È una notte di pioggia buia e tempestosa quella tra il 17 e 18 ottobre 1969. All'Oratorio della Compagnia di San Lorenzo a Palermo, nel mandamento mafioso della Kalsa, tutto tace. Gli straordinari stucchi e i bianchi putti di Giacomo Serpotta, il più grande decoratore barocco d’Europa, dormono un sonno umido ma tranquillo. In alto, posta sull'altare, veglia La Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi, dipinta da Caravaggio nel 1609. A un tratto qualcosa turba il sonno dei giusti in via Immacolata 5: un rumore inconsueto per la tarda ora riesce a svegliarli. Due ladri rimasti tuttora ignoti, dopo aver scardinato la serratura del portone con un coltello, entrano indisturbati e rubano l'opera del Maestro del Seicento – fuggendo secondo alcuni testimoni – su una vecchia moto Ape. Chi è il mandante?

La Natività all’Oratorio di San Lorenzo prima del furto
Numerose e fantasiose le ipotesi. Il mistery a sfondo artistico da quarantasei anni è un affaire di cui molti hanno parlato e scritto. All’inizio si pensa che il dipinto sia stato rubato dalla mafia per essere venduto al mercato nero (prezzo dell’epoca intorno al miliardo di lire). Gli informatori sostengono che abbellisce gli ambienti dove si riunisce la Cupola; altri dicono che è stato mangiato da topi e maiali. Anni dopo, i pentiti vip sostengono che Totò Riina lo usava come scendiletto; durante il processo a Giulio Andreotti, Francesco Marino Mannoia rivela di aver gestito molti dipinti rubati, opere di Guttuso, Antonello da Messina e Caravaggio, e Giovanni Brusca testimonia che la mafia, dopo le leggi speciali seguite alla morte di Falcone e Borsellino nel 1992, cerca di "trattare" con lo Stato italiano, chiedendo per la restituzione un alleggerimento del 41bis, l’articolo di legge sul carcere duro, tutte tesi mai confermate.

La nicchia vuota, dopo il furto
Del noir pittorico ne hanno scritto anche giornalisti autorevoli come Mauro De Mauro, scomparso a Palermo nel '79 il cui corpo non è stato ritrovato, che si chiese come fosse possibile che un capolavoro del genere non avesse protezione, e Leonardo Sciascia che pubblicò svariati articoli in cui invitava lo Stato a “rinunciare alla custodia delle opere d’arte data l’incapacità a difenderli”.
Missing, desaparecido, scomparso, in una parola si futteru l'opera (hanno rubato l'opera, ndr) punto e basta. Il giallo de La Natività non è stato risolto, ma continua a nutrire voci e verità inquietanti. Il capolavoro è tuttora nella Top Ten Art Crimes dell’Fbi e il suo valore commerciale è stimato in 20 milioni di dollari. Ma dal 12 dicembre scorso c'è una bella notizia, una novità 2.0.

La riproduzione hi tech
Sky Arts Production Hub – il nuovo centro d’eccellenza europeo per la produzione di programmi sull’arte con sede a Milano – alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha riconsegnato il capolavoro all’Oratorio della Compagnia di San Lorenzo a Palermo. Certo non si tratta dell'originale ma di una perfetta riproduzione digitale realizzata con nuove tecnologie. “È un’iniziativa che ha tanti significati a partire da quello simbolico, che consente di ritrovare l'effetto e l'emozione che il Caravaggio suscitava in questo Oratorio – ha dichiarato Mattarella all'inaugurazione – ed è anche la dimostrazione della capacità di coniugare cultura e tecnologia avanzata. Un segno di legalità contro le azioni criminali di trafugare le opere d'arte”.
La “ri-materializzazione” – per un costo di circa centomila euro – è stata realizzata dalla Factum Arte, società guidata dall’inglese Adam Lowe, specializzata nelle perfette riproduzioni di opere d’arte. Il facsimile hi-tech è stato clonato in un laboratorio di Madrid attraverso tecniche di stampa digitali altamente innovative e rifiniture a mano, da un team composto da informatici, storici dell'arte, ingegneri, che hanno lavorato con stampanti in 3D, laser a luce bianca, apparecchiature avveniristiche e utilizzando lo stesso inchiostro e la stessa qualità dei pigmenti ripresi dal trittico caravaggesco custodito nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi.
L'ambiziosa operazione è stata possibile grazie alla passione e alla caparbietà di Peter Glidewell, romano con studi al Sotheby's Institute of Art di Londra, e di Bernardo Tortorici, principe di Raffadali, presidente dell'associazione Amici dei Musei Siciliani, ente gestore da quasi dieci anni dell'Oratorio della Compagnia di San Lorenzo. I due amici smuovono mari e monti e riescono con successo a concludere l'operazione e a scrivere una pagina di riscatto civico. “L'opera sarà un risarcimento per la città, non si tratta di un falso d’autore, è un clone artistico, è la mano di Caravaggio ritrovata grazie alla scienza tecnologica” spiega Tortorici. “La storia della mafia è una millanteria, credo che il furto sia stato commissionato da altri e solo realizzato con mano d'opera mafiosa – conclude – il taglio della tela è chirurgico, non si è trattato certo di balordi armati di lamette”.
Il prossimo 6 gennaio 2016 andrà in onda su Sky Arte HD (canali 120 e 400) il documentario di un’ora dal titolo “Operazione Caravaggio – Mistery of the Lost Caravaggio”, distribuito a livello internazionale, per una platea potenziale di 21 milioni di famiglie abbonate.