Hai sempre detto: “La stupidità umana è grande”.
Ogni giorno, ogni ora, troviamo
purtroppo conferme
che non vengono mai smentite.
In realtà ciascuno vive nel suo bozzolo,
fatto di privilegi, vizi, consumi
spesso piccoli e inutili –
frutto inconsapevole di egoismi,
conquiste di status,
di finte gabbie dorate che competono,
stupidamente con altre gabbie di cristalli,
di falsi diamanti, d’argento, di oro puro o placcati.
E’ la grande maggioranza di stupidi doc,
inseguono miti e falsi traguardi
di poltrone scintillanti,
di abiti e residenze milionarie,
di auto lussureggianti, con autisti in livrea,
e, sulle scale, di misteriose e favolose ville,
graziose cameriere con merletti
e sorrisi ammiccanti.
Il mondo della stupidità
è sempre più grande, conquista ogni giorno
spazi più ampi, ovunque.
E gli altri? Condannati a subire.
Con scarse possibilità di vincere.
E di privilegi, vizi, consumi inutili, di stupidità, ma soprattutto di corruzione e perdita delle libertà, laddove chi è libero viene considerato solo un ‘piantagrane’ e non una risorsa e deve essere ‘eliminato’, parla Fuori dal Coro (da cui è tratta questa poesia), del giornalista Aldo Forbice.
Al libro (edito da Dario Flaccovio Editore), è stato assegnato il Premio “Amerigo delle Quattro libertà 2017″. La Giuria del The Amerigo Four Freedos Award ha attribuito il riconoscimento all’unanimità, dopo aver esaminato numerose opere di narrativa. La cerimonia di premiazione avrà luogo a Napoli, il 29 novembre, alla presenza dei massimi rappresentanti delle istituzioni degli Stati Uniti d’America presenti in Italia.
Il Premio letterario delle “Quattro libertà” è sponsorizzato dall’Ambasciata Usa in Italia ed è organizzato in gemellaggio dal Chapter di Amerigo di Firenze e di Napoli.
A partire dai linguaggi utilizzati Fuori dal coro è assolutamente Fuori dal coro, perché Aldo Forbice riesce a fondere in maniera originale vari generi, la poesia (nella sua funzione catartico – sociale), la narrativa e la saggistica, con l’effetto e l’obiettivo di rendere più forte e incisiva la denuncia, perché il presente ha urgente bisogno di tutti i linguaggi possibili per ‘ liberarsi’.
Ma di cosa? Dell’assoluta mancanza di libertà e giustizia.
La fantasia, che ben si articola in una trama che tiene il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina (il protagonista cerca di risolvere un giallo, quello del suicidio di Sofia Chiti, una ascoltatrice della sua trasmissione radiofonica “La Ribalda”), sposa con naturalezza la realtà che, chiara, emerge dal racconto. Sì, perché Forbice, proprio come Max Ferrari, ha condotto per vent’anni una trasmissione radiofonica di successo (Zapping) , come Max è considerato un giornalista scomodo, non allineato, controcorrente e, proprio come Max, viene realmente ‘cancellato’ dai palinsesti di quella che nel libro chiama La Grande Azienda Televisiva (facilmente riconducibile a mamma Rai) senza troppi scrupoli, solo per aver (dopo le tante campagne umanitarie lanciate a livello internazionale ) promosso una campagna contro “gli sprechi della politica italiana”.
La sua sostituzione, nel 2002, da parte della Rai, con Giancarlo Loquenzi, non a caso provocò una lettera di protesta di 32 direttori di testata, opinionisti e docenti universitari. «Siamo sicuri che Aldo Forbice, che per anni è andato benone in Rai, sia alla destra sia alla sinistra, non paghi oggi l’aver condotto una battaglia dura e spigolosa sui costi della politica e sul dimezzamento dei parlamentari che ha raccolto oltre mezzo milione di firme?».
Nel libro peraltro si legge: “La campagna sui costi della politica, che aveva registrato un grande successo, si stava rilevando un boomerang per Max e la sua trasmissione, politici, uomini di partito e delle istituzioni dei più diversi colori, non avevano esitato in più occasioni ad esprimere il loro dissenso, perché “un programma radiofonico non si deve occupare di sprechi, spese pazze della politica: questo nuoce alle istituzioni, alimenta il qualunquismo e incrementa pericolosamente la sfiducia nei partiti politici e nelle stesse istituzioni repubblicane”.
Sia Max che Forbice però avrebbero, di fatto, solo risposto ai ‘loro ascoltatori’, alle lamentele sempre più critiche, critiche sui costi dei parlamentari, dei consiglieri regionali e provinciali, delle indennità, vitalizi…
Insomma, una campagna che avrebbe dovuto semmai sostenere un ‘servizio pubblico’, in quanto tale; sia nella storia virtuale di Max, che nella vita reale di Forbice, l’iniziativa partirà dalle stesse, oneste, motivazioni, ed avrà analoghe conseguenze ed esiti disastrosi.
