Dopo quasi cinquant’anni di celebrità dei fumetti, di esilaranti speciali televisivi e di due film non certamente indimenticabili, Garfield, il gatto soriano arancione, pigro e sarcastico, creato nel 1978 dal geniale disegnatore Jim Davis e famoso per essere un gatto sedentario che odia il lunedì, adora le lasagne ed è sempre impegnato a sfuggire all’ennesimo bagnetto, torna al cinema per vivere finalmente un’avventura selvaggia all’aria aperta: parliamo dell’accattivante, divertente The Garfield Movie di Mark Dindal (animatore del “rinascimento Disney” come supervisore degli effetti visivi per The Little Mermaid, The Rescuers Down Under, Alladin e poi regista di film cult come The Emperor’s New Groove e Chicken Little).
Un grosso sospiro di sollievo – finalmente! – dopo le due precedenti semi-fallimentari apparizioni cinematografiche: Garfield-The Movie di Peter Hewitt, 2004, e Garfield 2 di Tim Hill, 2006, due lungometraggi con nulla di speciale.
Il lungometraggio di Dindal – nelle sale Usa dal 24 maggio, mentre in Italia è uscito già il 1 maggio – comincia con un ritorno alle origini, quando Garfield è un piccolissimo micio abbandonato per strada che, seguendo il suo infallibile fiuto per la pizza, incontra Jon, un giovane e solitario disegnatore di fumetti, che diventa il suo insostituibile “padrone” (in realtà Garfield sostiene di averlo adottato lui). A un certo punto la paciosa vita del gattone viene interrotta dal ritorno del padre Vic, che l’aveva abbandonato cinque anni prima e che ora lo spinge ad uscire all’aperto per intraprendere una pericolosa e molto “scomoda” avventura tra ferrovie e vicoli sporchi: una rapina al caseificio Lactose Farms. Con loro il fido amico, il saggio cagnetto Odie. Non sanno che dietro quel possibile crimine si nasconde la perfida cagna randagia Jinx, che vuole vendicarsi di Vic, un tempo suo compare in un precedente, fallito tentativo di rapina al caseificio.
Come andrà a finire? Con tante risate grazie ad un ritmo visivo surreale, vagamente demenziale, che non dà per scontata la popolarità del suo protagonista.
Unico appunto: una decina di minuti in meno avrebbero dato più intensità e ritmo a questa specie di rapina alla Ocean’s Twelve.
The Garfield Movie, senza cercare particolare originalità, ma puntando su un intrattenimento leggero, ben calibrato e mirato, si fa gustare per il suo ritmo incalzante ed incisivo che non conosce tempi morti: la storia non si perde per strada, si serve di tutto il necessario per costruire emozioni (il carattere del protagonista, il contributo dei comprimari, il rapporto padre-figlio). Un film che sa quello che vuole: sensibile alle necessità spettacolari ed emotive dei più piccoli, senza dimenticarsi però degli adulti, che sono stati bambini a loro volta e che, anche se fingono di no, non se lo sono scordato Garfield. Insomma, un buon film per famiglie, che ha però bisogno dei genitori, questo Garfield 2024.
Man mano che il mondo si è evoluto, anche il paffuto soriano ha camminato di pari passo con i tempi e la sua vita perfettamente coccolata è diventata ancora più facile, ma anche più pigra: appena svegliato vuole ordinare pizze con doppio salame piccante, a pranzo e cena le sue amate lasagne, tutto con un semplice clic di un pulsante del suo smartphone e l’aiuto di una app apposita, starsene sdraiato su una poltrona king size e hi-tech per gustarsi i film sui felini che propone la piattaforma CATFLIX!
La famiglia, una famiglia per molti versi allargata, è al centro del film, che è una storia di abbandono e riavvicinamento, di riscatto ed espiazione, di perdono e concessione di un’altra possibilità di redenzione: a condire il tutto, citazioni pop e cinefile di ogni tipo, come è d’uso da tempo, per strizzare l’occhio ai genitori mentre i piccoli ridono delle gag del gatto buffo e golosone (durante una movimentata scena di voli, fuga sul tetto di un treno, ed altro, Garfield dice, ammiccando allo spettatore “Vi starete chiedendo se sia io o una controfigura: sono io, come Tom Cruise in Mission Impossible”). Insomma, la vicenda di fondo riecheggia confronti generazionali in stile Kung Fu Panda o scontri con umani satanici, stile Galline in fuga, ma dove l’anarchia è più nella messa in scena sfrenata che nella sostanza.
La struttura narrativa, pur avendo una trama e varie sottotrame, ricalca in alcuni momenti quella delle strisce a fumetti: un’introduzione, un momento centrale e una risoluzione. Tanti tasselli che volutamente si susseguono senza soluzione di continuità.
Già considerando il cast vocale originale scelto da Mark Dindal si è capito subito che la Sony Pictures (produttrice del moderno Garfield) ha fatto le cose in grande: Chris Pratt dà la voce al protagonista; Samuel L. Jackson a Vic, padre dell’amato “gatto persiano dei pigri”; Jinx, la criminale cagna randagia che vuole vendicarsi di Vic è doppiata da Hannah Waddingham; Nicholas Hoult dà la voce a Jon, il giovane disegnatore che si intenerisce e adotta il piccolo Garfield che lo guarda dalla vetrina del ristorante Mama Leone mentre mangia una pizza; Harvey Guillén anima Odie, la cagnetta leale, dolce e dallo spirito libero che ama tutti, specialmente il suo pigro compagno Garfield; da non dimenticare poi anche Ving Rhames, anima vocale del toro Otto: lui e la sua anima gemella Ethel erano le mucche mascotte del caseificio Lactose Farms, finché non persero il lavoro a causa dell’automazione e dell’avidità aziendale. Ora trascorre le sue giornate pascolando su una collina vicina solo per dare un’occhiata alla sua amata Ethel esposta in uno zoo: gli hanno ammorbidito e raggrinzito la pelle ma hanno anche rafforzato la sua determinazione a salvarla. Quando Garfield, Vic e Odie hanno bisogno di aiuto per entrare nella Lactose Farms, Otto è la loro unica speranza e loro lo sono per lui di riabbracciare l’amata Ethel.

The Garfield Movie riunisce tutto ciò che il pubblico e i gattofili amano di Garfield, oltre ad alcune cose che non avevamo mai saputo, e questa volta sulle lasagne e sulle pizze ci sono gli ingredienti giusti: allo spettatore il compito di valutare se tutto sia ben cotto!