Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Libri
March 22, 2015
in
Libri
March 22, 2015
0

Immigrazione: dalla considerazione all’assimilazione

Marco PontonibyMarco Pontoni
Una manifestazione di immigrati a Los Angeles, USA

Una manifestazione di immigrati a Los Angeles, USA

Time: 6 mins read

 

“La capacità di aiutare gli immigrati e i loro figli ad assimilare le norme della nuova società varia da un paese all’altro. L’America è tra i paesi che vi riescono meglio. I bambini che crescono in America quasi inevitabilmente assimilano i valori americani. Ben diversa è la situazione in Europa. I fatti dimostrano sempre più spesso che accade esattamente il contrario: i figli degli immigrati sono più restii dei loro genitori ad abbracciare la cultura nazionale”.

Questa citazione, dal libro Exodus. I tabù dell’immigrazione, di Paul Collier, docente ad Oxford, già direttore di ricerca alla Banca Mondiale e consulente del governo di Tony Blair, uscito negli USA (col titolo Exodus: How Migration is Changing Our World) e in UK nel 2013 e appena tradotto in Italia, sintetizza piuttosto bene il pensiero dell’autore.

Potremmo definirlo un libro “assimilazionista” sull’immigrazione, che prende le distanze sia dalla chiusura e dal razzismo manifestato dalle destre europee, sia dal “mondialismo” di certa sinistra, per la quale, sulla scorta delle dottrine illuministe, siamo tutti cittadini del mondo e quello che conta è che tutti ci riconosciamo in alcuni valori universali, a prescindere dalla nazionalità e dalla cultura di riferimento (il modello “villaggio globale” condiviso in Inghilterra da Gordon Brown).

Paul

Paul Collier, già direttore di ricerca alla Banca Mondiale e consulente del governo Blair

Collier, anzi, da buon inglese, immagino, crede nella comunità e nella nazione: lo fa da posizioni riformiste, sottolineando come chi ignora questi dati di realtà si metta in fondo dalla stessa parte dei liberisti estremi. È stata Margaret Tatcher, ricorda, a dire che la società non esiste, che esistono solo gli individui.

L’immigrazione, in quest’ottica, presenta sì dei vantaggi – dalla varietà e dal rimescolamento di solito gli organismi ne escono rafforzati – ma anche dei rischi. Innanzitutto sul piano economico, troppi immigrati equivalgono a troppa gente in cerca di un lavoro e quindi, specie se il mercato è saturo, a salari più bassi anche per gli autoctoni (ovvero, lotta fra poveri). Ma il rischio maggiore consisterebbe nell’appannamento dell’identità nazionale, del senso di appartenenza ad una comunità costituita da persone che si assomigliano, che condividono lingua, valori di riferimento, aspirazioni. 

Perché il senso di appartenenza è importante? Collier da a questa domanda una risposta riformista: a prescindere dal fatto che esso possa rappresentare un valore in sé, è necessario per avere uno stato sociale degno di questo nome. Lo stato sociale, il welfare state, si sostiene con il contributo di tutti i cittadini (materiale e morale). E i cittadini saranno tanto più disposti a pagare le tasse, a fare dei sacrifici per la collettività, ad accettare politiche redistributive della ricchezza, persino a dedicare parte del loro tempo al volontariato, quanto più sentiranno di farlo per qualcosa che è anche loro, qualcosa a cui appartengono e a cui si sentono legati. Qui il pensiero corre all’Italia dell’evasione fiscale, della corruzione, delle raccomandazioni, l’Italia del cosiddetto familismo amorale, caratterizzata da un bassissimo senso delle istituzioni e da una labile coscienza nazionale (tranne quando si parla di calcio). Un’Italia dove ognuno è convinto di doversi arrangiare da sé, cercando scorciatoie “perché tanto fanno tutti così e i politici sono i peggiori di tutti”. Un’Italia che assomiglia pericolosamente alla Nigeria raccontata da Collier, che è anche un esperto di economie africane. Un paese “coinvolgente e vivace (…) ma i nigeriani mancano totalmente di fiducia gli uni negli altri. L’opportunismo è il frutto di decenni, forse secoli, durante i quali fidarsi sarebbe stato un atto di eroismo”. 

