Se mai dovessi scegliere una frase per definire Francesco Tullio Altan, più noto come Altan (è questa la firma delle sue vignette), userei senza dubbio questa: “un artista dalla nobile discrezione friulana”.
Perché uno si immagina di incontrare una persona famosa, e quindi forse abituata a guardarti un po’ dall’alto in basso, e invece lui ti accoglie nella sua casa di Aquileia, paese friulano di origine della sua storica famiglia, con semplicità, modestia e simpatia. Come se in fondo i o e lui ci conoscessimo da sempre.
Altan, friulano doc, che a settembre compirà 80 anni, è il figlio del famoso antropologo Carlo Tullio Altan ed è sicuramente da anni l’autore di fumetti, disegnatore, sceneggiatore e autore satirico più famoso in Italia.
È il creatore di due personaggi opposti: Cipputi, l’operaio metalmeccanico ironico e critico, dalle tendenze di sinistra ma “condannato” e rassegnato allo sfruttamento da parte dei padroni; e della cagnolina bianca a pois rossi di nome Pimpa. Ed entrambi i personaggi risalgono (come creazione) alla metà degli anni Settanta, quando Altan tornò in Italia dopo una permanenza in Brasile..

Altan, lei si ricorda quando ha iniziato a disegnare?
Non me lo ricordo, nel senso che ho iniziato prima di quando è iniziata la mia memoria. Da sempre forse, fin da bambino direi. Quando andavo a scuola, speravo sempre di prendere un raffreddore, un’influenza e di restare a casa. Così mi mettevo a letto e prendevo fogli e matite, e disegnavo di tutto. Ma mai avrei pensato poi di farne una lavoro, non me lo aspettavo proprio. Mi piaceva e basta.
Cosa disegnava?
Di tutto. Persone, case, piante, insomma qui nella campagna friulana basta guardarsi attorno e i temi non mancano. Anche oggi.
Come mai è rimasto legato ad Aquileia e al suo Friuli?
La mia famiglia è legata a queste nostre radici, e questa è la casa degli Altan. Il Friuli è la mia casa, mai me ne andrei da qui. Qui posso lavorare e stare anche lontano dalla frenesia.
A proposito, ho visto appeso in una sala di casa un gigantesco dipinto che mostra l’albero genealogico della sua famiglia…
Enorme, si, ed è quello storico della mia famiglia. Pensi che questa casa di Aquileia fu requisita dai nazisti. Un ufficiale vide questo grande dipinto e per dispetto con la sciabola gli diede un taglio, giusto a metà.
Alcuni la temono perchè lei ha fatto spesso caricature feroci dei politici…
Faccio poche caricature dei politici perché in fondo gli stessi politici non mi interessano. Preferisco disegnare quelli che li hanno votati, gli elettori piuttosto che gli eletti.
Però certe sue vignette su Andreotti, Craxi, Berlusconi e Salvini sono “passate alla storia” per l’ironica e la carica satirica..
Sono personaggi talmente ingombranti che è impossibile non considerarli.
Cosa pensa della satira?
Io non amo la satira aggressiva contro le persone, non credo molto alla sua efficacia. Non è nel mio temperamento friulano.
La sua vignetta politica più famosa però è quella dell’ombrello infilato…
Divertente vero? Ogni tanto la rispolverano in occasione di crisi, elezioni, dibattiti, eccetera. Penso che sia quasi eterna ormai. Si sorride ma c’è un fondo di verità. È una situazione da interpretare, come faccio dire al protagonista.
Lei ha realizzato anche tante vignette contro la guerra…
È un altro argomento che mi colpisce. Non capisco come sia possibile ancora oggi affidarsi alle armi per risolvere dei problemi. La guerra è una follia, sempre. Io cerco di far capire con i disegni che la guerra non andrebbe mai cominciata.
Ora parliamo della Pimpa, un personaggio che già almeno tre generazioni di bambini hanno amato e amano ancora. Come è nata questa cagnolina bianca a pois rossi?
È nata per caso. Io avevo mia figlia sulle ginocchia, le facevo dei disegnini che lei mi chiedeva di fare, e tra le tante cose è uscita l’immagine di questa cagnolina. Ci è piaciuta subito, ho continuato a disegnarla e ormai sono quasi 50 anni che corre con noi, insieme ad altri personaggi. Ormai su di lei ho scritto decine e decine di libri, tradotti in diverse lingue.
E Cipputi come è nato?
Ma Cipputi è un personaggio che sicuramente io avevo visto per strada o su un tram a Milano, quando abitavo nel capoluogo lombardo. Un operaio metalmeccanico classico, in tuta blu. Tra l’altro mi è capitato molte volte che qualche operaio, dagli anni Settanta e Ottanta, mi abbia detto “Ma quello sono io”, ritenendosi simile al personaggio da me creato. E qualcuno a dir il vero un po’ gli assomigliava. Era l’operaio di quell’epoca. Parliamo di un’epoca in cui la classe operaia faceva le prime pagine sui giornali.
E adesso?
Adesso è tutto cambiato. Ma lui resiste.
E lei resiste?
Si certo, e guardo il mondo da qui, da Aquileia, Friuli. Il posto migliore per me.

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