“E’ da pazzi – ride – aver scelto questa professione è da pazzi, ma la vita è una e io sentivo di dover seguire la mia vera passione.” Elena Somarè è una fischiatrice, lei dice che ce ne sono tanti al mondo, a me sembra che ci sia lei dopo Alessandro Alessandroni, il mitico interprete delle musiche di Morricone nella saga degli spaghetti western di Sergio Leone. Ma il fischio di Elena Somarè è diverso, e lo ha dimostrato alla Casa Italiana Zerilli Marimò in un concerto in cui ha è stata accompagnata dal chitarrista svedese Mats Hedberg, e che è stato salutato dagli applausi in piedi del pubblico.
La casa festeggiava i suoi 34 anni di vita, quasi tutti sotto la direzione di Stefano Albertini, “cuore e anima” del centro, dice Nancy Olnick, del board of directors, e fondatrice di Magazzino Italian Arts, intervenuta alle celebrazioni insieme al marito Giorgio Spanu, Chairman del Board. L’originale concerto era perfetto per la festa.
Somarè ha fischiato J.S.Bach, canzoni sudamericane e svedesi, la tarantella e Lucio Dalla: un repertorio molto diverso, in cui l’unica composizione pensata per fischio e strumenti era quella di Ennio Morricone.
“Il fischio è stato mal considerato nei secoli soprattutto per le donne – spiega al pubblico fra una esecuzione e l’altra –, era sconveniente: la posizione della bocca poteva alludere a qualcosa di sessuale. Esistono proverbi in molti paesi a riguardo, in Italia si dice: “Fischio di donna inviso alla Madonna”.”
Il fischio di Elena Somarè infrange le regole, afferma la vocalità femminile. In Italia fischiano gli uomini quindi e con una connotazione negativa: a teatro perché uno spettacolo non piace, per strada per infastidire le donne. In America al contrario fischiano tutti per applaudire e all’inizio del secolo scorso le donne avevano addirittura una scuola di fischio. Alice Show divenne celebre come solista del fischio, lasciò il marito e girò il mondo accompagnata dalle sue due bambine, diventando un simbolo del movimento delle suffragette.
“Io ho sempre fischiato, fin da piccola – mi spiega Somarè – è la mia passione e ora quando dopo i miei concerti le persone mi dicono: non credevo che fischiare potesse essere così bello, sono felice perché ho mostrato loro che non è una cosa da circo, ma una vera musica.”
Somarè fischiava a sei anni le arie delle opere che si sentivano in casa, poi la sua vita ha preso un’altra direzione: è diventata fotografa e documentarista. “Avevo una carriera: avevo fatto 12 documentari, ero innamorata della fotografia, ma ho mollato tutto per questa passione. E 12 anni fa ho iniziato a studiare musica seriamente, poi a fare i primi concerti. Ora ne faccio tanti, sono andata un po’ in tutto il mondo, dall’India all’Europa del nord, questa estate ero al Colosseo…Qui a New York siamo venuti solo in due, ma possiamo esibirci in trio con Lincoln Almada (arpa, chitarra e fischio), in quartetto, aggiungendo un pianoforte, persino in settetto: facciamo vera musica.”
A fine concerto il pubblico la circonda: autografi, complimenti. Non voglio perderla, dice una signora accorata, ecco la mia mail, mi scriva, la tranquillizza Somarè. “Sono contenta quando ho questi risultati – confida – il fischio è la nostra seconda voce, va finalmente valorizzata.”