Le donne della Resistenza hanno giocato un ruolo chiave nell’opposizione all’avanzata fascista, ruolo spesso misconosciuto dai libri di storia che ignorano il coraggio e l’intraprendenza di quelle donne.
Ada Gobetti visse in quegli anni attivamente, contribuendo non solo nella lotta, ma anche con la propria testimonianza lasciata su carta a memoria futura. Di quelle note scarabocchiate in linguaggio criptico, Benedetto Croce incoraggiò la Gobetti a fare un libro, pubblicato inizialmente da Einaudi e vincitore del Premio Prato dedicato ai lavori sulla Resistenza. All’Istituto italiano di Cultura a New York, il 29 Ottobre, è stata presentata la traduzione in inglese del libro A Partisan Diary. A Woman's Life in the Italian Resistance, curata da Jomarie Alano e che ha il vanto di esser stata pubblicata dalla Oxford University Press. Dalla presa di Torino da parte dei tedeschi nel settembre del 1943 fino alla sua liberazione nel ‘45, Ada Gobetti ha registrato sul suo diario, quasi giornalmente, le emozioni, gli accadimenti, le reazioni a quel periodo inesaurbilmente ricco di spunti di riflessione su quanto realmente accaduto.
Ne ha letto alcuni brani Jomarie Alano, che ha spiegato quanto difficile sia stata questa accorata traduzione, per un cantiere editoriale durato 10 anni: “Come si può tradurre l’espressione ‘i giorni della merla’ senza spiegarne la provenienza? E’ stato un lavoro difficile per la delicatezza dei termini impiegati dalla Gobetti e la necessità di far passare il suo messaggio anche in inglese”. Il ruolo delle donne durante la Resistenza non prevedeva esclusivamente l’uso delle armi, ma altrettanto indispensabile era l’opera di ristoro e di organizzazione pratica che era dietro i combattimenti. “Quando Berlusconi ha affermato che il fascismo non ha mai ucciso nessuno forse ha saltato qualche pezzo di storia” ha dichiarato Stanislao Pugliese, professore di Storia Moderna Europea presso la Hofstra University, che ha sottolineato a più riprese quale ruolo fondamentale fosse giocato dalle donne e dal Partito d’Azione, cui appartenevano importanti personalità dell’epoca come Primo Levi, prima di essere spedito ad Auschwitz.
Torino in quei tempi rappresentava un universo a sé che, per mancanza di comunicazione e di trasporti, era distante anni luce, e non solo geograficamente, da Firenze o da Roma. Torino nutriva una propria identità, un proprio risveglio culturale e organizzativo che l’ha portata ad un’ardua opposizione al nazi-fascismo. “La Resistenza è un modello di moralità complessa, da opporre al fascismo come biografia di un popolo incapace di abbracciare il dubbio”, ha egregiamente riassunto Pugliese.