Un fauno danzante su un antico cratere della Magna Grecia. Una statuetta apotropaica che, se ben fatta e posizionata, è di buon auspicio per tutti. E poi il mito di Teseo, Arianna e il Minotauro; Zeus; le creature ibride e le ‘damigelle’ che prima si trovano su vasi romani e a inizio XX secolo diventano quelle di “Avignon”. Tutto quello che arriva dall’antichissimo mondo Greco-Romano viene reinterpretato, letteralmente sottoposto a una straordinaria metamorfosi dall’estro di Pablo Picasso (Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973) in una grande mostra a Milano, a Palazzo Reale: titolo appunto Picasso Metamorfosi, in programma fino a metà febbraio 2019, mostra che è già un primato di visitatori in questa prima settimana di apertura e le prenotazioni per i prossimi mesi la dicono lunga sul suo certo successo di pubblico. Una mostra, questo sul genio spagnolo, che segna tra l’altro la nuova stagione artistica autunnale milanese: dedicata al rapporto multiforme e fecondo che l’artista spagnolo sviluppò, per tutta la sua straordinaria carriera, con il mito e l’antichità, la rassegna si propone di esplorare per la prima volta da questa particolare prospettiva il suo intenso e complesso processo creativo.
Il progetto, tappa milanese della grande rassegna europea triennale Picasso-Méditerranée, promossa dal Musée Picasso di Parigi con altre istituzioni internazionali, presenta circa 200 opere tra lavori di Picasso e opere d’arte antica cui il grande maestro si è ispirato, provenienti dallo stesso Musée Picasso parigino e da altri importanti musei europei come, tra gli altri, il Musée du Louvre di Parigi, i Musei Vaticani di Roma, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Musée Picasso di Antibes, il Musée des Beaux-Arts di Lione, il Centre Pompidou di Parigi, il Musée de l’Orangerie di Parigi, il Museu Picasso di Barcellona.
La mostra è un nuovo tassello nel percorso di approfondimento sul grande artista intrapreso da Palazzo Reale nei decenni, un vero e proprio ciclo di mostre su Picasso che ha reso speciale il rapporto tra il maestro spagnolo e Milano. Prima fra tutte l’esposizione di Guernica nella Sala delle Cariatidi nel 1953, un avvenimento eccezionale e un autentico regalo che Picasso fece alla città; seguì, a distanza di quasi mezzo secolo, una grande antologica nel settembre 2001, quattro giorni dopo gli attentati alle Twin Towers, organizzata con la collaborazione degli eredi dell’artista; infine la rassegna monografica del 2012, che documentò in un grande excursus cronologico la varietà di tecniche e mezzi espressivi che caratterizzarono la produzione dell’artista spagnolo.
Con Picasso Metamorfosi invece è l’antichità nelle sue diverse forme a declinarsi nelle mitologie reinventate da Picasso e presentate nelle sei sezioni della mostra con le opere del grande artista accostate a quelle di arte antica – ceramiche, vasi, statue, placche votive, rilievi, idoli, stele – che lo hanno ispirato e profondamente influenzato. Passando per il repertorio mitologico popolato da fauni, minotauri e centauri. La sua passione nell’osservare la figura femminile addormentata che rievoca la celebre Arianna del Vaticano. Nella parte centrale dell’esposizione viene poi attestato il suo legame con il Louvre, che lui visita regolarmente, e dentro il quale si lascia ispirare dalle geometrie dei vasi greci (fondamentali ad esempio per l’elaborazione delle Demoiselles d’Avignon). Assimila le forme della scultura greca. Fa propri i bronzi dell’arte etrusca e i pezzi di ex voto iberici.
La mostra propone dunque di penetrare nel laboratorio intimo di un artista mondiale alla luce delle fonti antiche che ne hanno ispirato l’opera, ma anche di svelare i meccanismi di una singolare alchimia che pone l’Antichità al cuore di un modernità determinante per l’arte del XX secolo. Una mostra insomma dentro la mostra: la prima è su Picasso e il modo in cui ha assorbito e fatto suo il mondo antico – Mediterraneo, Greco, Spagnolo, Italiano, Cipriota e delle Cicladi; la seconda, svelata al suo interno, è un viaggio dentro l’arte antica e i suoi temi più noti e amati.