Anche se Bob Marley non c’è più ad asciugare le lacrime delle donne, oggi esiste un network universale pronto a difenderne i diritti e a dire basta a soprusi e violenze. Le iniziative, nel corso degli anni, sono state tantissime in tutto il mondo e finalmente, anche se da poco, il femminicidio ha iniziato a essere un fenomeno riconosciuto a livello internazionale, nonostante per Word il termine ancora non esista.

Un angolo della PRPH Book Gallery
In occasione dell’anniversario della Giornata Internazionale della Violenza contro le Donne, che in tutto il mondo si celebra il 25 novembre, la neonata Galleria italiana nell’Upper East Side di New York, la PRPH Book Gallery, ha inaugurato No Woman, No Cry, la mostra di libri sulle donne e di donne che gli organizzatori, nonché proprietari della libreria, Umberto Pregliasco e Filippo Rotundo, hanno deciso di rendere pubblici per portare l’attenzione sull’argomento. Cinquanta volumi antichi e rari, che vanno dal De Mulieribus Claris del 1497 a Elogio dell’imperfezione del 1988, di Rita Levi Montalcini, passando per La Femme Docteur (Bougeant, 1731), Madame Bovary (Flaubert, 1857), Le Avventure d’Alice nel Paese delle Meraviglie (Carrol, 1872), L’autoeducazione nelle scuole elementari (Montessori, 1916) e tanti altri. Cinquanta libri che tra loro hanno in comune la tematica dell’universo femminile affrontata sotto diverse sfaccettature, tutti prime edizioni e la maggior parte con dedica e firma dell’autore a un fortunato destinatario: un vero e proprio paradiso per gli appassionati. Sagace anche la collocazione sulle librerie e le teche che ospitano la mostra di alcuni testi curiosi e all’avanguardia per il periodo in cui sono stati scritti e pubblicati, come Ornamenti delle gentil donna vedova (Cabei, 1574), o La Gamologia ossia dell’educazione delle zittelle destinate per il matrimonio (Di Cerfool, 1778), o anche L’utero attraverso i secoli da Erofilo ai giorni nostri (La Torre, 1917), con tanto di storia, iconografia, struttura e fisiologia.
A omaggiare la mostra c’era anche Serena Dandini con tutta la crew di Ferite a Morte, lo spettacolo che la conduttrice televisiva sta portando in giro per il mondo e oggi in scena al Palazzo delle Nazioni Unite per cercare di mettere un punto alla violenza contro le donne. Nobile l’obiettivo, ma tortuoso il percorso verso la soluzione di un problema ancora troppo ignorato e spesso snobbato.
“Sono contenta – confessa Serena Dandini – di aver preso parte a questa mostra straordinaria, che mette insieme epoche, anni e culture diversi, ma legati tutti in un unico filo conduttore, lo stesso che c’è nelle nostre storie. Le donne si capiscono molto bene in tutte le lingue, è come se a legarle fosse un linguaggio universale, una specie di esperanto internazionale sia nel bene che nel male”.
Quella della violenza domestica è una tematica, ci spiega la conduttrice, spesso considerata un “folklore delle coppie” nella quale non si deve mettere bocca, quando invece si tratta di un dramma tremendo e oggi ancora troppo sottostimato. Oltre tutto, ha aggiunto la collaboratrice Maura Misiti, ricercetrice del CNR e coautrice di Ferite a Morte, anche nella letteratura il fenomeno della soggezione delle donne si è espresso anche nella difficile capacità, possibilità e accessibilità della produzione artistica, rendendo difficile la documentazione e la memoria.
“Il femminicidio – ha detto Maura Misiti – è un fenomeno che solo recentemente è stato riconosciuto dall’opinione pubblica, dai media, dalle grandi organizzazioni internazionali e dai governi, sulla spinta soprattutto dell’attività dell'associazionismo femminile e femminista. Un risultato importante, anche se siamo ancora al grado zero di riconoscimento dei diritti, che ha portato le Nazioni Unite a classificare il fenomeno come una delle violazioni dei diritti umani. Anche l’Italia sta facendo passi avanti in questo senso”.
Già, anche il Governo italiano sembra non essere più tanto sordo alla problematica e a volersi mettere al pari di tanti Paesi all’avanguardia. A settembre, infatti, è passato un nuovo decreto legge sul femminicidio, che inasprisce alcune delle leggi attualmente in vigore contro la violenza sulle donne e che contiene un elemento molto importante, cioè la prevenzione e il finanziamento delle azioni di prevenzione che si spera possano contribuire a dare una svolta concreta verso una risoluzione.
Ma per fare una rivoluzione culturale, per Serena Dandini è necessario che ci sia l’impegno di tutti: “Il nostro obiettivo è anche quello di attirare l’attenzione degli uomini, che troppo spesso si credono esenti da questo problema. In tutto il mondo, a parlare di violenza sulle donne o a cercare di aiutare sono solo donne. Uomini, datevi una svegliata perché solo insieme si può fare una rivoluzione culturale!”.
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