of the Mind” 1968. (Qui il link al video della sua lettura).

Lawrence Ferlinghetti (by Elsa Dorfman, wikipedia.org)

Lawrence Ferlinghetti è stato un poeta, artista, attivista e fondatore della libreria City Lights di San Francisco morto il 22 febbraio del 2021 a 101 anni di malattia polmonare interstiziale. Detestava l’automobile definendola “l’infernale motore a scoppio” e aveva un istintivo senso degli affari, basato sul principio del “piccolo è bello”. City Lights, che ha avviato in collaborazione con l’editore della rivista Peter Martin nei primi anni ’50, è ancora tra i negozi più accoglienti, con i suoi tavoli e sedie, fasci di riviste e cartelli che dicono: “Prendi un libro, siediti, e leggi”.

Per molti anni, ha indicato il suo cane, Homer, come “addetto alla pubblicità e alle pubbliche relazioni” di City Lights. Il poeta ha ricordato al The Guardian che il suo cane riceveva posta tutti i giorni e che la sua carriera nelle pubbliche relazioni è stata stroncata quando si è messo a fare pipì contro la gamba di un poliziotto. Per questo e altro, il padrone gli ha dedicato la poesia Dog.

Nei libri di Ferlinghetti si possono trovare delle date di nascita diverse ma non ha mai negato di essere nato a Yonkers, New York, da madre francese, Albertine Mendes-Monsanto, e padre italiano, Carlo Ferlinghetti, banditore d’asta di Brooklyn, che aveva accorciato il cognome in Ferling per mascherare le sue origini italiane e ottenere più lavoro.

Il padre però non l’ha mai conosciuto perché è morto sei mesi prima della sua nascita, aveva solo 46 anni. Sua madre, Clemence Albertine Mendes-Monsanto, rimase sconvolta dal lutto fino a finire in ospedale così Lawrence fu affidato ad una zia che lo portò in Francia a Strasburgo per i suoi primi sei anni. Tornò negli Stati Uniti e fu assunta come governante da una famiglia chiamata Lawrence “Poi mi ha lasciato lì”, ha detto Ferlinghetti sul The Guardian “È semplicemente scomparsa un giorno e quella famiglia mi ha cresciuto”.

All’inizio degli anni ’40, frequentò l’Università della Carolina del Nord, dove un professore lo introdusse alla poesia. Si arruolò nella Marina per la Seconda guerra mondiale, prese parte allo sbarco del D-Day in Normandia nel giugno 1944. Fu inviato nella città giapponese di Nagasaki settimane dopo che fu bombardata nel 1945, gli orrori a cui fu testimone lo introdussero a diventare un convinto pacifista.

Tornato dalla guerra, conseguì il Master alla Columbia University di New York e il dottorato in Letterature comparate alla Sorbona di Parigi dove studiò letteratura francese mentre traduceva poeti e romanzieri nel suo tempo libero.

In quel periodo incontrò George Whitman, proprietario della libreria in lingua inglese Shakespeare and Company. Ferlinghetti ha sempre affermato di aver preso a esempio da lui quando fondò City Lights Bookstore nel 1953 a San Francisco. City Lights divenne presto un punto d’incontro per gli scrittori boemi che si rifiutarono di accettare quella che Ferlinghetti soprannominò la “Coca-Colonization” dell’America. Come disse l’autore su The Guardian “Una volta iniziato, non siamo riusciti a chiudere le porte”.  Infatti per molti anni il negozio è stato aperto fino alle due del mattino e tutt’ora rimane aperto fino a mezzanotte sette giorni su sette.

City Lights diventò presto l’ufficio postale che conservava la posta degli scrittori mentre viaggiavano. Fu, inoltre, il negozio che vendeva le prime pubblicazioni gay e lesbiche. Le sue bacheche erano zeppe di volantini e stampe alternative. Era il posto dove si annunciava una manifestazione politica o cercavi un passaggio, un compagno di stanza, un lavoro o un partner sessuale.

Nell’agosto 1955, due anni dopo, Ferlinghetti fondò la sua casa editrice chiamandola con lo stesso nome della libreria e pubblicò la sua raccolta di poesie, Pictures of the Gone World, come numero 1 della serie Pocket Poets, piccoli tascabili 4in x 5in, in bianco e nero, che continuano ad apparire anche oggi. In quel periodo decise di tornare al cognome italiano “Ferlinghetti”.

