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Arte e Design
May 4, 2014
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May 4, 2014
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Warhol, il consumismo, New York e quello “shooting” di Marilyn. L’artista della Pop Art in mostra a Roma

Antonella CecconibyAntonella Cecconi
?Andy Warhol Self Portrait (red on black) 1986 Collezione Brant Foundation © The Brant Foundation, Greenwich (CT), USA © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2014

?Andy Warhol Self Portrait (red on black) 1986 Collezione Brant Foundation © The Brant Foundation, Greenwich (CT), USA © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2014

Time: 6 mins read

 

Dopo il successo riscosso a Milano, con 225.000 visitatori a Palazzo Reale, la mostra monografica dedicata ad Andy Warhol (150 opere provenienti dalla The Brant Foundation) è visitabile a Palazzo Cipolla a Roma fino al 28 settembre. Contemporaneamente al Pan (Palazzo delle Arti di Napoli) è in corso, fino al 20 luglio, la mostra Andy Warhol. Vetrine che, in occasione del vernissage, ha visto 5.000 persone in fila. L'esposizione di Napoli, a cura di Achille Bonito Oliva, è incentrata sul rapporto, negli anni '70, tra l'artista e la città partenopea che Lucio Amelio, amico-gallerista di Warhol, considerava multirazziale, creativa e per alcuni aspetti connessa idealmente a New York. L'evento di Roma presenta invece una raccolta delle opere più importanti dell’artista americano padre della Pop Art, messa da insieme da Peter Brant, amico intimo di Warhol di cui acquistò la sua prima opera (un disegno della famosa Campbell’s Soup) ancora ventenne, dando avvio a quella che sarebbe diventata una delle più importanti collezioni di arte contemporanea del mondo. 

Ma cos'è che rende Warhol così accattivante e le sue opere così famose? Probabilmente la sua rappresentazione della nostra realtà contemporanea attraverso la semplicità del suo linguaggio: l'isolamento, la dilatazione del soggetto e la ripetizione seriale dello stesso che, in tal modo, è ulteriormente decontestualizzato. Le sue opere non sono incomprensibili, appartengono ad una realtà globalizzata.

Warhol limita l'intervento manuale a favore dei media meccanici: registratore, cinepresa, polaroid, foto etc. Nella società moderna il medium diventa più importante del messaggio e Warhol concretizza, nelle sue opere, l'affermazione di Marshall McLuhan: “Il medium è il messaggio”. È stato pittore, attore, scultore, regista, produttore, editore, un artista multimediale. E a conferma della sperimentazione nell'ambito della multimedialità, il 10 maggio verranno presentati, alla Carnegie Hall di Pittsburgh, i risultati di una ricerca che ha recuperato, da alcuni vecchi floppy disk, 28 sue opere digitali inedite: la Commodore International l’aveva contattato per sperimentare le potenzialità grafiche del suo ultimo personal computer Amiga e l’artista eseguì dei ritratti con il solo mouse.

Andy Warhola (tolse poi la 'a' finale al suo cognome), immigrato cecoslovacco figlio di minatore e madre contadina, era profondamente legato agli Stati Uniti: “L'idea dell'America è così bella perché quanto più una cosa è livellata, tanto più è americana”. Ma una società di massa non offre a tutti le stesse garanzie: “L'America è veramente bella. Ma sarebbe ancora più bella se tutti avessero i soldi per vivere”. Rimasto orfano di padre a 14 anni, con la madre che sbarcava il lunario vendendo fiori di carta porta a porta (probabile riferimento in Flowers), Andy dopo il diploma (1949) lascia il “ghetto ceco” di Pittsburgh, attratto da New York e lì lavora come illustratore per il New Yorker, Harper's Bazaar, Vogue, Glamour, e come vetrinista per lussuosi negozi della Grande Mela. Molto fantasiosa e raffinata la sua serie di scarpe a foglia d'oro degli anni '50, esposta nella mostra a Palazzo Cipolla, ispirata dal suo lavoro per un famoso negozio di calzature.

Nella mostra in corso a Roma, la capacità di sintesi della linea di Warhol appare evidente nel disegno a penna a sfera su carta da pacchi, Standing Male (1957). Negli anni '60 inizia a dipingere i soggetti del mondo dei fumetti e della pubblicità (Dick Tracy, cibi in scatola e Coca Cola). Un'amica gli consigliò di dipingere quello che gli piaceva di più. La sua risposta fu: il denaro (One Dollar Bills, 1962) e le zuppe Campbell (Campbell's Soup Can – Chicken With Rice, 1962). Usa la tecnica serigrafica su tela che gli consente una produzione in massa di immagini (come la reiterazione dell'industria capitalistica) e sperimenta le oxidations, reazioni di sostanze acide su lastre metalliche, le sue uniche opere astratte (in mostra: Oxidation Painting, 1978, pigmento di rame e urina su tela). Nella società di massa, l’esclusività perde la sua importanza a favore del gesto meccanico della riproduzione in serie, da cui trae linfa il consumismo di cui Warhol rappresenta i feticci e in cui in sembra vedere una democratizzazione dell'esperienza di consumo: “Anche il Presidente beve Coca-Cola, Liz Taylor beve Coca-Cola, e anche tu puoi berla. Una Coca è una Coca, e nessuna somma di denaro può procurarti una Coca migliore di quella che beve il barbone…”.