Sembra proprio che con questo libro il giornalista si sia voluto togliere un sassolino dalla scarpa, ma in realtà non è così (non si percepisce alcuna acredine), la sua vicenda professionale assume un significato universale e rispecchia la realtà dei nostri tempi. Una società (riprendendo le parole di Alda Merini, a cui Max chiede di scrivere una poesia per la sua trasmissione, sull’amore e i diritti umani ) fatta di affaristi senza poesia, maldicenti, fanatici, maleducati e corrotti, in cui qualsiasi uomo (dice invece Max) che abbia una sua voce, viene abbandonato anche da coloro che credeva essere amici, stritolato come un piccolo individuo alle prese con una gigantesca macchina – la società, fatta di ingranaggi, terminali misteriosi e con una infinità di tasti multicolori, una spaventosa società multimediale che risponde solo agli ordini di irraggiungibili e insensibili robot, gli gnomi misteriosi dell’epoca moderna.
In una realtà di questo tipo non vince la professionalità, il lavoro è legato solo a raccomandazioni, l’input deve venire dall’alto, da un consigliere, un ministro, una forte spinta del sindacato dei giornalisti, addirittura del Vaticano. E per chi è ‘solo bravo’ non esiste garanzia di riconferma contrattuale, dunque perché impegnarsi? Nella stessa redazione di Max il disinteresse, l’apatia, l’assenza di motivazione, crescono, sono palpabili.
Analoga dissolutezza si respira tra le mura domestiche, la storia di Sofia (che non anticipiamo, per non rovinare la suspence di un giallo davvero coinvolgente) ne è chiara rappresentazione, la sensazione è di piombare in un ambiente moraviano, dove dominano vizi, indifferenza, affarismo.
Un libro assolutamente coraggioso, il quadro che ne esce fuori è allarmante, sia a livello nazionale che mondiale.
Dopo aver elencato e ricordato le numerose battaglie umanitarie lanciate e vinte grazie a “La ribalta” (il cui elenco però ci riporta a Zapping, chi non ricorda la sua mobilitazione per le due donne nigeriane Amina e Safiya, e la campagna contro l’Iran di Ahmadinejad e tante, tante altre ancora) Ferrari, parlando con alcuni giovani (cui non è permesso di salvare il nostro futuro), li intrattiene in quella che diventa una vera e propria lezione sulle violazioni dei diritti umani.

Il giornalista spiega loro come, a oltre 65 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, i Paesi del Mondo registrino un bilancio tutt’altro che positivo, restrizioni della libertà interessano ben 89 Nazioni, torture e maltrattamenti sono all’ordine del giorno, esecuzioni senza processi (addirittura per reati economici e stregoneria), stupri, assassini, pulizie etniche, mentre la povertà appare essere ancora la nostra più grande vergogna con novecentomila persone che patiscono la fame, circa metà della popolazione mondiale non ha di che alimentarsi. Forbice (Max) punta il dito contro tutti, il palazzo di vetro, le agenzie Onu, non risparmia frecciate pesanti (parlando di nepotismo, irresponsabilità politica e corruzione) a personaggi come Kofi Annan e Ban-ki-Moon, mentre le Ong, per la maggioranza dei casi condizionate da forze politiche, si muoverebbero solo per raccogliere fondi e cercare visibilità mediatica.
Insomma, dalle lobby politiche nazionali a quelle internazionali, sarebbero tutti intenti (trincerandosi dietro l’alibi della difesa di principi nobili) nel cercare di privilegiare esclusivamente i propri interessi di partito, corporativi, di lobby, ristrette aree professionali, o semplici tornaconti personali.
Non bastano leggi, convenzioni, trattati, le raccomandazioni dell’Onu e dei partiti sovranazionali, come quello europeo. Neanche i controlli, le indagini, le ispezioni di organizzazioni internazionali.
Talvolta, ci dice Max, indicandoci una possibile via d’uscita, si rivelano più efficaci azioni di testardi cacciatori di teste, di singoli individui con una volontà tetragona. Prendendo ad esempio l’avvocato Reed Brody, che ha impiegato trent’anni per inchiodare alla sbarra dittatori terribili come Pinochet.
E’ forse un sano individualismo che potrà salvarci? Solo se l’essere Fuori dal Coro sarà accompagnato da una consapevolezza e moralità, se Max ha un consiglio da dare ai giovani è di acquisire una profonda conoscenza del mondo e insieme di impegnarsi comunque tra le fila di un partito e questo nonostante tutto, o meglio, nonostante la classe politica esistente.
Max (Aldo Forbice) spiega a un giovane ascoltatore che il qualunquismo si combatte con l’impegno, portando però metodi e idee nuove, un rinnovamento. Non vi sono certo alternative alle forze politiche, a meno che non si voglia scegliere la strada della dittatura.
C’è una frase che potrebbe chiudere, così come apre, questo libro ‘amaro’ e ‘coraggioso’:
“Sempre più quando ci confrontiamo con il mondo degli uomini, l’unica reazione è quella dell’individualismo. L’uomo ha i propri scopi e qualsiasi cosa si cerchi di fare per il bene comune è destinata al fallimento” – Albert Camus.
Una frase che ci riporta alla dichiarazione, criticabile ma realistica, di Gianfranco Fini. Nel libro Fini rivolgendosi a Max Ferrari, dice: “Lei è sicuramente in buona fede, questa iniziativa è per certi aspetti anche positiva, ma dobbiamo renderci conto che è impossibile ottenere dai gruppi parlamentari (tutti, di destra e di sinistra) alcun consenso per ridurre sensibilmente i costi delle istituzioni”…
E questa non è un’altra storia, questa è ancora…la nostra storia!