Nuova scoperta nel parco archeologico di Pompei: questa volta a fare la gioia di studiosi e visitatori non è un un luogo ameno e sontuoso, ma un panificio-prigione, un locale angusto e tenebroso dove convivevano persone ridotte in schiavitù e asini, rinchiusi e sfruttati per macinare il grano necessario a produrre il pane.

Si tratta di una ’prigione’ senza affaccio esterno, con piccole finestre dotate di grate in ferro per il passaggio della luce: nel pavimento sono emersi intagli per coordinare il movimento degli animali, costretti a girare per ore con occhi bendati. L’antichissima struttura è venuta alla luce nella Regio IX, insula 10 del sito archeologico più famoso dello Stivale, dove sono in corso scavi nell’ambito di un più ampio progetto di messa in sicurezza e manutenzione dei fronti che perimetrano l’area ancora non indagata della città antica.
Le indagini hanno restituito una casa in corso di ristrutturazione, un’abitazione suddivisa – come spesso avviene – in un settore residenziale decorato con raffinati affreschi di IV stile, e un quartiere produttivo destinato in questo caso alla panificazione. In uno degli ambienti del panificio, erano già emerse nei mesi scorsi tre vittime, a conferma che nonostante la ristrutturazione in corso, la dimora fosse tutt’altro che disabitata.

Una fotografia/testimonianza del lavoro massacrante a cui erano sottoposti uomini, donne e animali negli antichi mulini-panifici, su cui abbiamo la fortuna di disporre di una fonte d’eccezione, lo scrittore Apuleio, vissuto nel II secolo d.C., che nelle Metamorfosi (IX 11-13), racconta l’esperienza del protagonista, Lucio, trasformato in asino e venduto a un mugnaio, evidentemente sulla base di una conoscenza diretta di contesti simili.
Le nuove scoperte rendono possibile descrivere meglio anche il funzionamento pratico dell’impianto produttivo che, seppure in disuso al momento dell’eruzione, ci restituisce una conferma puntuale del quadro sconcertante dipinto da Apuleio.
“La scoperta di un panificio-prigione a Pompei è un’ulteriore conferma del valore inestimabile dell’intero sito archeologico – il commento del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – . Il Parco di Pompei continua a rivelare nuovi tesori che si aggiungono al patrimonio già ricchissimo della nostra Nazione. Queste nuove scoperte, frutto di scavi e di una ricerca scientifica continua e puntuale, confermano l’unicità di un luogo che tutto il mondo ci invidia. A ottobre, ho illustrato alla Commissaria UE Elisa Ferreira gli straordinari risultati conseguiti dal programma di interventi del Grande Progetto Pompei. Di recente abbiamo assicurato nuovi finanziamenti a Pompei affinché le ricerche e la valorizzazione possano continuare”.

Sempre in tema sorprese archeologiche, nell’agosto scorso era affiorato nell’area nord della Regio V del Parco di Pompei, uno dei grandi quartieri della città antica: piccoli ambienti arredati sono stati rinvenuti attorno al sontuoso larario con raffigurato un ‘giardino incantato’, già scavato nel 2018 nel corso di interventi di manutenzione dei fronti di scavo.
La vita immobile di Pompei riaffiora così, con gli ultimi istanti di vita ‘fotografati’ negli arredi sconquassati dall’eruzione del 79 d.C. Si tratta in particolare di piatti, vasi, anfore, oggetti in vetro e terracotta lasciati in bauli e armadi, abbandonati frettolosamente durante la catastrofe e recuperati oggi con gli strumenti dello scavo stratigrafico. Ma anche oggetti meno documentati come un prezioso bruciaprofumi decorato e il gruppo unico di sette tavolette cerate raccolte da un cordino, di cui è stato possibile realizzare un calco.