libroIndividualismo e opportunismo, comunque, non sono solo nemici del welfare state ma anche del benessere e della prosperità della nazione tout court. A differenza dei neoliberisti spinti –  lo ripetiamo perché questo è il cuore dell’analisi – Collier ritiene infatti che in un’economia moderna “il benessere aumenta notevolmente in funzione di quella che potremmo chiamare mutua considerazione”. Al tempo stesso, in una società ricca la mutua considerazione si estende oltre i confini del clan, dell’etnia o della comunità locale, fino ad abbracciare tutti i “cittadini”. 

Ma le migrazioni mettono in crisi l’idea di cittadinanza. Affinché, con il loro effetto disgregatore, non abbattano il tasso di mutua considerazione presente nelle società di accoglienza, spingendo ciascuno a chiudersi in difesa e a pensare solo a se stesso, sarebbero necessarie due cose: controllare le dimensioni del fenomeno – Collier dice no alla mobilità assoluta, anche perché uno dei risultati paradossali che essa potrebbe produrre è lo svuotamento dei paesi di origine – e soprattutto far sì che gli immigrati si adeguino rapidamente alle norme di fiducia del paese ospitante, abbracciandone i valori, gli stili di vita e i modelli di comportamento. 

In altre parole le ricette, se così possiamo chiamarle, sono il controllo dei flussi (ogni paese deve chiedersi, secondo l’autore, qual è il “giusto grado di diversità sociale” che è in grado di sopportare) e poi lo sviluppo di politiche che prevengano la creazione di comunità di immigrati chiuse, che conservano la cultura del paese di provenienza e non si assimilano agli autoctoni (quindi gli autoctoni devono aprire le loro organizzazioni agli immigrati e gli immigrati imparare la lingua del paese che li accoglie e non rimanere tra loro).

Ho riassunto in maniera per forza di cose un po’ brutale questo libro denso e complesso, ma anche di facile lettura per il suo approccio interdisciplinare, un libro che Robert Putnam (non ha caso l’inventore della definizione familismo amorale) ha definito “lettura imprescindibile indipendentemente dalle proprie convinzioni”.

Tante cose si potrebbero osservare: ad esempio che l’autore forse sottostima il valore delle comunità che si collocano ad un livello inferiore rispetto a quello della nazione (le regioni, ad esempio, o le municipalità) e così facendo forse esprime un giudizio troppo duro anche nei confronti dell’Africa e delle sue culture (difficile si sviluppi il senso di appartenenza ad una nazione, che esso prenda il posto della fedeltà all’etnia, in paesi i cui confini sono stati tracciati col righello in Europa, quasi un secolo e mezzo fa). Si potrebbe anche osservare che idealizza troppo il capitale di mutua considerazione presente nelle società occidentali: la stessa America, ad esempio, non presenta agli occhi di un europeo alti livelli di mutua considerazione, se guardiamo a quanta fatica hanno fatto i democratici per cercare di estendere almeno in parte l’assistenza sanitaria a quei milioni di americani che ne erano sprovvisti, tutti o quasi appartenenti ai ceti più bassi. Potremmo aggiungere ancora che i valori della solidarietà, del mutuo aiuto, della ricerca del benessere collettivo, non necessariamente vengono meno a causa delle migrazioni, anzi, forse in certi contesti si sono addirittura rafforzati, mentre prima il benessere li aveva un po’ spenti (quante organizzazioni del privato-sociale oggi si dedicano all’accoglienza dei migranti o alla cooperazione allo sviluppo?). Infine, potremmo dire schiettamente che non è facile per nessuno né tantomeno moralmente giustificabile ributtare a mare chi fugge da guerre come quella siriana o somala o da dittature come quella Eritrea: l’Italia ne sa qualcosa.

