Sembra non esserci più un attimo di pace per la prestigiosa Harvard University, i cui principali esponenti continuano ad essere coinvolti in una seria di scandali legati al plagio.
Stavolta, a finire nell’occhio del ciclone è stato il neuroscienziato Khalid Shah, accusato di frode in 21 articoli accademici, in cui avrebbe manipolato i dati e copiato i lavori altrui. A rivelarlo, nel corso di una intervista al The Harvard Crimson, è stata Elisabeth M. Bik, esperta di tutto ciò che concerne la manipolazione dei dati.

La dottoressa Bik, dunque, ha affermato che Shah, vicepresidente della ricerca del dipartimento di neurochirurgia del Brigham and Women’s Hospital e professore alla Harvard Medical School, ha presentato immagini provenienti dalle ricerche di altri scienziati, spacciandole per un qualcosa di sua proprietà. Sebbene l’esperta ha denunciato 44 casi di falsificazione in documenti pubblicati tra il 2001 ed il 2023, ha spiegato che le prove più schiacciante contro il neuroscienziato sono apparse in un articolo del 2022, firmato da Shah e da altri trentadue autori, pubblicato su Nature Communications, prestigiosa rivista scientifica, che si occupa principalmente di fisica, chimica, medicina e biologia.
I documenti del docente della Harvard Medical School sono solo gli ultimi, in ordine di tempo, ad essere finiti sotto la lente d’ingrandimento di Elizabeth Bik. Prima di Shah, infatti, accuse pressoché identiche erano state rivolte a ben quattro ricercatori del Dana-Farber Cancer Institute dell’ateneo. Ai microfoni del Crimson, Bik ha inoltre dichiarato che, dopo essere stata informata da uno degli ex colleghi di Shah, ha utilizzato il software di intelligenza artificiale “ImageTwin” per identificare i documenti copiati dal docente. Quest’ultimo naturalmente, non ha ancora rilasciato alcun commento sull’accaduto.

Sulla vicenda, invece, si è espresso Paul J. Anderson, direttore accademico del Mass General Brigham, che sovrintende al Brigham and Women’s Hospital, che ha spiegato: “Il nostro ospedale è impegnato a preservare i più alti standard di biomedicina, ricerca e promozione dell’innovazione scientifica”.
“Prendiamo molto sul serio qualsiasi domanda, preoccupazione o accusa riguardante la ricerca condotta nei nostri ospedali”, ha inoltre aggiunto Anderson, “e intraprendiamo un processo solido e confidenziale per valutare e rispondere a qualsiasi reclamo portato alla nostra attenzione, in conformità con la politica ospedaliera e le normative federali”.
Lo scandalo che ha coinvolto Khalid Shah, arriva soli pochi giorni dopo la vicenda che ha visto “protagonista” il Chief Diversity and Inclusion Officer dell’ateneo, Sherri Ann Charleston, accusata di aver copiato ampie parti della sua ricerca accademica, riciclando il lavoro del marito, senza mai citarlo.

Ad inizio gennaio, invece, la presidente dell’Università, Claudine Gay, fu costretta a dimettersi, dopo essere stata accusata di plagio e, addirittura, di antisemitismo.
Naturalmente, dopo il succedersi di tutti questi scandali, c’è ora il timore che la selezione all’interno di queste importanti istituzioni non segua più criteri meritocratici, bensì criteri basati sulla lealtà politica, che a lungo andare possono seriamente danneggiare settori ed ambiti lavorativi estremamente delicati.