Valzer delle poltrone fra i capolavori del Balpaese. Il ministero della Cultura ha ufficializzato infatti i risultati della selezione internazionale secondo le regole della legge Franceschini: venerdì 15 febbraio, Gennaro Sangiuliano ha fatto sapere infatti di avere scelto dalle terne predisposte dalle commissioni deputate alle selezioni, e di aver ’incoronato’ i direttori per i musei italiani di prima fascia. Fra loro di non italici, ce n’è solo uno: Eike Schmidt.
Se ad oggi ai vertici dei più importanti musei italiani si contavano nove stranieri, in Italia la querelle sulle loro nomine non si è mai sopita. Tutto risale al 2015, quando il decreto dell’ex ministro Dario Franceschini (da cui il nome della riforma) consentì che venissero assunti, stabilendo che dopo due mandati, quindi otto anni, tutti i direttori, italiani e non, avrebbero dovuto lasciare il loro incarico. In quell’anno furono ben sette su venti gli stranieri chiamati a guidare i 20 musei superstar del patrimonio pubblico dello Stivale. Tra questi, la tedesca Cecile Hollberg, storica e manager culturale alle Gallerie dell’Accademia di Firenze, James Bradburne, 59 anni, nato in Canada ma di nazionalità britannica a Brera, Sylvain Bellenger, storica dell’arte francese a Capodimonte. Alcune di queste nomine finirono al centro di una lunga contesa amministrativa: nel 2017 il Tar (Tribunale amministrativo regionale del Lazio) annullò le nomine di cinque dirigenti, sostenendo che la legge italiana non prevedesse che incarichi così delicati fossero assegnati a persone non italiane. Dopo una serie di ricorsi, nel 2018 il Consiglio di Stato ribaltò la sentenza del Tar e stabilì che i musei italiani potessero avere direttori stranieri.
Il bando internazionale per il rinnovo della direzione di dieci importanti musei italiani, in scadenza dopo il concorso indetto nel 2015 da Franceschini, era stato pubblicato dal ministro Sangiuliano il 16 giugno scorso. Fra i riconfermati figura dunque Eike Schmidt, al Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli: al suo posto agli Uffizi siederà ora Simone Verde, classe 1975, responsabile della ricerca scientifica e della produzione editoriale per l’Agence France-Muséums Louvre Abu Dhabi, attualmente direttore del Complesso museale della Pilotta di Parma. Non si sa invece dove andrà Sylvain Bellenger, dal 2015 Direttore Generale Capodimonte (non un novellino: in precedenza aveva lavorato negli Stati Uniti all’Art Institute di Chicago (2012-2015) come Searle Chair and Curatore del Dipartimento di Pittura e Scultura Europee dal Medievo al ventesimo secolo; all’Institut National d’Histoire de l’Art (INHA) di Parigi dal 2005 al 2010 in qualità di Conservateur en Chef du Patrimoine, e come Chair and Curator il Dipartimento di dipinti e sculture europei e americani del Cleveland Museum of Art dal 1999 al 2005).
Diventato cittadino italiano appena il mese scorso, mr. Schmidt non ha ancora sciolto il nodo se intenda o meno lanciarsi in politica, per correre con il centrodestra a sindaco del capoluogo toscano, città che dovrà comunque lasciare a breve per Napoli. Decidesse di correre per la carica di sindaco, da direttore Eike Schmidt potrebbe andare in aspettativa: dovesse perdere, dopo la campagna elettorale lo storico dell’arte tedesco naturalizzato italiano potrebbe andare a Capodimonte. Dovesse vincere, essendo il mandato di sindaco (di cinque anni), più lungo del mandato di direttore (di quattro anni), occorrerebbe invece rimettere a bando la direzione del museo napoletano.
La questione “stranieri“ è stata sollevata a più riprese anche dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che vorrebbe fosse preclusa agli storici dell’arte provenienti dall’estero la possibilità di diventare direttori di istituzioni culturali nel Belpaese. “Si è mai visto un non francese a dirigere il Louvre? I simboli sono i simboli“, lo ’sgarbipensiero’. Al netto del fatto che, come sempre accade, le sue sono prima di tutto affermazioni provocatorie, vale la pena sottolineare un concetto valido in tutti i settori, non solo in quello museale. E cioè che non dovrebbe essere la provenienza, ma il merito a determinare le scelte della commissione. Tra l’altro questo Governo sembra avere particolarmente a cuore il concetto di merito, tanto da averlo aggiunto nel nome del ministero dedicato all’istruzione e sarebbe una stonatura se proprio in questo caso venisse meno ai suoi proponimenti.
“Gli stranieri non devono essere discriminati“, è la posizione più volte espressa dal ministro Sangiuliano. “Se sono bravi devono poter lavorare da noi: stimo molto, per esempio, i direttori degli Uffizi e di Pompei e mi auguro che possano continuare a lavorare in Italia“, il suo commento. Due ‘stranieri’ erano fuori gara – in quanto non in scadenza: Gabriel Zuchtriegel, al timone del Parco Archeologico di Pompei, e Cecile Hollberg, 48 anni, storica e manager culturale tedesca che guida le Gallerie dell’Accademia di Firenze.
Il bando del 16 giugno – scaduto il 14 luglio- ha visto planare sul tavolo del ministero candidati da tutta Europa, come impongono le direttive comunitarie: una commissione indipendente di altissimo livello ha scelto la rosa dei vincitori, che in realtà avranno molti onori ma stipendi non particolarmente allettanti. Dato non secondario… E se la prima mandata di “convocazioni“ internazionali aveva visto grande entusiasmo di specialisti e addetti ai lavori oltre gli italici confini, visto il prestigio dell’incarico, dal punto di vista squisitamente economico l’Italia al momento non è certo competitiva con quello che può offrire il mercato estero. Per chi volesse conoscere tutti i nomi, i risultati della selezione internazionale secondo le regole della legge Franceschini è stata pubblicata sul sito dal ministero all’indirizzo www.beniculturali.it/