Tuttavia il volume rimane una lettura importante, in particolare, credo, per chi liquida con troppa leggerezza il problema dell’impatto delle migrazioni sulle comunità ospitanti e la loro identità. Troppa identità può portare al conformismo, al totalitarismo e anche all’orrore – lo abbiamo visto nelle guerre balcaniche – ma poca o nessuna identità (parliamo ovviamente di identità collettive, ovvero di quell’insieme di lingua, leggi, tradizioni, valori e aspirazioni che tiene insieme le società e le nazioni) può portare alla disgregazione, al conflitto sociale perenne, al cupo orizzonte hobbesiano dove i più forti prosperano comunque  e gli altri soffrono, che siano immigrati o autoctoni.

 


Paul Collier, Exodus. I tabù dell’immigrazione, Laterza, gennaio 2015.

In inglese, edizione UK: Paul Collier, Exodus. Immigration and Multiculturalism in the 21th Century, Oxford University Press, 2013; edizione USA: Exodus. How Migration is Changing Our World,  Oxford University Press, 2013.

 

Share on FacebookShare on Twitter
Marco Pontoni

Marco Pontoni

Sono nato in Sudtirolo 50 anni fa, terra di confine, un po' italiana e un po' tedesca. Faccio il giornalista e ho sempre avuto un feeling per la narrazione. Ho realizzato video e reportages sulla cooperazione allo sviluppo in varie parti del mondo. Finalista al Premio Calvino, ho pubblicato il romanzo Music Box e, con lo pesudonimo di Henry J. Ginsberg, la raccolta di racconti Vengo via con te, tradotta negli USA dalla Lighthouse di NYC con il titolo Run Away With Me. Ho da sempre una sconfinata passione per gli autori americani, Lou Reed, l'Africa, la fotografia, i viaggi e camminare.

DELLO STESSO AUTORE

Il paradosso Salvini e dei suoi “squadristi patridioti”: un pericolo per la democrazia

Come siamo arrivati al politico Salvini uno di noi, il declino che ben ci rappresenta

byMarco Pontoni
We Shall Not Be Moved. Un libro e 4 CD per raccontare l’America che resiste

We Shall Not Be Moved. Un libro e 4 CD per raccontare l’America che resiste

byMarco Pontoni

A PROPOSITO DI...

Tags: assimilazionecollettivitàimmigratiimmigrazionesenso civicosocietàsocietà occidentialisocietà umana
Previous Post

Vacanze a Cuba – La fine del viaggio

Next Post

I quattro scenari della politica siciliana tra Pd, Lega, grillini e partito dei sindaci

DELLO STESSO AUTORE

Ritorno a Fascaray: un libro sull’identità, un affresco scozzese

Ritorno a Fascaray: un libro sull’identità, un affresco scozzese

byMarco Pontoni
Franco Battiato alla Highline Balloroom, New York. Foto: Tomas Fanutza

Quando Franco Battiato annunciò “L’era del Cinghiale Bianco” postmoderno

byMarco Pontoni

Latest News

Roland Garros, Musetti vince su Rune e vola ai quarti di finale

Roland Garros, Musetti vince su Rune e vola ai quarti di finale

byMassimo Cutò
Casa Italiana NYU conclude la stagione con il cinema di Open Roads

Casa Italiana NYU conclude la stagione con il cinema di Open Roads

byFederica Farina

New York

Ritorna il Covid? La curva sale: serve un ultimo sforzo per uscire dal tunnel

New COVID Variant Detected in NYC Amid Concerns Over Vaccine Access

byAmelia Tricante
Travolti nel sonno da un camion dei rifiuti: un morto e un ferito a Long Island

Travolti nel sonno da un camion dei rifiuti: un morto e un ferito a Long Island

byCristiano Palladino

Italiany

Italy on Madison, la facciata della sede dell’Italian Trade Agency trasformata per tre giorni in una casa italiana.

Erica Di Giovancarlo (ITA): “Italian lifestyle è un modo di vivere”

byMonica Straniero
Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

byAndrea Zaghi
Next Post

Agrigento, alle primarie di centrosinistra vince l’azzurro Silvio Alessi

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro   |   Founded by Stefano Vaccara

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli
—
English Editor: Grace Russo Bullaro
—
Founded by Stefano Vaccara

  • New York
    • Eventi a New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025 — La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025
La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017

Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • Video
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?