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March 8, 2015
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L’arte vittoriana di Julia Margaret Cameron raccontata da Virginia Woolf

Marco PontonibyMarco Pontoni
Due ritratti di Julia Margaret Cameron. A sinistra: A Study of the Cenci, 1868. A destra: Julia Stephen

Due ritratti di Julia Margaret Cameron. A sinistra: A Study of the Cenci, 1868. A destra: Julia Stephen

Time: 5 mins read

 

I contemporanei l'apprezzavano ma al tempo stesso la temevano, pensavano che fotografasse "come una pazza" e che non fosse padrona della tecnica. Oggi Julia Margaret Cameron (1815-1875) è considerata la prima donna fotografa della storia, oltre che una delle ritrattiste più famose di tutti i tempi. Destino delle personalità geniali, sempre avanti, sempre stupefacenti. A Margaret Cameron si devono scatti celebri,  come quelli che ritraggono il poeta Robert Browning o il grande naturalista e padre della teoria dell'evoluzione Charles Darwin, ma anche studi profondamente influenzati dall'estetica preraffaellita, "quadri viventi" divenuti, grazie alla sua arte, lastre fotografiche.

In Italia la Elliot di Roma ha appena pubblicato Fotografie vittoriane di uomini famosi e donne affascinanti, riproduzione fedele dell'originale uscito per la Hogarth Press nel 1926, con un'introduzione di Virginia Woolf – di cui la fotografa ritrasse più volte la madre, Mrs. Herbert Duckworth, "Leslie Stephen" – e un'analisi di Roger Fry. Splendida occasione, questa, per riscoprire una personalità d'eccezione ma anche un'epoca, quella Vittoriana, ed il suo così peculiare contesto culturale. Esplorazione tanto più interessante avendo per guida una scrittrice come Virginia Woolf. 

Julia Margaret Cameron, Mrs Herbert Duckworth

Julia Margaret Cameron, Mrs Herbert Duckworth, 1867

Margaret Cameron era nata a Calcutta. Del padre, James Pattle, l'autrice di To the Lighthouse ci offre un gustoso ritratto: "(…) gentiluomo dalla spiccata, per quanto dubbia, reputazione, il quale, dopo aver vissuto in modo dissoluto e essersi guadagnato il titolo di 'peggior bugiardo di tutta l'India', si sbronzò fino alla morte e finì per essere riconsegnato alla vedova in un barile di rum". Ordinario destino di tanti coloniali…

Margaret comunque lasciò presto l'India per la Gran Bretagna e per la Francia, patria della madre, figlia di un cavaliere che aveva fatto parte della corte di Maria Antonietta a Versailles e che aveva scampato per un pelo la ghigliottina. Se Margaret ereditò dal padre "parte della sua indomabile vitalità", dalla madre prese "l'amore per il bello e l'avversione per le fredde e formali convenzioni della società inglese". 

Ciò che pare assodato è che, sia lei che le sei sorelle Pattle, fossero tutte dotate di un carattere fuori dal comune. La bellezza di una di esse, la più giovane, Virginia, venne decantata persino dallo scrittore William Makepeace Thackeray. Margaret non era altrettanto bella: ma aveva talento, ed era "due volte più generosa della più generosa fra le sue sorelle, e due volte più impulsiva della più impulsiva", scrisse un altro testimone dell'epoca, il pittore e sculture G.F. Watts. 

Rose Bud Garden of Girls, 1968, Getty Museum

Julia Margaret Cameron, Rosebud Garden of Girls, 1968, Getty Museum

Nonostante ciò, la scoperta della fotografia avvenne molto tardi, anche secondo i canoni odierni, sulla soglia dei 50 anni. Prima ci fu il ritorno in India e il matrimonio con un solido giurista, più vecchio di lei di 20 anni, Charles Cameron. La sua seconda esistenza in Oriente pare sia stata costellata da stravaganze ed eccentricità, non disgiunte dalla ricerca di un modulo espressivo adatto ad esprimere il suo temperamento artistico. Dapprincipio sembrò essere la letteratura, un'ambizione, secondo Woolf, seppellita dalla sciagurata abitudine dell'epoca di scrivere troppe lettere (al drammaturgo Henry Taylor pare che Margaret ne scrivesse una al giorno. Del resto, non c'era ancora What's App).

