Conciliare tutela dell’ambiente e sviluppo sostenibile dell’economia. Il tema è di crescente attualità. E di interesse comune: perché una società più equilibrata da un punto di vista ambientale porta anche ad un maggior benessere e inclusione sociale. Lo ricorda un recente studio del World Economic Forum (WEF) dal titolo I due gradi della trasformazione. L’economia si coalizza per guidare i cambiamenti climatici. Siamo pronti? (Two Degrees of Transformation. Businesses are coming together to lead on climate change. Will you join them?). Questo report nasce dalla disponibilità di Alliance of CEO Climate leaders, gruppo di lavoro informale promosso dal WEF e comprendente cinquantuno fra i maggiori amministratori d’azienda-CEO a livello mondiale che si sono impegnati a sensibilizzare le rispettive amministrazioni statali per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalle Nazioni Unite per uno sviluppo economico sostenibile. Basterebbe già ridurre le emissioni nocive di soli due gradi centigradi, come ricorda il titolo del report, per migliorare il futuro socio-economico internazionale.
Le diplomazie sono da tempo al lavoro. Nel 2015 a Parigi l’accordo globale sul clima ha fissato le premesse teoriche e nel dicembre 2018 a Katowice in Polonia le Nazioni Unite hanno discusso la tabella di marcia. L’obiettivo comunque é il medesimo: ridurre l’incremento della temperatura media globale sotto i due gradi centigradi dai livelli pre-industriali e, se possibile, addirittura limitarne l’aumento a soli 1.5 gradi. Traguardo finale: eliminare tutte le emissioni nocive entro il 2050. Il tempo passa. I problemi restano. Anzi, avverte il recente studio del WEF, la prima scadenza é già vicinissima: il 2020. Tutti sono chiamati in causa. Economia. Pubbliche amministrazioni. Anche il settore privato: le imprese, non devono essere lasciate sole nella lotta per salvare il clima.
I mezzi per vincere questa sfida hanno un nome: si chiamano nuove tecnologie, innovazione, ripensamento delle strategie imprenditoriali ed occupazionali. I settori della loro concreta applicazione sono i più vari. Per esempio, in campo energetico: iniziando a sostituire le energie fossili con quelle rinnovabili. Anche le infrastrutture, cioè l’edilizia pubblica e privata, così come la mobilità, i trasporti, l’industria pesante sono da riconvertire ad un utilizzo energetico sostenibile. Insomma, produrre, costruire, spostarsi senza inquinare si può: basta volerlo.
Stesso discorso per lo sfruttamento del territorio, che va preservato dalla deforestazione. Inoltre, alla finanza spetta investire in attività e tecnologie a basso impatto ambientale, low-carbon, e monitorare tutte le attività nocive al clima. Queste le linee tendenziali. Ma, in concreto: cosa fare? Il report del World Economic Forum (WEF) indica cinque precise aree di intervento. La prima: per ripensare le sue procedure ogni impresa deve innanzitutto compiere una auto-analisi della sua presenza sul mercato e poi individuare le nuove fonti di profitto cui indirizzarsi. Quest’ultime oggi hanno un ambito di applicazione ben definito: l’adeguamento di tutta la filiera industriale ai cambiamenti climatici. I settori commerciali toccati da questa riconversione sono i più vari, addirittura insospettabili.

Per esempio, l’incremento dell’informatica industriale, meglio nota come digitalizzazione, ogni anno contribuisce a circa il 2% delle emissioni che causano l’effetto serra, il fenomeno che porta al surriscaldamento climatico. E’ necessario reagire. Quindi entro il 2030 Microsoft, ad esempio, si è impegnata a ridurre del 75% le sue emissioni derivanti da energie fossili. Anzi: già oggi il 44% della energia usata dai suoi centri di ricerca é di origine idrica o solare. Altri notissimi giganti del settore informatico fra cui Hewlett Packard Enterprise, Adobe, Facebook, eBay, Symantec si stanno riconvertendo ai processi produttivi sostenibili.