I successivi due Pocket Poets furono Kenneth Rexroth e Kenneth Patchen ma fu il quarto della serie “Howl and Other Poems” di Ginsberg a garantire il successo della casa editrice grazie soprattutto al dipartimento di polizia di San Francisco, come ha sottolineato più volte lo stesso Ferlinghetti.

Il proprietario della libreria aveva sentito leggere Ginsberg a un evento alla Six Gallery, San Francisco, nell’ottobre 1955. Al ritorno a casa, inviò al poeta un messaggio, lo stesso che Ralph Waldo Emerson mandò a Walt Whitman per Foglie d’erba: “Vi saluto all’inizio di una grande carriera” (Nel 2015 fu pubblicata una raccolta della corrispondenza tra i due intitolata proprio “Greet You At The Beginning Of A Great Career: The Selected Correspondence of Lawrence Ferlinghetti and Allen Ginsberg 1955–1997.)

Howl and Other Poems fu pubblicato nel 1956 in un’edizione di 1.000 copie ma il 25 marzo 1957 la polizia sequestrò 520 copie, perché era “preoccupata che potesse turbare la coscienza dei bambini”. Il poema Howl infatti contiene molti riferimenti all’uso delle droghe, anfetamina, LSD, morfina, marijuana, a pratiche sessuali, sia eterosessuali sia omosessuali.

L’ispettore doganale si lamentò con il tribunale dei minori che emise un mandato di cattura nei confronti di Ferlinghetti. Nove esperti di letteratura testimoniarono in favore del poema. Con il supporto dell’Unione per le Libertà Civili Americane, Ferlinghetti vinse la causa quando il giudice Clayton Horn, lo assolse dalle ‘accusa di oscenità, dichiarando che censurare il poema avrebbe comportato una limitazione anticostituzionale della libertà d’espressione. Il caso fu ampiamente pubblicizzato, con articoli su Time, su Life e su Evergreen con un articolo di Ferlinghetti stesso assicurando un’ampia diffusione del libro, che è diventato uno dei poemi americani più popolari al mondo.

Ferlinghetti ha scherzato sul fatto che la polizia “ha rilevato l’account pubblicitario della casa editrice e ne ha fatto un lavoro decisamente migliore”.

Ferlinghetti oltre che editore è soprattutto un poeta. La sua prosa è irriverente, lusinghiera, disinvolta e sciolta. Le sue storie provocatorie e divertenti. “Il linguaggio e l’umorismo di Ferlinghetti, e le cose che stava dicendo, erano cose che piacevano, potevano essere comprese dall’uomo medio della strada”, ha detto l’autore e critico letterario Gerald Nicosia alla National Public Radio (NPR) nel 2019.

Vi siete mai fermati a considerare
la biancheria intima in astratto?
Se scavate fino in fondo
vengono fuori problemi scioccanti.
L’intimo è qualcosa che dobbiamo affrontare tutti.

L’intimo può davvero metterti nei guai.
Avete visto le pubblicità di intimo da uomo e da donna
così simili ma tanto diverse?
L’intimo femminile tiene le cose su.
L’intimo maschile tiene le cose giù.

Prendete i busti da donna per esempio.
In realtà sono delle forme fasciste di governo occulto
per convincere la gente di qualche non-verità
dicendovi cosa si può del non-si-può.

Estratto tratto da “Underwear” della raccolta di poesie Starting from San Francisco.  (New Directions, 1967). (Qui il link al video del suo reading).

Oltre alle sue numerose raccolte di versi, tra cui A Coney Island of the Mind Minimum fax traduzione di Damiano Abeni, Moira Egan 1958) tradotta in nove lingue, The Secret Meaning of Things (1969) e Endless Life (1981), Ferlinghetti ha scritto tre romanzi: Love in the Days of Rage (1988), ambientato durante la rivolta studentesca del 1968 a Parigi, Her (1960), un’opera più sperimentale, un classico “romanzo di poeti” e per i suoi cento anni ha pubblicato Little Boy  (Edizioni Clichy tradotto da Giada Diano). In collaborazione con Rexroth, ha preso parte a molti eventi di poesia e jazz sulla costa occidentale e i due hanno registrato un disco insieme. Aveva anche un serio interesse per la pittura, ci furono diverse mostre, anche in Italia.

