Il sipario si apre e al centro del palcoscenico tredici ballerini raccolti in una sorta di fiore che lentamente si schiude e sprigiona la sua bellezza attraverso movenze lente, gesti cadenzati e tanti colori: dai costumi alle scenografie è un’esplosione del rosa e di tutte le sue tonalità.
Si è presentata così ieri al pubblico la Paul Taylor Dance Company di New York, nella cornice del Teatro del Giglio a Lucca in Toscana, dove ha proposto tre coreografie firmate dal nuovo direttore artistico Michael Novak.
La compagnia ha realizzato tre classici del suo repertorio Mercuric Tidings e Esplanade, nate dal genio creativo e fondatore della scuola Paul Taylor rispettivamente nel 1982 e nel 1975, a cui è stata aggiunta Somewhere in the middle di Amy Hall Garner.
Mercuric Tidings è un brano che crea musica visiva costruita sulle prime due Sinfonie di Franz Schubert. L’essenza della musica si rispecchia sul palco dove i danzatori corrono e creano un “caos organizzato”, secondo la definizione di un critico.

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La danza diviene bellezza e amore, i ballerini mappano il palcoscenico e si sollevano dal suolo vibrano veloci nell’aria fra jeté, piroette, torsioni e capriole; la loro leggerezza è palpabile, riescono a sfidare la forza di gravità.
In Esplanade è invece la quotidianità a diventare danza. Ispirato dalla vista di una ragazza in procinto di prendere l’autobus, Taylor è riuscito a trasformare in ballo movimenti comuni come camminare, correre, cadere, scivolare, persino stare in piedi, e conferire alle musiche di Johann Sebastian Bach (Concerto in mi maggiore per violino e orchestra BWV 1042 e Concerto per 2 violini, archi e basso continuo in re minore BWV 1043) una dimensione ritmica della nostra quotidianità.
Cambiano i colori, tutto diviene più austero, nasce anche qualche imperfezione soprattutto nella sincronia, ma anche questo rappresenta la realtà a volte un po’ azzardata e talvolta ai limiti della provocazione, come d’altronde è la vita.
La coreografia di Somewhere in the Middle esprime invece la pura gioia di danzare su una selezione di brani di musica jazz che include i più importanti artisti della nostra epoca, da Count Basie a Sarah Vaughan, Duke Ellington, Wynston Marsalis e Bill Evans.

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Nell’ultima parte dello spettacolo aumenta la velocità che porta i ballerini prossimi alla collisione ma anche a una maggiore introspezione, le luci si abbassano e le scenografie volutamente sobrie si contrappongono ai temi impegnati trasmessi dalla danza. Il messaggio arriva forte e coinvolgente; partono gli applausi e la compagnia si congeda dagli spettatori e dall’Italia; era l’ultima tappa della loro breve tournée.
La prestigiosa compagnia, che ha al suo attivo oltre 600 spettacoli tenuti in 65 paesi, è stata diretta da Paul Taylor fino alla sua morte, nell’agosto 2018 all’età di 88 anni. Il coreografo è stato un pioniere della modern dance americana in cui ha rappresentato la complessità della quotidianità e i problemi più spinosi della società.
Il danzatore americano, che per 20 anni si dedicò esclusivamente alle coreografie, era stato insignito del Kennedy Center Honor – un riconoscimento che viene assegnato ogni anno a esponenti di spicco delle arti performative che abbiano dato un significativo contributo alla cultura americana. È inoltre il protagonista del film Dancemaker, candidato agli Oscar come miglior documentario, nonché autore dell’autobiografia Private Domain.