Secondo obiettivo: l’economia deve comprendere che oggi i settori industriali interagiscono l’uno con l’altro molto più velocemente che in passato. Quindi la conversione ecologica del singolo operatore finisce con l’evolversi nell’impegno collettivo anche di tutti i suoi partner. Per esempio, alcune case automobilistiche hanno annunciato che dal 2020 ogni loro attuale modello disporrà anche di una corrispondente versione a motore elettrico. Gli altri produttori di auto hanno annunciato che si adegueranno: per mantenere il passo con la concorrenza e le preferenze dei consumatori. Ma ancora: la nuova frontiera della trasmissione dati, il cosiddetto internet di quinta generazione 5G, consentirà un’unica gestione a distanza di tutti servizi per la collettività, come ad esempio la illuminazione urbana, o la interconnessione degli edifici pubblici per centralizzare in modo efficiente il loro riscaldamento. Facile immaginare i conseguenti risparmi energetici.
La presa di coscienza teorica e collettiva della industria nel loro insieme conducono ad una ulteriore, terza conseguenza: un cambiamento di mentalità anche a livello dei governi e della società civile. Ed ecco giustificarsi l’odierna accresciuta sensibilità sociale per combattere l’uso intensivo del territorio o del patrimonio forestale, e per incrementare le produzioni biologiche e rispettose dell’ambiente agricolo. Affinché l’agricoltura non solo offra migliori prodotti ai consumatori, ma aumenti la professionalità anche delle generazioni future nella coltivazione della terra. Quale la tecnologia per realizzare concretamente questi obiettivi? Ancora una volta la risposta è: digitalizzazione. Grazie alla digitalizzazione avanzata, al controllo, l’ analisi e lo sfruttamento dei dati informatici, oggi tutte le strategie produttive disponibili riescono a coordinarsi fra loro. E’ proprio questa, la cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale (“Fourth Industrial Revolution”), ad essere l’ulteriore obiettivo che il report del WEF indica come essenziale per un progresso economico sostenibile. Ancora una volta sono i leader del settore ad indicare il percorso.

(Copyright by World Economic Forum-swiss-image.ch/Photo by Sebastian Derungs)
Nel 2019 Microsoft ha avviato il programma Intelligenza Artificiale per il Pianeta terra (“Artificial Intelligence for the Earth”) per una valutazione digitale di tutti i dati riguardanti l’utilizzo delle risorse idriche, delle biodiversità, e dei cambiamenti climatici: una terna di elementi interdipendenti e fondamentali per il benessere umano. Ma non sono gli unici: la mappatura tramite i video-satelliti dei variamenti climatici e della umidità e composizione dei terreni agricoli, oggi permette di prevenire i danni causati da siccità o alluvioni e migliorare la seminagione delle coltivazioni, aumentandone la redditività. Ulteriore beneficio: la digitalizzazione agricola, nota anche come smart-agricolture o precision-farming, contribuisce anche alla riduzione dei combustibili fossili. Ma resettare le attività industriali, affidare alla intelligenza artificiale la interdipendenza dei cicli di produzione secondo criteri eco-sostenibili sono tutte procedure che generano costi e quindi portano a sovvertire anche le tradizionali attitudini di investimento della finanza.
E’ questa la quinta ed ultima priorità segnalata dallo studio del WEF. Nei prossimi 15 anni le attività, le tecnologie ed i comportamenti necessari a difendere l’ambiente richiederanno investimenti per circa 90 trilioni di dollari. Come finanziarli? Per esempio, incoraggiando la emissione di prestiti obbligazionari “verdi” o collegati ad iniziative eco-compatibili. Le opportunità non mancano. La Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo-BIRS tramite la sua finanziaria International Finance Corporation-IFC ha stimato che l’accordo sul clima raggiunto a Parigi nel 2015 porterà a investimenti eco-sostenibili per un totale di 23 trilioni di dollari entro i prossimi dieci anni già solo nei paesi in via di sviluppo. In definitiva, tutti sono chiamati a sensibilizzarsi alle priorità ambientali e quindi a riconsiderare la impostazione della società, in ogni suo aspetto: dal produttore al consumatore. A coordinare le iniziative dei governi mondiali c’è la Alleanza per gli Investimenti in Sviluppo Sostenibile (“Sustainable Development Investment Partnership-SDIP”), piattaforma intergovernativa promossa dalle Nazioni Unite e supportata e dall’ Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) in partenariato con il World Economic Forum (WEF), per coordinare a livello mondiale i finanziamenti degli enti pubblici e privati per l’incremento di infrastrutture eco-compatibili a beneficio delle condizioni di vita delle popolazioni in particolare nei paesi in via di sviluppo. Perché la tutela dell’ambiente non è solo una priorità temporale, o limitata da confini geografici. Ma rimane una necessità, oggi ancor più che in passato, di cui a beneficiare sono tutti gli abitanti di questo pianeta.
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