e sto aspettando
che l’Ultima Cena sia di nuovo servita
con uno strano e nuovo aperitivo
e sto aspettando perpetuamente
una rinascita della meraviglia

Sto aspettando che il mio numero sia estratto
e che papà ritorni a casa
le tasche piene
di splendidi dollari d’argento
e sto aspettando
che finiscano i test atomici
e sto felicemente aspettando
che le cose vadano molto peggio
prima di andar meglio

e sto aspettando
che sia concepito un modo
per distruggere tutti i nazionalismi
senza che sia ammazzato nessuno
e sto aspettando
che fringuelli e pianeti cadano come pioggia
e sto aspettando che chi ama e chi piange
dorma ancora insieme
in una nuova rinascita della meraviglia

Estratto tratto da “I Am Waiting” dalla raccolta di poesie “These Are My Rivers: New & Selected Poems 1955-1993 (New Directions, 1993) (Qui il link al video del suo reading).

Ferlinghetti non amava essere associato ai Beat, sebbene ne traesse beneficio e, nonostante il suo amore per Ginsberg, era incline a lamentarsi della commercializzazione della Beat Generation anche se ha ammesso al The Guardian che “è ancora l’unica ribellione in circolazione”. Politicamente si è schierato sempre.

Decise di recarsi a Cuba per vedere di persona il regime di Castro e nel 1961 scrisse one thousand fearful words for Fidel Castro  che termina con “Fidel… ti do il mio rametto di alloro”. Nel 2012 ha rifiutato un premio dal Pen club ungherese, in segno di protesta contro le politiche del primo ministro, Viktor Orbán.

Nel 1988 fu responsabile della ri-nominazione di dieci strade in onore di scrittori associati alla città di San Francisco, tra cui Jack Kerouac e Alley. Nel 1994 è stata inaugurata Via Ferlinghetti, la prima volta che una strada della città è stata intitolata a uno scrittore vivente. In occasione del 100º compleanno a San Francisco sono stati organizzati convegni, mostre e conferenze che celebrano il poeta, artista e pacifista della controcultura americana, il sindaco della città ha perfino proclamato il 24 marzo Lawrence Ferlinghetti Day.

Interrogato da NPR, in occasione del suo centesimo compleanno, per il segreto della sua longevità, ha scherzato: “Fai una bella risata e vivrai più a lungo”.

Lawrence Ferlinghetti è morto il 22 febbraio di quest’anno di malattia polmonare interstiziale. Nel primo pomeriggio, un piccolo memoriale di fiori e una lattina di Pabst sono state lanciate fuori dalla porta della City Lights Books. E la sera, nell’adiacente Jack Kerouac Alley si è tenuta una veglia di circa cento persone che ha bevuto vino e letto i suoi versi. Poiché Ferlinghetti aveva raggiunto l’età di 101 anni, i presenti appartenevano a diverse generazioni. Un giovane poeta di nome Scott Lord prende la voce e legge una poesia quasi urlando: “Essere un poeta a 16 anni significa averne 16. Essere un poeta a 40 anni è essere un poeta. Essere un poeta a 101 anni significa essere Lawrence Ferlinghetti».

 

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Michele Crescenzo

Michele Crescenzo

Michele Crescenzo legge e scrive, appena può. È nato a Napoli nel’77 dove si è laureato in Sociologia. Vive a Milano dal 2002, dove lavora in una multinazionale americana. La sua quotidianità è alternata da numeri e parole. Da lunghissime call conference internazionali alla stesura di articoli letterari. Scrive recensioni per Satisfiction. Gestisce “Ti ho Rivista” tabloid sul mondo delle riviste indipendenti italiane. Organizza eventi culturali alla libreria milanese Gogol&Company. Cura la column “Gotham's Writers” su La Voce di New York. Nel tempo libero scrive: Nel 2009 ha vinto il Premio Chatwin, concorso internazionale sul viaggio. Ha pubblicato racconti per antologie e riviste letterarie (‘tina, Pastrengo, Talking Milano, Lettura la newsletter del corriere della sera).

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