Che si resti a New York per qualche giorno o per parecchi mesi (o per sempre…), è comunque inevitabile sentirsi, in ogni caso, sopraffatti dall’ineguagliabile densità e varietà delle offerte culturali della metropoli cosmopolita per eccellenza. I grandi musei ospitano capolavori realizzati da artisti di tutti i tempi, provenienti da tutto il mondo.
L’internazionalissima New York rappresenta però anche una notevole opportunità per scoprire l’arte americana: ed è un’esplorazione davvero avvincente.
La prima meta è senza dubbio l’American Wing del Metropolitan Museum, strepitosa raccolta di opere d’arte, oggetti, immagini, su un arco di tempo che va dal periodo coloniale al 1920. Numerose le period rooms, ricostruzione di ambienti che restituiscono precisi indizi sugli stili di vita in periodi e zone geografiche diverse, affiancate da un’ampia esposizione dedicata alle arti decorative. Tra queste, va citata almeno la stanza progettata da Frank Lloyd Wright, un salotto (reception room) del 1912-14, per una residenza vicino a Minneapolis.
Piccole cose

Attribuito alla tradizione artigianale Symonds, Armadietto, Salem, Massachusetts, 1679; quercia, pino, noce, cedro, acero.
Alcuni manufatti risultano commoventi, come un armadietto che risale al 1679, proveniente da Salem: certi oggetti, nella servizievole umiltà della propria funzione (aldilà del pregio estetico che possono avere) hanno il potere di scaraventarci in maniera più che mai vivida nella quotidianità di generazioni lontane, suggerendo un contesto storico, un ambiente altrimenti inimmaginabile. È la grande potenza documentaria del tutto specifica che oggetti materiali e immagini, forme, (come magnificamente chiarito da George Kubler, Aby Warburg e Carlo Ginzburg, per citare studiosi epocali in questo ambito) possono avere.
In quest’ala si trova anche l’inatteso panorama del Palazzo e dei giardini di Versailles, visione panoramica circolare dipinta nel 1818-19 dall’americano John Vanderlyn, che lo mostrava girando in tournée.
Il mito americano

Emanuel Leutze (1816ÔÇô1868), Washington Crossing the Delaware, 1851, olio su tela, 149 x 255 in. (378.5 x 647.7 cm), Metropolitan Museum, New York.
E sempre qui è esposto il celeberrimo quadro storico Washington Crossing the Delaware di Emanuel Leutze, vera e propria icona dell’identità americana. Il dipinto raffigura uno dei momenti fondamentali della rivoluzione, quando George Washington attraversa il fiume Delaware il giorno di Natale del 1776, guidando i suoi uomini a Trenton dove si sarebbe svolta una battaglia vittoriosa. Il mito di George Washington è celebrato in innumerevoli ritratti e in quadri che immortalano svariati episodi della sua vita in pace e in guerra, disseminati nei musei degli Stati Uniti, a partire appunto dal Metropolitan.
L’American Wing, una delle sezioni più visitate del Met, è molto estesa. Comprende anche, oltre alle sale dei dipinti, una luminosa corte delle sculture, un ampio visible storage (un magazzino visibile) e l’Henry Luce center for the study of american art. Un incontro di estremo interesse è quello con le sculture che rappresentano soggetti dell’American West, sia di grandi che di piccole dimensioni (i bronzetti).

Thomas Hart Benton (1889ÔÇô1975), America Today (dettaglio), 1930ÔÇô31, ten panels, egg tempera, Metropolitan Museum, New York.
Una festa della pittura
E l'American Wing è anche una vera festa della pittura. I formidabili ritratti di Sargent e Whistler, l’Hudson River School, Homer, Eakins, gli impressionisti americani, una sezione dedicata all’immagine femminile, l’affermazione di un’identità nazionale attraverso i paesaggi, le gesta della Guerra civile, i peculiari stili di vita americani dalle colonie alla giovane Repubblica, al tardo Ottocento…
Bisogna però spostarsi nella sezione Modern and Contemporary Art (che ospita anche le opere prodotte da artisti americani dopo il 1920) per vedere lo straordinario murale di Thomas Art Benton America Today, oggetto nei mesi scorsi di una mostra monografica. Realizzato nel 1930-31 dall’artista che è stato anche il maestro di Jackson Pollock (il quale ha tra l’altro posato per questo lavoro), propone un’epica narrazione della storia degli Stati Uniti negli anni Venti, in dieci pannelli concepiti per rivestire interamente una stanza della New School for Social Research, e costituisce una formidabile riflessione dipinta su progresso, sviluppo e modernità, in un momento di drammatica crisi. Molte opere di artisti americani contemporanei sono naturalmente presenti anche nella collezione permanente del MoMA (numerosi splendidi Pollock, per esempio).
Arte al Meatpacking

Gli esterni del nuovo Whitney Museum al Meatpacking
Un po' più a Sud, nel Meatpacking District di Manhattan, il Whitney Museum of American Art è la più importante istituzione esclusivamente dedicata all’arte americana contemporanea, dal Novecento ai giorni nostri, con uno speciale interesse per gli artisti viventi. Fondato da Gertrude Vanderbilt Whitney nel 1931 (allora era nel Greenwich Village), ha riaperto nel maggio scorso inaugurando la nuova sede progettata da Renzo Piano, tra High Line e Hudson River, dove sono esposti alcuni degli artisti americani più significativi del secolo scorso tra cui Hopper, Pollock, Georgia O’Keefe, Hart Benton, Lawrence, Marsden
Hartley, Segal, Joseph Stella, Demuth, Sheeler, Ben Shahn (con il suo famoso Sacco e Vanzetti), Rothko, De Kooning, Warhol, Basquiat, Jasper Johns, Roy Lichtenstein, Calder (con il suo giocoso Circus).
L'America di Brooklyn

Il Brooklyn Museum.
Non abbastanza nota è la raccolta di arte americana del Brooklyn Museum, museo molto attivo, che a New York è secondo solo al Met per l’ampiezza delle sue collezioni. In un certo senso, questa sezione può essere considerata una gemella dell’American Wing del Met. Paesaggi, ritratti attraverso le epoche, immagini di modernità, oggetti di arti decorative sono esposti con un taglio focalizzato sulla costruzione della/delle identità americane.
Nei mesi scorsi il museo ha reso omaggio a Jean Michel Basquiat, artista nato a Brooklyn e qui particolarmente amato, con una mostra dedicata ai suoi quaderni: Basquiat: The Unknown Notebooks.
Storie del Queens
Per la cultura americana e la storia di New York, un luogo imprescindibile è il Queens Museum, ospitato in quello che era il padiglione della Città di New York realizzato per la New York World’s Fair del 1939, poi sede delle Nazioni Unite dal 1947 al 1952 e in seguito riutilizzato per la New York World’s Fair del 1964, all’interno del Corona Park. Oltre a ospitare esposizioni temporanee, conserva molti memorabilia delle due expo e il grande Panorama della Città di New York, concepito dal formidabile organizzatore Robert Moses e realizzato nel 1964 per attestare orgogliosamente le trasformazioni e la crescita urbanistica di New York, in cui Moses ha avuto un ruolo essenziale.
Al Queens Museum è anche in mostra permanente la Collezione Neustadt di Tiffany, di singolare interesse in quanto oltre a una serie di splendide lampade floreali, vetrate e altri oggetti, comprende un archivio assolutamente unico di vetri e altri materiali di laboratorio rimasti negli studi Tiffany, che avevano sede nel Queens proprio a Corona (insieme a fornaci per il vetro e a una fonderia per il bronzo), quando questi chiusero alla fine degli anni Trenta.