Dal 22 dicembre sugli schermi americani arriva il tanto atteso Aquaman and the Lost Kingdom, sequel di Aquaman (2018) – anche questo diretto da James Wan e basato sull’omonimo personaggio della DC Comics – che fu il più grande incasso nella storia del DC Extended Universe (una serie di film e di serie televisive di supereroi basati sui personaggi dei fumetti DC Comics e distribuiti dalla Warner Bros). Difficilmente ripeterà quel successo, stando ai numeri dei biglietti già acquistati in prevendita.
Non essendo riuscito a sconfiggere Aquaman (Jason Momoa) la prima volta, Black Manta (Yahya Abdul-Mateen II), ancora spinto dal bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si ferma davanti a nulla pur di sconfiggere il Re di Atlantide una volta per tutte. Questa volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché brandisce il potere del mitico Tridente Nero che scatena una forza antica e malevola. Per sconfiggerlo, Aquaman – ora sposato con Mera (Amber Heard) e padre di un bimbo, Arthur Jr. – si rivolge al “fratellino” Orm, ex re di Atlantide (Patrick Wilson) – da lui imprigionato alla fine del primo film – per stringere un’improbabile alleanza: mettere da parte le loro differenze per proteggere insieme il loro regno e salvare la famiglia di Aquaman e il mondo dalla distruzione irreversibile dovuta al surriscaldamento delle acque.

Presenti nuovamente nel cast anche Nicole Kidman nei panni di Atlanna, la mamma di Arthur Curry (la versione terrena di Aquaman, dotato – come già dal primo film – di due dimensioni); Dolph Lundgreen, re Nereus e padre di Mera; Ludi Lin, Captain Mark, comandante di Atlantide e Temuera Morrison, padre terreno di Arthur. La voice over del protagonista spiega subito il suo totale disagio davanti al formalismo di corte e alle decisioni della politica di Atlantide. Aquaman è diventato un sovrano che ama stare di più sulla terraferma con il figlio, bere birra con il padre umano e raccontare i suoi combattimenti. Le riunioni consiliari sono così noiose che le scambierebbe volentieri con una qualsiasi rissa.
La sceneggiatura rispolvera il fratellastro redento per dargli una spalla degna delle sue gesta. Amber Heard ha un ruolo secondario stavolta, forse dovuto alle sue vicissitudini legali nella causa contro Johnny Depp.
Aquaman and the Lost Kingdom, che cita a più riprese maestri del cinema come Steven Spielberg, Peter Jackson o James Cameron – ma che sembra non avere alcuna voglia di guardarsi indietro perché consapevole di non avere più un futuro -, dimostra di avere una sua verve divertente alternando le fasi più leggere con scontri a lungo andare ridondanti: è, insomma, solo un film di puro intrattenimento confusionario e tenuto in piedi dalla simpatia di Jason Momoa e dalla bravura del cast. La nuova avventura di Aquaman è un distillato di puro intrattenimento che non richiede sforzi allo spettatore. La noia non spingerà mai il pubblico a controllare l’orologio in attesa dei titoli di coda. L’idea di trasformare il film in un buddy movie tiene in piedi la baracca perché permette al film di entrare nell’ottica del precedente, ovvero quella di non prendersi sul serio.

Il film, scritto da David Leslie e Johnson-MGoldrick, non riesce comunque a nascondere dei limiti palesi: sviluppi abbozzati – e dai tratti talvolta casuali – ed elementi tratteggiati in modo superficiale. Porta avanti innanzitutto una riflessione sul ruolo e il peso della famiglia nella società: un messaggio di fondo che nel film va ben oltre l’importante impegno ambientalista, che fa invece semplicemente da contorno a una storia incentrata sui rapporti fra i vari personaggi e nella quale le motivazioni personali dei personaggi ritratti nell’azione diventano allora fondamentali: vedi l’intero arco narrativo di Black Manta e le sue ragioni d’odio nei confronti di Arthur, o il problematico rapporto di quest’ultimo con il “fratellino” Orm con il quale non ha mai avuto modo di confrontarsi a cuore aperto oltre il campo di battaglia.

La questione del riscaldamento globale è molto detta ma poco mostrata nel concreto, risultando più un espediente narrativo rispetto a un sincero interessamento alla tematica. E il lato artistico rispecchia questa intenzione, perché oltre a fumi verdi inquinanti, il mare e gli oceani sono sempre
limpidi e cristallini, e la fauna ittica gode di ottima salute. Quando è invece noto il contrario.
Resta una domanda. Sarà un successo come il precedente, che incassò un milione di dollari, o sarà un flop, visto che nell’ultimo anno, a parte Guardiani della Galassia 3, i film tratti dai fumetti hanno molto sofferto al box office?