Federico Rampini, scrittore e notissimo corrispondente del quotidiano La Repubblica da New York, ha presentato il suo nuovo libro “Le linee rosse. Uomini, Confini, Imperi: le carte geografiche che raccontano il mondo in cui viviamo” (Milano, Mondadori) davanti alle tante persone che hanno affollato l’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco. Dopo una introduzione del Console Generale Lorenzo Ortona, Rampini ha iniziato ad illustrare il suo nuovo ed originale libro. Un’opera alla quale ha lavorato per tanti anni, un’idea davvero interessante, che si basa sul fatto che tracciando delle linee rosse sulle mappe geografiche e storiche possiamo capire meglio in che direzione stiamo andando. Studiando il passato e le mappe di imperi e civiltà possiamo capire da dove veniamo, dove ritorneremo, dove siamo arrivati.
Rampini inizia con il dirci che, ad esempio, se qualche anno fa gli avessero detto che il comico Beppe Grillo, suo conterraneo genovese, un giorno sarebbe stato capace di cambiare la faccia all’Italia, non ci avrebbe mai creduto. Come non avrebbe mai creduto che la Russia potesse avere un nuovo zar: Putin. Sarebbe anche caduto dalla sedia se gli avessero detto che Trump sarebbe un giorno diventato Presidente degli Stati Uniti. Sarebbe inoltre rimasto basito alla notizia del nuovo Imperatore della Cina, Xi Jinping, che ha eliminato ogni limite temporale al suo mandato. In fondo assistiamo sempre a corsi e ricorsi storici, come disse Benedetto Croce. Nel 1957 l’Europa era composta da soli sei paesi. Ora siamo molti di più, ma l’Europa sta vivendo un momento di grande divisione. Le basi militari americane nel mondo corrispondono quasi perfettamente a quello che era un tempo l’estesissimo impero britannico. Gli Stati Uniti hanno preso in mano l’eredita’ inglese senza alcuna guerra, da decenni possiedono non solo il potere militare, ma anche il cosiddetto “soft power”, cioè incarnano un sogno, un ideale, l’ American dream. Ma le civilità e gli imperi in espansione costruiscono strade e ponti, quelle in declino costruiscono muri. E qui il pensiero va a Trump. Gli Stati Uniti sono quindi un “impero” in declino? Ci sarà qualcun altro che potrà sostituirli? Molti pensano che la Cina sarà il nuovo leader mondiale. Quella grande, immensa Cina che sta crescendo tantissimo, la Cina che sta costruendo ferrovie, strade, infrastrutture, che si espande in Africa, investendo in miniere e terreni, che ha comprato persino il Pireo, il porto di Atene, che è lì dai tempi dell’antica Grecia. Ci domandiamo però una cosa: la Cina possiede anche il soft power? Incarna un sogno? E più che altro, quali valori diffonde? Un paese dove la censura è fortissima, dove lo stato controlla internet e Google è bandito, può diventare un paese desiderabile?
Rampini fa molti excursus storici, dal Sacro Romano Impero all’impero Tedesco e alla moderna Russia, che sta sempre piu’ tornando ad essere la vecchia URSS. Ghandi, l’India e il Pakistan, patria degli intergralisti islamici, la straordinaria crescita del sud est asiatico dal 1961 ad oggi, paesi che sono passati dalla fame alla recente ricchezza, ma a che prezzo? Ci sono diritti civili? Pensiamo ad Aung Saan Sui Kyi o Rodrigo Duarte, una accetta persecuzioni religiose condotte da militari, l’altro reprime ogni protesta. In Europa iniziano a ricomparire le linee rosse dei confini nazionali. Schengen ci ha dato la libera circolazione in Europa, offrendoci territori ampi dove poter viaggiare e lavorare, ma adesso sempre piu’ nazioni stanno mettendo tanti paletti ai loro confini. Ci stiamo chiudendo nuovamente. Nella cartina geopolitica del 1966 si vede come le democrazie nel mondo erano relativamente poche. Nel 1993 la cartina cambia drasticamente, la democrazia è il sistema più diffuso. A poco a poco vediamo come le democrazie “finte”, come quella turca o russa, stiano diventando sempre più numerose. Stiamo molto attenti, ciò che riteniamo scontato invece non lo è affatto. Il ibro di Rampini fa pensare, un po’ spaventa, un po’ provoca. Meditate gente, meditate.
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