Nel 1860, dopo essere rientrata in Inghilterra e avere vissuto per un periodo a Londra, la famiglia Cameron decise di acquistare una proprietà nell'Isola di Wight, Dimbola Lodge, a Freshwater Bay, che divenne nel tempo un vero e proprio cenacolo artistico, dal quale ogni forma di conformismo (e anche di tranquillità, come osservò qualche ospite) era bandita. La passione di Margaret per la fotografia nacque lì, nel 1863, quando ricevette in regalo una fotocamera. 

Darwin

Julia Margaret Cameron, Charles Darwin, 1868

L'attività fotografica la conquistò letteralmente – assieme al metodo con il collodio umido, inventato nel 1852 – indirizzandola soprattutto al ritratto e alla rappresentazione allegorica di racconti e romanzi, con un approccio non dissimile da quello di un pittore, che pone particolare attenzione all'allestimento della scena e ai modelli che poi ritrarrà su tela. Trasformò per i suoi scopi il deposito del carbone in camera oscura, e chiese a chiunque, domestici, abitanti dell'isola, marinai, ma anche aristocratici e artisti famosi, di posare, a volte per ore. L'intransigenza e la vulcanicità che avevano caratterizzato la sua esistenza mondana – mai ostacolate da un marito che di suo era invece più incline ad una vita ritirata – furono tali anche nell'arte. 

Gli ultimi anni Julia Margaret Cameron li trascorse di nuovo in Oriente, a Ceylon, oggi Sri Lanka, dove Charles aveva una proprietà. Il breve scritto di Virginia Woolf si conclude con un'immagine felice: "(…) distesa davanti a un'enorme finestra aperta, Msr. Cameron vide le stelle che brillavano nel cielo, sussurrò un'unica parola, 'Bellissimo', e spirò".

Al centro dell'estetica di Margaret Cameron vi era  l'idealizzazione dei soggetti. Le donne davanti alla macchina fotografica diventavano ninfe, dee, personaggi della mitologia o del mondo letterario, e in parte questa attitudine si trasferiva anche ai ritratti più fedeli e "diretti", alcuni dei quali famosissimi.  

In quegli anni la fotografia aveva conosciuto un vero e proprio boom. "Dubito – scrive Roger Frey – che altri periodi storici siano stati documentati come è accaduto negli anni Sessanta e Settanta del XIX secolo in Inghilterra"; da  Margaret Cameron, ovviamente, ma anche da altri fotografi che stavano esplorando con passione questo universo, in una stagione appena precedente all'avvento del cinema.  

libroEra, quella Vittoriana, un'epoca di forte individualismo e di amore per il Bello, e nonostante le critiche, Margaret poté comunque coltivare il suo talento non solo o non tanto di fotografa – sarebbe riduttivo definirla così pur essendo lei una delle prime donne se non la prima a cimentarsi con successo con la macchina fotografica – ma di vera e propria artista ,  ricevendo l'ammirazione di personalità del calibro di un Tennyson, uno dei più famosi poeti inglesi dell'800, che le commissionò anche dei lavori.  In quanto alla tecnica, la usò come la usano tutti i grandi; solo per quello che le conveniva e – in particolare con il suo leggendario "fuori fuoco" –  anche infischiandosene delle regole. 

 

Julia Margaret Cameron – Fotografie vittoriane di uomini famosi e donne affascinanti a cura di Virginia Woolf e Roger Fry, Elliot, Roma, dicembre 2014.

Titolo originale: Victorian Photographs of Famous Men and Fair Women, Hogarth Press, 1926.

 

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Marco Pontoni

Marco Pontoni

Sono nato in Sudtirolo 50 anni fa, terra di confine, un po' italiana e un po' tedesca. Faccio il giornalista e ho sempre avuto un feeling per la narrazione. Ho realizzato video e reportages sulla cooperazione allo sviluppo in varie parti del mondo. Finalista al Premio Calvino, ho pubblicato il romanzo Music Box e, con lo pesudonimo di Henry J. Ginsberg, la raccolta di racconti Vengo via con te, tradotta negli USA dalla Lighthouse di NYC con il titolo Run Away With Me. Ho da sempre una sconfinata passione per gli autori americani, Lou Reed, l'Africa, la fotografia, i viaggi e camminare.

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