Sabato, 15 febbraio, il performance coach Dario Silvestri ha presentato a New York il suo libro Il potere del cambiamento (Hoepli 2019) nella cornice del Millenium Broadway Hotel, in un evento targato Learn Italy. In occasione del proprio decennale, infatti, l’azienda ideata da Massimo Veccia che si occupa di promozione e comunicazione dell’italianità all’estero in tutte le sue declinazioni ha invitato l’autore a discutere del suo lavoro insieme a Maria Luisa Rossi Hawkins, corrispondente di Mediaset da New York, e a Luca Ferrua, capo della Cronaca di Torino per La Stampa.
Dario Silvestri, «l’uomo dietro grandi successi», come lo ha definito la Rossi Hawkins, ha effettivamente posto al centro della propria esperienza professionale il tema del successo, aiutando le persone a individuare come e cosa cambiare per raggiungere i loro obiettivi. Secondo Silvestri, “per ognuno di noi il successo deve essere il proseguo della nostra storia”, dobbiamo cioè indagare dentro noi stessi le ragioni che ci tengono bloccati o semplicemente insoddisfatti, senza inseguire una felicità astratta e dunque irrealizzabile.
«La felicità – ha continuato l’autore – è uno stato e non dobbiamo solo renderlo duraturo, ma trovare l’equilibrio». La difficoltà, come ha fatto notare Maria Luisa Rossi Hawkins, sta proprio nell’equilibrio, che molto spesso non riusciamo a ottenere perché ci sentiamo costretti all’interno di schemi rigidi, che ci limitano e condizionano come veri e propri muri alzati involontariamente da chi ci sta attorno. Da qui nasce la necessità di «svincolarsi dalle aspettative degli altri», che oltre a essere una guida finiscono per rivelarsi spesso una prigione. A tal proposito, Silvestri consiglia di «capire cosa ci stanno dicendo gli altri e avere tutto il diritto di non ascoltarli».
La riflessione sul cambiamento è stata poi estesa anche a livello sociale e culturale, soffermandosi sulle ragioni per cui in Italia si ha l’impressione di non essere facilitati a progredire o semplicemente a modificare la propria condizione in meglio. L’esperienza di Silvestri, a detta di Luca Ferrua, è applicabile anche nel dibattito politico, poiché la stasi e la spinta alla discontinuità sono a livello globale i due temi centrali, e la presidenza di Donald Trump ne è solo l’esempio più vistoso. Se da una parte i democratici hanno «cristalizzato tanto», negli USA il bisogno di cambiare è ineludibile e questa campagna presidenziale si giocherà proprio su chi saprà interpretare al meglio questo sentimento. La differenza, ha spiegato Silvestri, nel 2016 è stata fatta da chi ha saputo intercettare il bisogno, ovvero Trump, perciò ogni previsione sulle prossime elezioni non può non tenere conto nuovamente del modo in cui i candidati saranno o non saranno in grado di captare e sfruttare la spinta a cambiare insita nell’elettorato.
Tornando all’Italia, dove la propensione ad abbandonare la stasi è tradizionalmente meno impellente rispetto agli Stati Uniti, Dario Silvestri ammette che nei confronti del lavoro che svolge ci sono “grandi ritrosie”, ma proprio questo terreno di immobilità si rivela il più fertile per il suo intervento. «Spesso l’innesco si trova nella storia di ogni individuo – ha spiegato – ma non bisogna lavorarci subito altrimenti la ritrosia può diventare fortissima». Proprio soffermandosi sull’indagine di sé e quindi sul rapporto con la famiglia, gli affetti e l’innescarsi del senso di colpa, la discussione è entrata ancora più nel vivo, evidenziando il rapporto ineludibile tra coaching e psicologia.
Buona parte del lavoro di coaching, infatti, viene fatto a livello mentale. Dario Silvestri interviene in situazioni di crisi aziendale e tra i suoi clienti ci sono stati anche molti sportivi (la prefazione del suo libro non a caso porta la firma di Giorgio Chiellini) che grazie a lui hanno trovato la strada per bloccarsi. Se si pensa proprio al contesto del calcio, tentare ad aggiustare il tiro in corsa molto spesso comporta difficoltà maggiori, perché si prova a entrare in situazioni ormai deteriorate. Il consiglio di Silvestri, quindi, è in ogni caso di prevenire. «Ogni tanto dopo una brutta crisi c’è qualche proprietario illuminato che mi chiede di non farla succedere più e di cambiare il meccanismo, ma anche lì la ritrosia è fortissima».
Una parte interessante del lavoro di Dario Silvestri avviene attraverso la pubblicazione del suo podcast che avrà presto una versione anche in inglese, così come il libro che verrà tradotto e distribuito negli Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Tra le varie puntate, Maria Luisa Rossi Hawkins ha fatto soffermare l’autore su quella dedicata al vittimismo degli italiani. Per Silvestri, molte persone che «fanno professionalmente le vittime» in realtà non lo sono. Si tratta secondo lui di una «scelta di de-responsabilizzazione» per cui si spinge gli altri a fare ciò che vorremmo o dovremmo fare noi.
Attorno al tema del vittimismo, la presentazione verso la conclusione ha coinvolto gli studenti del master “Made In & By Italy – Business and Communication” promosso da Learn Italy, con i quali Dario Silvestri, Maria Luisa Rossi Hawkins e Luca Ferrua hanno discusso in termini generazionali del presente e del futuro italiano, in un interessante confronto tra modelli del passato e temi di pressante attualità.