“Signore e signori, tanto di cappello a Gianluca Vassallo, nuovo regista polifunzionale, indipendente, creativo, scioccante “fino all’antipatia” per la sua coerenza nel far seguire alle parole, alle forti emozioni interiori, la trasposizione cinematografica di una riflessione, dura e pura, sul tema dell’eredità morale: qual è la responsabilità del singolo, ma anche della collettività?
Il suo debutto nel lungometraggio, La Sedia (dopo il mediometraggio Libertà -2021- che narra del legame radicato e profondo che ognuno ha con la propria terra e famiglia natale, ma allo stesso tempo il desiderio connaturato nell’uomo di affrancarsi dal passato e tracciare un percorso individuale), sarà presentato sabato 9 dicembre anche a New York, nel Salotto, la nuovissima sede a Brooklyn (84 Withers St.) dell’eccellenza e dell’innovazione italiana nelle arti e nel design: un luogo di incontro, una galleria, un luogo per eventi, un hub culturale, uno spazio per connettere idee e costruire relazioni. Alla fine della proiezione il regista dialogherà con il pubblico.

Pietro (Michele Sarti) è un uomo senza Dio, senza patria e senza famiglia, che si mette alla ricerca di suo fratello Andrea (Angelo Zedda). I due non si vedono da diverso tempo, ma Pietro ha bisogno di trovare suo fratello per contendersi le uniche due cose che il padre, morto di recente, ha lasciato in eredità: una sedia e una pistola. Il tragitto, che l’uomo intraprende alla ricerca del fratello, è una vera e propria via crucis civile, scandita da tappe e incontri nei meandri di una Sardegna trasfigurata. Pietro attraversa l’isola, ma anche i demoni della sua coscienza e quelli della contemporaneità.
Visto in anteprima a Milano nel novembre scorso, La Sedia è un film (scritto, diretto e fotografato da Vassallo) che ha come unico oggetto di scena la Sedia n. 1 disegnata da Enzo Mari nel 1974: entrata a far parte del suo progetto Autoprogettazione, è un vero e proprio oggetto politico oltre che poetico e che, come tutti quelli presenti in quel programma, rappresenta l’eredità morale di Mari che proponeva la possibilità per ognuno di costruirsi un oggetto d’uso attraverso cose e passaggi semplici (antesignano dell’Ikea?).
La sedia è sì l’oggetto metaforico perfetto per un film, quello di Vassallo, perché trasmette valori di praticità, robustezza ed economicità, ma ad un certo punto della vita – vuole dirci il regista – occorre domandarci con sincerità: qual è il nostro ruolo nel mondo?
La Sedia – autoprogettato ed autoprodotto come la sedia di Mari – è un lungometraggio indipendente, “duro e puro” e che, anche per la sua matrice realizzativa, non può non definirsi coraggioso, spregiudicato e non alla ricerca di facili applausi: si sente forte nel film il desiderio del regista di oltrepassare le strette maglie della convenzionalità, delle sovrastrutture intellettualistiche della quotidianeità. Come, per esempio, quando ad un ingegnere vicentino, in vacanza in Sardegna, Pietro grida: “Ma vai a farti una collezione di arte contemporanea, se non hai di meglio da fare”, mettendo alla berlina quel mondo di collezionisti che si avvicinano all’arte più per moda e per fare un investimento che non per amore per il bello.
Il film trova il suo momento più convincente soprattutto nel confronto finale tra i due fratelli, con gli sguardi che – intensi per tutto il film, ma qui più che mai – valgono molto di più delle parole per trasmettere i sentimenti. Essendo il regista uno stimato “ex” fotografo (oltre che tanto altro, come ragioniere, musicista e artista visivo), la fotografia colpisce: interessante e curata, con immagini nitide, mai superflue o pretenziose, che fanno rivivere dentro le emozioni che la Sardegna sa dare.
La Sedia è stato realizzato con risorse volutamente scarse, per rispondere alla necessità dell’autore di una produzione contemporanea, quanto più possibile, al tempo della scrittura: un processo che l’autore e i produttori, amano definire “cinema di necessità”.
Scritto in 15 giorni e girato in 10, il film e la sua prassi produttiva sono insomma la medesima cosa, perché questa velocità, questa urgenza, hanno reso impossibile separare l’autore dal regista, il regista dal produttore, il produttore dal fotografo e così via. Girato in Sardegna, tra San Teodoro, Azzanì e Budoni, è stato realizzato senza alcuna partecipazione pubblica: il film è stato prodotto esclusivamente con “capitale di rischio” e con crowdfunding.
“Questo è il modo in cui mi piace fare il cinema, con pochi e con poco (certo, meglio non così poco) e senza attese, senza ministeri, senza regioni, senza Stato – ha detto il regista a Milano nel suo incontro con i giornalisti a fine programmazione -. Governato e sostenuto dall’urgenza e dalla grazia a cui solo l’incoscienza o la maturità sanno farti arrivare”.
Critica al mondo cinematografico italiano? “La mia, sia chiaro, non è un’opposizione all’intervento pubblico nel cinema. Non trovo però giusto che si intervenga pubblicamente laddove il privato può permetterselo. Il sistema pubblico dovrebbe creare le condizioni perché ognuno possa fare cinema e supportare chi veramente ha la necessità, piuttosto che tentare di influenzare politicamente il mercato e la distribuzione”.
La Sedia è distribuito da NoClaps, e realizzato da White Box Studio in collaborazione con Luciano Sottile. White Box Studio è una società fondata e artisticamente diretta da Gianluca Vassallo: ha come obiettivo la costruzione di una rete di sale, piattaforme e broadcaster, aperti alle produzioni italiane che operino attraverso la relazione tra le idee degli autori e il proprio capitale di rischio, favorendo così, un’industria cinematografica che – al servizio delle idee – produca progetti liberi dalla presenza dello Stato.”