Nel 2012 il calo in Italia del mercato del libro è stato del 7% circa, secondo dati AIE, Associazione Italiana Editori. Ma, in maniera si direbbe speculare, gli ingressi al Salone Internazionale del Libro di Torino, la più grande manifestazione del settore, la cui ventiseiesima edizione si è tenuta fra il 16 e il 20 maggio, sono cresciuti anch’essi del 7%. E le vendite, nelle cinque giornate, sono aumentate, rispetto all’edizione precedente, del 20%.
Gli interrogativi sollevati dalla grande kermesse editoriale, ospitata come sempre al Lingotto Fiere, sono racchiusi tutti in questi numeri. Da un lato, l’Italia si conferma un paese in cui il mercato del libro langue; dall’altro, Il Salone del Libro di quest’anno è stato indubbiamente un successo, di pubblico, e non solo di mercato, segno questo che i libri, così come gli scrittori, esercitano ancora un grande potere di attrazione.
C’è dunque, fra i tanti commentatori, chi storce il naso, perché per vendere libri bisogna creare l’evento, e chi trova comunque positivo che nell’era di internet la gente esca di casa – anche sotto la pioggia che a Torino è caduta torrenziale nei giorni del Salone – per andare a visitare gli stand degli editori, grandi e piccoli, e sentire gli autori raccontarsi.
Qualche dato ancora, fra i tanti rimbalzati in queste settimane sulle pagine dei giornali e sui siti web. Cresce l’e-book, pur rappresentando ancora una quota modesta del mercato totale, attorno al 3%, cresce l’editoria per bambini e ragazzi (del resto, la fascia d’età in cui si legge di più sembra essere quella fra gli 11 e i 14 anni), e cresce la letteratura erotica, sulle ali delle Sfumature. Male invece la saggistica; colpa del web, dicono in molti, in grado di appagare più che abbondantemente i bisogni di approfondimento del lettore medio, specie riguardo ai temi di attualità.
E ancora: calano i prezzi dei libri, mentre gli acquirenti si orientano sempre più decisamente verso i low cost. Ma può un libro costare 1 euro? Qualcuno pretenderebbe di entrare in un cinema per quella cifra? Soffrono anche le librerie indipendenti, scese dal 37 al 35% del totale. Ma al Salone Antonio Franchini, responsabile della narrativa italiana di Mondadori (e scrittore a sua volta) ha detto: in America abbiamo capito che il futuro è quello, librerie piccole e specializzate. E dal pubblico qualcuno ha chiosato: perché altrimenti, se tutti comprano solo on-line, le città si trasformano in ghost town, e alla fine cala anche il valore delle case. Ergo, le librerie, come le gastronomie di tendenza, come i teatri, gli antiquari, come tutto ciò che spinge la gente ad uscire, insomma, per strada, nel mondo reale, per guardare, toccare e magari negoziare, prima, di comprare. Anche se poi leggere rimane un’attività solitaria.
A Torino il pieno l’hanno fatto i politici, da Veltroni a Renzi, passando per la neo-ministra Kyenge, e autori come Saviano, circondato come sempre da guardie del corpo, o Gramellini, che ha presentato per il secondo anno lo stesso libro, Fa’ bei sogni, un successo autobiografico che non accenna a diminuire (l’autore ha rivelato fra l’altro che in una cittadina americana l’hanno adottato per un corso di lingua italiana rivolto alla terza età, e i corsisti gli hanno scritto tutti, commossi dal personaggio della madre dell’autore).
Al market, dove si acquistano e si vendono i diritti per i mercati esteri, sono arrivati cinesi e giapponesi: fra gli autori finiti nel loro portafoglio Tabucchi, Scarpa, il solito Saviano, ma anche i classici, Dante in testa, e D’Annunzio, a cui è stato dedicato uno spazio speciale in questa edizione del Salone.
Il pubblico italiano ha dimostrato anche di amare, e molto, nomi relativamente nuovi, come quello di Fulvio Ervas, il cui ultimo lavoro, Se ti abbraccio non avere paura, edito da Marcos y Marcos, è stato un successo inaspettato della stagione 2012.
Fra gli stranieri, quest’anno la nazione ospite era il Cile; stand anche per paesi le cui produzioni letterarie sono meno note come la Romania (forte del Nobel recente a Herta Muller, scoperta in Italia da un piccolo editore, Keller), l’Arabia Saudita e persino la Guinea, paese dell’Africa Occidentale che sarà l’ospite d’onore del prossimo anno.
E la letteratura americana? I nomi che ritornavano nei tanti incontri della kermesse e negli stand degli editori grandi e piccoli erano quelli di Franzen, De Lillo, Forster Wallace e naturalmente Carver (Nutrimenti, che nel 2007 ha pubblicato l’autobiografia di Obama, ha in catalogo ad esempio anche la monumentale biografia dell’autore di Cattedrale, scritta da Carol Sklenicka). Ma la stagione che verrà sarà dominata anche da un altro classico, Il grande Gatsby, ovviamente per l’effetto trascinamento del film di Luhrmann.
In definitiva, insomma, a Torino si è vista tanta gente, ed è stato possibile assistere a tanti eventi, fra cui quelli dedicati a due dei più importanti concorsi per esordienti in Italia, il premio Calvino, indetto dalla rivista torinese L’Indice, e il Neri Pozza (a cui sono arrivati 1.500 manoscritti, a ulteriore conferma del fatto che gli italiani sono forse un popolo di scrittori, prima che di lettori).
Fra i temi più dibattuti, il futuro del libro nell’era digitale, ovviamente. Gianni Riotta, ad esempio, reduce da un soggiorno alla Columbia University di New York, dedicato proprio all’esplorazione di questi argomenti, ha parlato di internet e libertà. Ma molti fanno spallucce, anche fra gli autori: il mestiere dello scrittore, dicono, non cambia a causa del supporto, del device. Si tratta pur sempre di raccontare storie, usando, come sempre, la parola scritta.
*(Bolzano, 1965), giornalista, vicecapufficio stampa della Provincia autonoma di Trento. Già finalista al premio Calvino, autore di reportages in molte parti del mondo, soprattutto in Africa, ha pubblicato il romanzo di formazione Music Box e recentemente, con lo pseudonimo di Henry J. Ginsberg (un chiaro omaggio ai suoi amori letterari USA) la raccolta di racconti Vengo via con te – storie d’amore e latitudini, Valentina Trentini ed., Trento.