Nel 1963 acquista una cinepresa: il suo The Kiss (Bela Lugosi) è un omaggio al cinema. Nello stesso anno fonda la Factory, con sede al quinto piano del 231 di 47th street (l'edificio, oggi, non esiste più), denominata Silver Factory perché rivestita di carta stagnola. Qui produce film, serigrafie, organizza feste ed eventi.

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Andy Warhol Blue Shot Marilyn 1964 Collezione Brant Foundation ┬® The Brant Foundation, Greenwich (CT), USA ┬® The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2014

Nel 1964 Dorothy Podber chiede ad Andy se può scattare/sparare (to shoot vuol dire entrambe le azioni) alle sue tele che ritraggono Marilyn. L'artista acconsente pensando che voglia fotografarle, ma, arrivata nello studio, Podber spara alle quattro tele. Nella mostra in corso in questi mesi a Roma è esposta l'unica delle quattro tele non restaurata, con una macchia sulla fronte: Blue Shot Marilyn (1964). La Factory si sposta, nel 1968, al sesto piano del 33 di Union Square. I suoi contemporanei, personaggi delle arti, dello spettacolo e della mondanità, fanno a gara per essere ritratti da Andy (25.000 dollari per il primo ritratto e 5.000 per i successivi) o partecipare alle sue feste (Kerouac, Ginsberg, Hopper, i Rolling Stones, Truman Capote etc.). Warhol rappresenta bene la New York di quel periodo: nevrotica, artistica, sessualmente trasgressiva e con una predilezione per le amfetamine.

Insieme a Gerard Malanga (assistente-poeta) e a Paul Morrissey (regista), promuove i Velvet Underground, il gruppo rock di Lou Reed. Nel giugno del 1968, Valerie Solanas – unico membro della Scum, Society for Cutting Up Men (Società per fare a pezzi gli uomini) – entra nel loft di Union Square e spara a Warhol che rimane seriamente ferito: ancora una volta qualcuno entrava nello studio di Warhol e sparava. Nel 1969 l'artista fonda il magazine Interview, inizialmente dedicato al cinema e in cui tutti i personaggi famosi bramavano di comparire. Nei 50-100 ritratti che esegue ogni anno, tuttavia, non ci sono solo personaggi famosi, come Nixon in Vote McGovern (in quest'opera Warhol ritrae il futuro presidente USA ma, sotto la sua immagine, scrive a mano l'invito a votare per il candidato democratico concorrente), ma anche i travestiti della serie Ladies and Gentlemen (1975). Nella sala delle polaroid allestita a Palazzo Cipolla, risultano particolarmente intriganti gli autoritratti dell’artista come Drag (1980-82).

Warhol aveva una personalità ansiosa, fobica. Era ossessionato dall'estetica (si definiva “ugly”, brutto); spaventato dalla sofferenza (“Il possesso del registratore pose veramente fine a qualsiasi forma di vita emotiva ch'io possa aver avuto, ma fui lieto di questa sparizione… Negli anni Settanta io penso che la gente avesse dimenticato che cosa siano in realtà le emozioni, e non credo che se ne sia mai più ricordata”) e terrorizzato dalla morte, a cui fa riferimento negli Skulls (1976) e nelle serie Disasters ed Electric Chairs. Forse proprio per esorcizzarla, ha bloccato il tempo con il film Empire, ripresa a camera fissa del celebre grattacielo per otto ore consecutive. Profeticamente la sua ultima sua mostra è The Last Supper, dedicata all'Ultima Cena di Leonardo, allestita a Milano nel 1987. Muore, a seguito di una banale operazione alla cistifellea, il 22 febbraio 1987. “Ho iniziato da artista commerciale e voglio finire da artista degli affari”. Warhol deve la fama che lo ha reso eterno e con cui ha vinto la battaglia contro la morte, alla creatività con cui è riuscito a trasformare in arte la vita quotidiana e i prodotti di massa.

 

Informazioni utili

Dove: Fondazione Roma Museo, Palazzo Cipolla, via del Corso 320, Roma.

Quando: fino al 28 settembre, lunedì dalle 14.00 alle 20.00; da martedì a domenica dalle 10.00 alle 20.00 (la biglietteria chiude un'ora prima). 1 maggio, 2 e 29 giugno, 15 agosto: dalle 10.00 alle 20.00.

Quanto: biglietto intero € 14,00 (audioguida inclusa); Ridotto € 12,00 (audioguida inclusa).

 

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