In occasione della mostra sul futurismo, appena inaugurata al Guggenheim Museum di New York, giovedì 20 la Casa Italiana Zerilli Marimò ha presentato una discussione sull’impatto del Futurismo sulla scena internazionale, tenuta da Günther Berghaus, senior research fellow all’Università di Bristol, con la partecipazione dei docenti della NYU Aran Merjian e Nicola Lucchi, introdotti dal direttore della Casa Italiana Stefano Albertini.
“In questi giorni New York pullula di Futurismo, ma mentre la mostra allestita al Guggenheim è concentrata sull’esplorazione della traiettoria della corrente futurista italiana, con l’evento di questa sera si vuole dare una panoramica degli stimoli e delle reazioni internazionali al Futurismo di Marinetti” ha dettp Nicola Lucchi, spiegando l’intento di ricostruire la percezione e lo sviluppo creativo della corrente in Europa e nel resto del mondo.
Tra il 1909 e il 1925 il Futurismo è diventato il catalizzatore di un ampio desiderio di rinnovamento culturale. La corrente del Manifesto, pubblicato da Marinetti e dai suoi collaboratori, è stata velocemente recepita da altri paesi europei e da altri molto più lontani (come ci ha spiegato anche la curatrice della mostra del Guggenheim, Vievien Green, nella nostra intervista).

Da sinistra: G├╝nther Berghaus, Aran Merjian e Nicola Lucchi, durante la conversazione alla Casa Italiana NYU
Il professor Berghaus ha illustrato esempi dell’arte futuristica in Europa e in America, per dimostrare come questo movimento sia stato accolto e reinterpretato a livello internazionale, diventando molto di più di una corrente artistica italiana.
“Lasciando da parte Marinetti, si possono osservare nel mondo varie correnti futuristiche, che in quegli anni ripensavano l’arte e cercavano di fare qualcosa di innovativo. Diversi paesi con diverse situazioni socio-politiche hanno dato al Futurismo imprinting molto differenti” ha spiegato Berghaus. Secondo Berghaus, in alcuni casi, sarebbe stata proprio la superficialità con cui il Futurismo veniva recepito all’estero (con il tentativo di prendere le distanze da Marinetti) a favorire lo sviluppo di soluzioni diverse e originali.
Berghaus ha poi parlato dell’impatto futuristico sull’Europa dell’Est, dove il movimento ha incarnato una vera e propria demolizione e ricostruzione; ha parlato della Russia, dove si sono raggiunti massimi livelli di creatività, senza che molte opere potessero essere mostrate al mondo; poi ha citato il caso della Georgia, dove un background artistico da demolire non esisteva, quindi il Futurismo ha rappresentato un incipit di fecondo sviluppo creativo.
Anche oltreoceano il movimento nato in Italia ebbe una certa diffusione e venne completamente reinterpretato per rappresentare le rivendicazioni della popolazione in Sud America, dove la mentalità non era compatibile con le proposte di Marinetti.
Negli Stati Uniti, invece, l’importanza del movimento non venne capita da gran parte degli intellettuali. Strano credere che quelle macchine e quei grattacieli americani ai quali Marinetti si ispirava, non venissero capiti proprio da chi viveva in mezzo ad essi. A capire appieno il Futurismo italiano furono invece quegli americani che vivevano in Europa, e che guardavano le rappresentazioni del loro mondo attraverso i disegni di Marinetti.
Al fine di creare un mezzo di comunicazione tra una comunità globale di esperti futuristi, nel 2009, è stato istituito un annuario internazionale di studi sul Futurismo. L’annuario ha un orientamento interdisciplinare e presenta una nuova ricerca sul Futurismo oltre i confini nazionali in campi quali la letteratura, le belle arti, la musica, il teatro, il design e altro ancora. Questi contributi mostrano che il Futurismo non è stato solo una corrente artistica italiana, ma si è irradiato da una cultura all’altra, in un processo che ha dato origine a forme di assimilazione straordinariamente complesse e spesso contraddittorie.