Se la pandemia ci ha messi davanti a molte fragilità, allo stesso tempo possiamo intravvedere tutte le nostre capacità di reazione. Se abbiamo a cuore l’esistenza, ciò un po’ significa anche riflessione su cosa l’Umanità dovrà prepararsi a ripensare (o meglio riorganizzare).
Pace e sviluppo come in trait d’union indissolubile.
Il primo elemento a servizio del secondo e quest’ultimo a servizio del primo.
Il tutto come possibile? Con una parola sola: patriottismo dell’eccellenza che si traduce, in buona sostanza, in senso di reverenza per lo studio e per la ricerca.

Questo il connubio che Salvatore Santangelo, nel suo libro Geopandemia: decifrare e rappresentare il caos, pone alla base della ricostruzione del domani nella cui visione non si rinunci alla propria storia in una visione di “globalizzazione del meglio”.
Un po’ ne abbiamo saggiato qualcosina proprio con la vicenda pandemica: i social, le tecnologie avanzate, la ricerca dei più importanti paesi al mondo, ecc. hanno contribuito in meno di un anno, concentrando le forze al massimo e l’attenzione, per trovare il vaccino, si spera, risolutivo.
I Paesi più avanzati del globo si sono messi a servizio della ricerca per un solo fine: salvare la vita.
Questo lo scopo della c.d. “speranza comune”.
La pace è un processo culturale, senz’altro, ma anche un punto di partenza: un prerequisito umanitario la cui consapevolezza discende dai continui sacrifici fatti nel tempo dai nostri avi. Avi che hanno davvero vissuto (di) guerra, (di) povertà e (di) fame.
La globalizzazione, perciò, è sì una sfida, a volte piena di incertezze e di dolori (sul piano economico, sociale, ecc.), ma è l’unica strada percorribile per esaltare le identità dei singoli popoli in una reciproca legittimazione esistenziale volta al benessere dell’Uomo. Appunto se posta sul piano della ricchezza dell’eccellenze.
E il mondo che verrà come può decifrarsi?

Quattro direttrici interessanti: la saggezza degli antichi; il richiamo alla fiducia tra cittadini e istituzioni; un rinnovato protagonismo dello Stato in campo economico per riattivare la crescita; la elevata qualità del capitale umano.
Non a caso, in Geopandemia, c’è una frase che colpisce moltissimo sulla questione.
Perché come dice l’autore di Geopandemia “la globalizzazione non è un pranzo di gala, ma una serrata competizione per il talento”.
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Salvatore Santangelo (1976) è giornalista professionista e docente universitario. Esperto di politica internazionale e di storia del Novecento, studia la dimensione mitica nell’attualità occupandosi di “geosofia”, quella che John K. Wright ha definito come l’esplorazione «dei mondi che si trovano nella mente degli uomini».Tra le sue pubblicazioni: Frammenti di un mondo globale (2005), Le lance spezzate (2007), GeRussia (2016) e Babel (2018).Ha fatto parte del gruppo di lavoro dell’Università di Teramo che ha supportato – nel biennio 2016/2018 – la regione Abruzzo nella stesura del suo nuovo piano di Comunicazione di Crisi. Ha firmato reportage dai Balcani (1999), dall’Ulster (2000 e 2002), dalla Libia (2012), da Israele (2013 e 2015) e dalla Siria (2017).