Quando si dice cinema italiano si pensa sempre e subito a Roma, a Cinecittà, all’epoca d’oro dei kolossal con gli attori americani che facevano a gara per venire a “girare” un film nella città eterna. In realtà anche Milano ha avuto (e ha tuttora) un peso importante nella storia del cinema tricolore. E per questa ragione, dall’8 novembre 2018 al 10 febbraio 2019, le sale di Palazzo Morando di Milano accolgono una mostra che analizza proprio il rapporto tra il capoluogo lombardo e il mondo della settima arte. Una grande esposizione che presenta fotografie, manifesti, locandine, contributi video e memorabilia in grado di rievocare una storia irripetibile e di ripercorrere un secolo di storia del cinema a Milano, dalle prime sperimentazioni degli anni Dieci del Novecento, passando per l’epoca d’oro degli anni Sessanta (con registi del calibro di Vittorio De Sica, Luigi Comencini, Mario Monicelli, Luchino Visconti, Carlo Lizzani, Lattuada) fino alle produzioni più recenti con la nascita di un genere-commedia tutto milanese che ha visto affermarsi attori quali Renato Pozzetto, Adriano Celentano, Diego Abatantuono, Aldo, Giovanni e Giacomo e molti altri.
Proprio prima che il regime fascista concentrasse le grandi produzioni cinematografiche nelle nuove strutture romane di Cinecittà, Milano ha infatti rappresentato il centro nevralgico delle prime sperimentazioni in Italia, luogo di fiorente innovazione, creatività e capitale della nascente industria filmica. Negli anni Trenta, la costruzione dei teatri di posa capitolini e il conseguente trasferimento nella Capitale delle attività produttive provocarono una perdita di centralità del capoluogo lombardo all’interno della produzione cinematografica. Occorre aspettare gli anni Cinquanta-Sessanta perché Milano si trasformi lentamente in set di innumerevoli pellicole che cercavano di cogliere nei cambiamenti repentini della città l’essenza stessa della modernità.
Film “Rocco e i suoi fratelli” 1960 di Luchino Visconti
Nella foto: (da sin.) l’attore Renato Salvatori, il regista Luchino Visconti (Luchino Visconti di Modrone) e gli attori Claudia Cardinale (Claude Joséphine Rose Cardinale) e Alain Delon (Alain Fabien Maurice Marcel Delon) in una pausa durante la lavorazione del film
@AF [353441]
Nella foto: l’attore Vittorio Gassman (Vittorio Gassmann) durante la lavorazione del film
@AF [334294]
Da Miracolo a Milano a Rocco e i suoi fratelli, da La Notte a Il posto, si contarono a decine le produzioni che immortalarono le atmosfere cittadine (la stazione, la periferia, il mondo delle fabbriche) e catturarono l’incanto e le contraddizioni di una metropoli che evolveva a ritmi vertiginosi. Nonostante avesse perso il primato produttivo, agli inizi degli anni Sessanta, Milano seppe convertirsi nel luogo ideale dove sviluppare due nuovi filoni cinematografici: quello pubblicitario, che avrà la sua più clamorosa espressione nello storico Carosello (la pubblicità in tv che andava in onda dopo il telegiornale della sera) e quello industriale, che vedrà protagoniste aziende del calibro di Pirelli, Breda, Campari, Edison tra le altre, teso (per esempio con i documentari di Ermanno Olmi) a valorizzare le realtà imprenditoriali attraverso lo sfruttamento del linguaggio cinematografico. Dopo la stagione dei poliziotteschi degli anni Settanta, che proprio nel capoluogo lombardo troveranno il set ideale (si pensi al mitico Milano calibro 9, che il regista americano Quentin Tarantino ha sempre dichiarato essere stato in assoluto il suo film cult, quello che più lo ha ispirato) gli ultimi decenni vedranno proliferare la commedia in salsa meneghina con protagoniste figure entrate di diritto nell’immaginario di tutti, ovvero da Celentano a Pozzetto, da Nichetti al trio Aldo Giovanni e Giacomo.