Il 2011, 150mo anniversario dell’Unità d’Italia, ha visto una forte presenza italiana alla National Gallery of Art. Fra le grandi mostre quella di Canaletto ed Arcimboldo e la visita della Venere Capitolina che per la prima volta ha lasciato Roma. Ora è in corso la mostra di "Antico", l’epoca d’oro dei bronzi del Rinascimento, allestita dall’Assistant Curator della National Gallery, Eleonora Luciano, che gentilmente ci ha guidato in questa visita. Siamo alla National Gallery of Art per parlare con la dottoressa Eleonora Luciano, assistente curatore per la scultura della National Gallery, della mostra di Antico, la terza mostra che lei ha curato. E` una mostra bellissima e interessante con le opere diAntico, e le chiederemo di farci da guida.
A sinistra la dottoressa Eleonora Luciano
«E’ un piacere parlare di Antico, è stato piacevole lavorare su questra mostra. Pier Jacopo Alari Bonacolsi si firma Antico nelle lettere per questa sua passione per l’antichità classica che è una della caratteristiche fondamentali del Rinascimento, e la riscoperta dell’arte e della cultura romana e greca. Antico è un artista che comincia la carriera come gioielliere, forse nato a Mantova, nel 1450, muore nel 1528 e passa l’intera carriera al servizio dei Gonzaga, principi di Mantova, marchesi prima e poi duchi, e la sua funzione è di artista, archeologo ed anche di consigliere sull’attività artistiche per vari membri della famiglia.
Il primo Gonzaga che è committente di Antico, con cui lavora molto vicino, è Gianfranceso Gonzaga che è appunto committente della bellissima urna, il Vaso Gonzaga, ed anche di queste medaglie che fanno vedere il volto di Gianfrancesco e della moglie, Antonia del Balzo. Solo un figlio minore del marchese Ludovico Gonzaga e quindi non del ramo regnante, Gianfrancesco, alla morte del padre eredita un piccolo possedimento, Bozzolo e Gossolo. In questa medaglia, si vede il castello di Bozzolo e misteriosamente la Trinacria. Prima di avere l’eredità Gian Francesco era stato un condottiero anche al servizio del Re di Napoli, e sua moglie era infatti napoletana della famiglia Del Balzo figlia del principe Piero di Altamura, e quindi questo riferimento alla Sicilia può derivare da questi anni passati a Napoli, probabilmente con visite in Sicilia».
Antico ha fatto delle opere di piccole dimensioni , per decorare i famosi studioli.
«Esattamente. Gianfranceso muore nel 1496, e sappiamo dall’inventario dei suoi possedimenti che aveva uno studiolo veramente grande, con tantissime opere, moltissime monete antiche, quasi tremila monete romane e greche, molte statuette, bronzetti, opere pregiate di tutti i generi, e sicuramente le opere che Antico fece per Gianfrancesco e Antonia del Balzo, erano parte di questo studiolo, che è un luogo piccolo, di studio, ma anche di contemplazione . Lo studiolo d’Isabella d’Este a Mantova, anche lei committente d’Antico, più tardi, sopravvive ancora ed era uno spazio molto piccolo forse anche per motivi sicurezza».
E comunque nello studiolo non ci sono più tante delle opere perché furono vendute, ma sono tornate insieme in questa mostra.
«Sì, una delle grandi gioie nel fare queste mostre è che riusciamo a riportare insieme opere che sono state disperse per secoli».
Alcune erano in Austria?
«Sì, quando la famiglia Gonzaga terminò, nel 1623, mi sembra, la collezione di Mantova fu venduta all’Inghilterra e quando Carlo I fu ucciso e le collezioni reali inglesi furono vendute e all’asta, molte furono vendute al Gran Duca asburgico Leopoldo Guglielmo, che comprò quei grandi pezzi della collezione, che erano stati venduti a Carlo I, e tramite questo Gran Duca asburgico Antico poi entrò nella collezione austro-ungarica che è all’origine del museo a Vienna. Se guardiamo un pezzo di Vienna, la Venere Felice, che è basata anche un po’sulla Venere Antica del Vaticano, bellissima, e una delle grandi invenzioni d’Antico è abbinare delle superfici bronzee a questa patina speciale, resa chimicamente, che era una cosa nuova, in questo periodo, e poi questa doratura, fatta con l’amalgama di
mercurio, ed anche argentature, come gli occhi argentati, se si guarda attentamente, che rendono preziosi questi oggetti, che sono sculture, ma sono anche oggetti d’oreficeria».
Ed anche il dettaglio delle foglie.
«Sì, si pensa che questa sia stata una committenza, ma forse un regalo dai Gonzaga, a Papa Giulio II della Rovere, forse per il matrimonio della figlia, Felicia della Rovere; infatti Venere, stranamente, ha queste foglie di rovere nei capelli, e forse è un’allusione appunto a questa committenza inusuale; comunque un’opera veramente bellissima, e in
questa misura piccola che è proprio da scrivania da poter essere tenuta in mano. Una di quelle opere che siamo molto contenti d’avere è questa piccola Ninfa o Venere ch’era stata commissionata, lo sappiamo da corrispondenza nel 1503, da Isabella d’Este che due anni prima nel 1501 aveva commissionato ad Antico un versione del famoso spinario che era al Museo Capitolino a Roma.
