Dopo tre anni di restauro, nel Musée Royal De Mariemont, ad un ora di treno da Bruxelles, sono tornati fruibili gli affreschi romani di una lussuosa villa romana di campagna sepolta dall’eruzione del 79 d.C e scoperta durante scavi effettuati a fine Ottocento nel territorio del comune di Boscoreale, alle falde del Vesuvio, un km a nord di Pompei. Affreschi che si trovano oggi soprattutto al Metropolitan Museum di New York e al Louvre di Parigi ma anche, inaspettatamente, in musei meno noti quali, appunto, il Musée Royal de Mariemont in Belgio. Capolavori dell’antica pittura romana, considerati tra le migliori opere del loro genere visibili fuori dall’Italia, da riscoprire al pari della storia che ha portato alla loro vendita all’asta a Parigi e dispersione in tante collezioni pubbliche e private.
Una vendita che ha dell’incredibile oggi che ma le leggi del tempo permettevano, ed ebbe il suo peso anche il fatto che gli affreschi furono scoperti da scavi promossi da un influente politico locale, Vincenzo De Prisco. Malgrado le prese di posizione pubbliche per conservarli tutti sul posto, 46 affreschi vennero rapidamente staccati dalle pareti per essere venduti nel 1903 dal De Prisco a Parigi dove non meno di nove acquirenti se li divideranno. Lo Stato italiano non permetterà più una tale pratica, e cosi si è salvata intatta, ad esempio, la Villa dei Misteri, una delle più famose di Pompei, scoperta qualche anno dopo.

Per questa ragione solo una parte dei ritrovamenti di Villa Boscoreale si trova oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, mentre è il MET di New York che possiede forse la collezione più bella con 19 affreschi che decoravano un “cubiculum,” piccola camera da letto del tempo, riassemblati proprio a formare la stanza. Un criterio espositivo analogo è stato adesso scelto in Belgio, un nuovo spazio che presenta all’inizio del percorso una ricostruzione della villa come emersa dagli scavi mostrando dove erano collocati i reperti arrivati in Belgio – 8 affreschi tra cui due pareti della grande sala banchetti con raffigurati simboli di Bacco, selvaggina e maschere di teatro, c’è anche una piccola Venere ma incompleta – posizionandoli all’altezza in cui effettivamente si trovavano in modo da dare al fruitore l’impressione di visitarli nella villa nella loro collocazione originale.
Se il MET ha potuto acquistare gli affreschi con i soldi del Fondo Rogers, lascito di quel Jacob S. Rogers (1823-1901) – uno dei più grandi produttori di locomotive a vapore del Nord America – è stato invece il ricchissimo Raoul Warocqué (1870-1917) – una delle più grandi fortune belghe costruita sulla vendita del carbone – ad acquistarli a Parigi e a portarli nel suo bel castello nel sud del Belgio, in Vallonia, Mariemont appunto, nel comune di Morlanwelz. Morto senza discendenti, Warocqué ha lasciato il castello con tutto il suo contenuto d’arte allo Stato che lo ha trasformato nel 1922 in museo. Nel 1960 un incendio ha devastato il castello, ma fortunatamente le sue preziose collezioni si sono salvate grazie alle porte ignifughe ed al suo posto è stato costruito l’attuale moderno museo con tutto intorno intatto il meraviglioso parco all’inglese.

Gli affreschi di Villa Boscoreale risalgono alla metà del I secolo a.C. e raffigurano complessi panorami architettonici in stile ellenistico, con giochi di prospettiva e giardini fantastici, caratteristici del cosiddetto “secondo stile pompeiano” di grande raffinatezza. La villa romana di Boscoreale è conosciuta anche come quella di “Publius Fannius Synistor” per la presenza di questo nome su un vaso, ma potrebbe essere appartenuta anche/invece ad un certo Lucius Herius Florus, come testimonia il ritrovamento di un sigillo. Di sicuro i proprietari erano molto ricchi e amavano circondarsi da affreschi che li facevano sentire vivere in palazzi regali, con finte colonne di marmo dipinte e ricche decorazioni.
Gli affreschi custoditi a Mariemont dal 2020 sono stati riconosciuti come Trésor classé (tesoro protetto) della Fédération Wallonie-Bruxelles, il restauro ha comportato innanzitutto la loro collocazione su nuovi supporti di alluminio, sono stati tolti gli interventi di restauro invasivi precedenti ed effettuati dei nuovi secondo le moderne tecniche che ne prevedono la riconoscibilità sul manufatto originale. I dipinti così restaurati hanno ritrovato tutta la loro bellezza e vividezza dei colori e sono nuovamente la grande attrazione del museo, accanto a tutti gli altri tesori collezionati da Raoul Warocqué tra cui spicca pure una testa egizia colossale di regina in granito dal peso di cinque tonnellate che secondo alcuni è uno dei pochi ritratti rimasti di Cleopatra.