Prende il via oggi, con la proiezione della commedia Le Deuxieme Acte (The Second Act) del regista francese Quentin Dupieux (noto internazionalmente per i suoi film dallo spiccato black humor), la 77ma edizione del Festival del Cinema di Cannes: racconta la storia di Florence, che vuole presentare David – l’uomo di cui è innamorata – a suo padre Guillaume; ma David non è attratto da Florence e progetta di spingerla tra le braccia del suo amico Willy.
Sono ben sessantatré i film di questo Festival targato Costa Azzurra che si concluderà il 25 maggio con l’assegnazione della tanto agognata Palma d’Oro (uno dei più importanti premi del cinema internazionale).
Questa 77ma edizione del Festival di Cannes è indubbiamente “molto americana”, non solo per i tanti i film a stelle e strisce in concorso e fuori concorso, ma anche perché durante la cerimonia di apertura è stata premiata con la Palma d’oro onoraria alla carriera l’attrice statunitense Meryl Streep (74 anni), e alla cerimonia di chiusura lo stesso premio verrà dato al regista e sceneggiatore statunitense George Lucas (80 anni), creatore delle saghe dis Star Wars e Indiana Jones.
Non solo. È prevista la presenza di numerosi registi della cosiddetta New Hollywood, cioè quel periodo di spiccato fervore di innovazione cinematografica che va dalla metà degli anni Sessanta ai primi anni Ottanta: oltre a Coppola e Lucas, sarà a Cannes anche il regista e sceneggiatore Paul Schrader (sceneggiatore di Taxi Driver) col film Oh, Canada (protagonista Richard Gere).
Madrina delle serate di apertura e chiusura è l’attrice francese Camille Cottin, apprezzata in Allies di Robert Zemeckis, House of Gucci di Ridley Scott, Mystery in Venice di Kenneth Branagh ma forse celebre al grande pubblico soprattutto in tv, nella serie originale francese di Call My Agent, in origine Dix pour Cent.
A presiedere la giuria che assegnerà la Palma d’Oro sarà quest’anno la regista statunitense Greta Gerwig (il suo Barbie è stato il primo film di una regista ad incassare più di un miliardo di dollari in tutto il mondo): nei 77 anni di vita del Festival di Cannes sono 14 le donne presidenti di giuria ma Gerwig è la prima regista (le altre tutte attrici). Il comunicato che annunciava la sua nomina diceva di lei: “Eroina dei tempi moderni, Greta Gerwig ha stravolto lo status quo tra un’industria cinematografica altamente codificata e un’epoca che richiede un maggiore controllo. Greta Gerwig riesce a combinare ciò che in precedenza si pensava fosse impossibile: realizzare blockbuster d’essai, ridurre il divario tra arte e industria, esplorare questioni femministe contemporanee con abilità e profondità, e dichiarare la sua ambizione artistica esigente all’interno di un modello economico che abbraccia per farne un uso migliore”.
Al suo fianco ci saranno l’attore italiano Pierfrancesco Favino, la fotografa turca Ebru Ceylan, l’attrice americana Lily Gladstone, l’attrice francese Eva Green, la regista libanese Nadine Labaki, il regista spagnolo Juan Antonio Bayona, il regista giapponese Kore-eda Hirokazu e l’attore francese Omar Sy.
Ci si aspetta una manifestazione più animata, anche politicamente, del solito: per motivi diversi, legati alla guerra a Gaza, al #MeToo francese e ad un annunciato sciopero dei lavoratori precari. Secondo il quotidiano francese Le Figaro gli organizzatori hanno previsto straordinariamente una squadra di addetti alla gestione di eventuali crisi ed emergenze.
La presenza italiana non è numerosa ma senz’altro di qualità. Detto di Pierfrancesco Favino, non possiamo non citare tra i film più attesi – e in concorso per la Palma d’Oro – Parthenope di Paolo Sorrentino, che – è bene ricordare – ha presentato sei dei suoi film proprio a Cannes: “È il lungo viaggio della vita di Parthenope, dal 1950, quando nasce, fino a oggi – ha spiegato il regista napoletano presentando il film -. È un’epica del femminile senza eroismi, ma abitata dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore: i veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare. La perfetta estate di Capri, da ragazzi, avvolta nella spensieratezza, e l’agguato della fine. Le giovinezze hanno questo in comune: la brevità”.
In concorso nella sezione Un Certain Regard c’è invece il debutto alla regia del pluripremiato documentarista marchigiano Roberto Minervini, qui alla sua terza partecipazione a Cannes dopo Stop the Pounding Heart (Migliore documentario a Cannes, 2013, e David di Donatello, 2014) e Louisiana (The Other Side), Migliore documentario a Cannes 2016: in gara c’è The Damned (I dannati), ambientato nell’inverno del 1862, durante la Guerra di secessione americana. Racconta di una compagnia di volontari dell’esercito degli Stati Uniti inviati ad esplorare e pattugliare aree inesplorate dell’Ovest americano.
Nel corso della manifestazione verrà presentata in anteprima mondiale anche L’arte della gioia di Valeria Golino, serie televisiva liberamente adattata dall’omonimo romanzo postumo di Goliarda Sapienza, a 100 anni esatti dalla nascita della scrittrice siciliana: racconta la storia di una ragazzina della Sicilia di inizio ‘900 che scopre la sessualità e il desiderio di una vita migliore di quella che ha sempre avuto.