Spinario è un opera molto piccola e sappiamo da questa lettera che Isabella d’Este scrive al committente d’Antico, all’epoca Ludovico Gonzaga, chiedendo che Antico faccia una statuina che possa essere abbinata alla statuina dello Spinario. Questa è quella statuina basata su un modello antico, un marmo abbastanza grande ora a Palazzo Pitti».
Ha fatto anche tante medaglie.
«Sì, ha fatto quella medaglia che abbiamo visto e anche questi medaglioni delle fatiche di Ercole veramente bellissimi. Siamo particolarmente contenti d’averli. Queste hanno anche una provenenza interessante perché erano state restituite all’Italia dall’Austria-Ungheria. Come queste bellissime fatiche d’Ercole e con il leone e con l’idra di Verna che sono arrivate al Bargello come riparazione dopo la Prima Guerra Mondiale. Furono richieste come danni di guerra dopo che l’Italia ha vinto la guerra. Queste erano originalmente al Museo di Modena, però furono restituite all’Italia, al Museo Nazionale di Scultura a Firenze, al Bargello. E’ quindi una storia molto interessante dal punto di vista della provenienza e della storia italiana.
Comunque, sono un gran tour de force di modellazione, guarda per esempio il Leone ha questi artigli che cercano di aggrapparsi, addirittura qui la base e poi per esempio se guarda attentamente il mantello, vede queste piccole frange che sono addirittura argentate, non dorate, e tutta questa attenzione al dettaglio. Quello che trovo molto interessante è che il modello antico (anche qui c’è un modello Antico) non è un modello grande, ma un modello piccolino. Queste sono monete romane, in queste foto sono più grandi, gli originali sono come una moneta moderna e Antico riprende la composizione vivente e solo che rende molto più grande e rielabora ovviamente con pienezza di dettagli e particolari stupendi».
Poi ci sono pezzi più`grandi.
«I busti sono un’altra evoluzione importante sempre basati sui modelli antichi, Antonino Pio, imperatori romani, Cleopatra, e un soggetto romano che non conosciamo. E questi sono in bronzo naturale… anche questi erano probabilmente negli studioli delle residenze Gonzaga, e ci sono ancora nel palazzo ducale a Mantova, ci sono ancora molte nicchie, molto in alto».
Le sculture erano sempre fatte tenendo presente il punto di vista di chi le guardava.
«Perché`gli artisti erano molto consci della posizione finale della statua e quindi specialmente se sono molto in alto, bisogna cercare di modificare e l’aspetto per renderle visibili… volevo farti vedere un modello romano, che siamo molto contenti di avere per la prima volta, modello che adesso è all’Hispanic Society a New York, con la versione bronzea di Antico che è nel Getty Museum a Los Angeles, questo è un confronto che non è mai stato fatto prima e sono proprio contenta di poter vedere come l’artista lo rielabora… cosa pensa, cosa vede. Il bronzo è naturalmente una materiale molto più intensa, quindi si vede la capigliatura, che ha i capelli particolarmente espressivi, il naso naturalmente un po’ rovinato, e molto più vecchio».
Dal Romano di Antico passiamo al Marco Aurelio grande e alla statuetta.
«Sì, molte di queste riproduzioni sono di opere enormi, gigantesche, del Marco Aurelio di proporzioni monumentali, mentre la versione di Antico è questa piccola elegantissima, con dettagli… e questa è un’opera che siamo particolarmente contenti d’avere, perché è un’opera che si vede molto raramente».
È una mostra che contiene praticamente al meno… tre quarti della produzione di Antico.
«Sì, le opere di Antico sono molto, molto rare quindi è una mostra piccola però sono riuscita ad avere un tre quarti di esse, il 75% delle opere dell’artista, siamo molto fortunati, e grati a tutti coloro che ce le hanno date in prestito».
Anche in collaborazione con altre instituzioni, come il Museo di Vienna.
«Sì, il Museo di Vienna è quello che ci ha dato in prestito le cose più importanti, abbiamo dieci opere in mostra, anche la Frick Collection di New York, dove la mostra sarà a partire dal primo maggio prossimo».
Saranno qui fino a quando?
«Sono qui a Washington fino all’otto aprile, quindi fino a Pasqua e poi alla Frick Collection dal primo maggio alla fine di luglio».
E` una esperienza eccezionale. Devo congratularmi con lei perché è veramente stata allestita nella tradizione della National Gallery, con un gusto particolare che non trascura affatto i dettagli.
«Sì, i colleghi sono bravissimi, sono molto grata a tutti quelli che hanno lavorato in questo campo, nel rendere uno spazio intimo che cerca di evocare un po` uno studiolo originale».
Io non posso che ringraziarLa del tempo, del regalo che fa a tutta la comunità, anche degli italiani che sono veramente orgogliosi di avere una mostra dedicata ad Antico curata da una italiana. Grazie.