Si può stare accanto a una persona in tanti modi. Ascoltandola, seguendola, consigliandola, sconsigliandola. Oppure da lontano: pensandola, amandola e talvolta pure disapprovandola. Poi ci sono persone che dopo morte sono state proclamate sante. E allora vengono pregate per una grazia. Come Padre Pio. Personalmente non me ne ha fatta una, la più importante per me; si vede che non avevo sufficiente fede in lui. Perciò quando qualche mese fa Gisella Pagano mi ha regalato il suo libro “Fiori sparsi del Padre. Vita di Padre Carmelo accanto a Padre Pio” (Gruppo Editoriale Bonanno), confesso che l’ho accettato con riluttanza. Tuttavia Gisella è una donna che ammiro, oltre che una zia acquisita, e non potevo non leggerlo. E sono pure rimasta basita perché Gisella è stata la moglie di Loris Fortuna, il ministro che è riuscito ad introdurre nella democristiana Italia divorzio e aborto, altro che bacia banchi. Per andare a vivere con Loris in Friuli, Gisella rinunciò alla sua professione in Rai di soubrette, ballerina e cantante, già affermata negli anni ’70, ma questa è un’altra storia bellissima che mi riprometto di raccontare. Gisella di lavori ne ha fatti tanti e sempre in ascesa: regista, giornalista, scrittrice, pittrice. E proprio il suo ritratto di padre Carmelo fa da copertina a questo libro.
Nel 1953 padre Carmelo giunse al convento di S. Giovanni Rotondo, in Puglia, come padre superiore di Padre Pio, che aveva già conosciuto da bambino e ai cui genitori, i quali si lamentavano della sua irrequietezza, il Padre aveva pronosticato sarebbe diventato frate francescano. Era imbarazzatissimo e inginocchiandosi “gli spiegò che per nessun motivo sarebbe riuscito a chiedere la Sua obbedienza”. Al che il Padre gli rispose: “Va bene. Vorrà dire che quando saremo tu ed io da soli, ti chiamerò Uagliù. Dunque coraggio, non avere paura. Ti ripeto che saremo felici insieme”.
Ma padre Carmelo si confessò a Gisella che sa tutto queste cose? Di più, le affidò il proprio diario sulla sua vita accanto a Padre Pio, dicendole che era certo che ne avrebbe fatto buon uso. Gisella era una regista documentarista ed era andata per la Rai a S. Giovanni Rotondo nel 1999, qualche mese prima della beatificazione di Padre Pio, per realizzare un filmato. Padre Carmelo aveva già 83 anni e all’inizio era molto timoroso davanti la macchina da presa, però Gisella Pagano con la sua dolce fermezza lo convinse, tanto che lui le disse: “Mi affido completamente alle tue mani”.
Nei capitoli: i “Dodici fiori del Padre” l’autrice riporta testimonianze molto semplici di avvenimenti accorsi a Padre Pio che sono diventati dei miracoli, perché Egli ha saputo giudicarli e amministrarli come avrebbe fatto Gesù. Talvolta ne viene fuori un Padre santo molto ironico e sornione, con i piedi per terra, benché con la testa nelle alte sfere. Ad esempio, in convento era stato messo il riscaldamento, ma molti francescani protestavano perché venivano tacciati da “signori”. Padre Carmelo, facendosi portavoce, disse a Padre Pio: “Padre, per il riscaldamento potrebbe chiedere a Gesù se è contento?” La risposta fu: “Uagliù, ma che dici? Adesso vado a chiedere a Nostro Signore dei termosifoni!”
Talvolta il Padre santo poteva sembrare fin troppo duro e scontroso, ma la gente per toccarlo gli si buttava addosso “come iene. Mi stringono la mano come una morsa. Mi tirano le braccia. Spingono quelli che sono vicini. Sono dolorante in tutto il corpo, per forza che devo gridare. Ma se faccio a loro un rimprovero, sono il primo a soffrirne”.
Padre Pio mangiava pochissimo e soffriva di forti dolori in tutto il corpo per le stigmate, che si erano diffuse, oltre che nelle mani e nei piedi, nel costato. Tema che venne negato dal dottor Gemelli che diede il là a diversi detrattori. Eppure Padre Pio confidò a padre Carmelo: “Uagliù, sono turbato soltanto a fior di pelle, ma dentro, nel mio cuore, c’è sempre tanta calma e serenità, perché qui dentro c’è Dio. Neanche tu, Figlio mio, devi mai inquietarti internamente, perché c’è Dio nel nostro cuore”.
Lo sostenne prima di Cristo già Socrate, condannato a morte. Ma l’uomo ignorante, in quanto ignora che porta Dio in sé, non comprende gli insegnamenti ed ha bisogno sempre di un nuovo santo che gli dica che è proprio lui il prescelto da Dio e sarà miracolato. Ecco perché per le cose terrene si affida pure ciecamente a un sovranista o ad un pentastellato, dandogli licenza di guidarlo nel buio della propria coscienza.