“Mi è sembrato una specie di miracolo”. Le ultime parole di Cosa Grigia (Il Saggiatore, pag. 281,16,50 euro) non le ha scritte un giovane giornalista d'inchiesta che vive a Marsala, ma, come autodeclina l'autore, un giornalista residente: Giacomo Di Girolamo si fa carne e papillon al Calandra Italian American Institute della City University di New York, diretto dal Dean Anthony J. Tamburri. Incontrare Di Girolamo è una pagina umana rara e appuntita. Un miracolo che non ha nulla a che fare con i 'falsi invalidi'. Una presa di coscienza, a metà tra lo zenzero e l'insetticida, che “la felicità viene prima di tutto”. Anche quando si parla di mafia.
Lo accompagnano le sue Serena e Adele a cui è dedicato uno dei libri più vertiginosi del tempo: la bioscopia di una nuova mafia invisibile all'assalto dell'Italia. In copertina, domina il punteruolo (“si infila nella palma, succhia la linfa e la pianta muore” annuncia il post-it del giardiniere… Ma “le palme erano già morte da un pezzo”). Il punteruolo ci ricorda che la mafia esiste, seppur ogni lead di ciascun capitolo ripeta il suo contrario. Dal nostro catatonico non-vedere, passando attraverso una pioggia di im-segni pasoliniani, la mafia prospera e cambia nettare, o veleno, come lo zucchero filato sconvolto dal vento. Come Disneyland dalle torri mozzate.
Non possiamo vedere. Vederci. Non sappiamo più riconoscere né distinguere il bene dal male, profeti puri da profeti fuorilegge; rimaniamo in attesa, angelicamente, per la beatificazione di Paolo Borsellino. Zero corpi al macero, niente boss imbottigliati in una cella fangosa, bruciate le terre dello sperpero edilizio. La mafia è invisibile agli occhi. La mafia, oggi, è legale. E non passa per il cafone, per lo sparo, per la minaccia, per la famiglia, per il cattivo gusto, per i villani, per i fottutissimi cliché. La terra trema ma non c'è alcuna mafia a farla saltar in aria. Apparentemente.
Allora dov'è la nuova mafia? Che cosa è diventata, come si è evoluta, di che cosa si è cibata? “Se dovessi rappresentare la lobby mafiosa, la criminalità, oggi, sceglierei una banca come immagine” spiega Di Girolamo. “La mafia sono le corporation, il potere, ciò che odora di buono. È passata l'era dei Totò Riina, dei Bernardo Provenzano e dei Matteo Messina Denaro: ora si agisce alla luce del sole, in modo composto. Nelle valigette eleganti, Cosa Grigia non ha pistole, ma tablet dell'ultima generazione. Sa come arricchirsi: non ha bisogno di estorcere soldi, se li fa consegnare direttamente dallo Stato”. Pausa, “Avete mai visto un pentito di Stato? Non c'è ancora. Quando parlerà?”.

Giacomo Di Girolamo con Stefano Vaccara e, in collegamento da Chicago, il Prof. Fred Gardaphè
La critica lucida di Di Girolamo, che fa il giornalista “felice” dirigendo a Marsala la radio più ascoltata della provincia di Trapani, è intrisa di sense of humor e spietato amarcord di fatti, come sottolineano gli intervenuti alla presentazione newyorchese, dal professor Fred Gardaphé della CUNY (che in collegamento internet da Chicago ricorda che "Anche in America ci dicevano che la mafia non esiste") a Stefano Vaccara, direttore de La Voce di New York, che ha richiamato le recenti dichiarazioni del procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi ("Non mi rivolgo ai rappresentanti delle istituzioni per chiedere loro di recidere i legami con la mafia, piuttosto mi voglio rivolgere ai vertici di Cosa nostra, ai vari Riina e Provenzano, ma anche al latitante Messina Denaro: recidete i legami con i vostri politici di riferimento"). Gardaphè ha sottolineato lo stile di scrittura del libro che nonostante certi temi “pessimisti”, riesce a coinvolgerti con uno stile “lirico” che permane in ogni capitolo del libro. Per Gardaphè un libro su temi apparentemente “così senza speranza,” porta comunque all’ottimismo proprio con la “bella scrittura”. Per Vaccara, la speranza emerge dall’ammirare chi in Sicilia riesce ad essere non “giornalista antimafia”, ma giornalista che vuole fare bene il suo mestiere ed “è felice per questo”.
Già, la mafia odierna, Cosa Grigia, è senza padrini, e in fondo non li ha mai avuti ci dice Di Girolamo. È tornata all'osso. Ora è primordiale. Troppo rischioso commerciare in droga. Meglio appalti e corruzione. E quando la giustizia ti becca, la multa da pagare è sempre un briciolo dei miliardi che si fanno. Così ha persino fregato l'antimafia moderna, quella che conosciamo, fatta di comitati e associazioni. Il malaffare – da Sud a Nord, da Carmelo Patti (meglio noto come Mister Valtur) a il "re dell'eolico" Vito Nicastri o il sindaco PD di Campobello di Mazara Ciro Caravà – raggira arti e polmoni. E dopo tanti meriti, l'antimafia è arrivata a un punto morto, montando e rimontando il sempiterno Circo Barnum. “Ha strappato una generazione all'ignavia”, ma a un certo punto, “si è rotto qualcosa”.
Ma nonostante tutto, Di Girolamo non è pessimista. Alla fine nel ringraziare l’ospitalità del Calandra Institute, dirà che lo strumento per battere Cosa Grigia c’è: “Con la cultura e la rilettura dei classici. Come I Promessi Sposi, in Manzoni c’era già tutto”.
Venite a scoprire cosa leggendo Cosa Grigia. E capirete perché, al suo autore, non fanno paura gli incubi. “Fa paura questo vuoto di sogni”.
https://youtube.com/watch?v=8RMzLsLVksE
Video di Filippo Brunamonti