Una iniziativa per favorire un incontro tra l’arte e la memoria, tra le istanze e la sensibilità del discorso artistico contemporaneo e le rovine delle antiche sinagoghe d’Europa. Questo il progetto presentato lunedì sera al CIMA, il Center for Italian Modern Art di New York, da Adachiara Zevi, architetta, storica dell’arte, autrice di diversi libri dedicati all’arte contemporanea e presidente della Fondazione Bruno Zevi, e Ittai Weinryb, professore di arte medioevale, in congiunzione con la mostra dedicata agli anni americani di Corrado Cagli.
Intitolata Art, Memory, Place, la storia che i due esperti hanno raccontato durante la serata è per molti versi affascinante e fino ad ora praticamente sconosciuta, al di là di pochi esperti, al largo pubblico degli americani. Da più di vent’anni, hanno spiegato, attorno alle rovine di una delle sinagoghe più antiche del mondo Occidentale, quella di Ostia antica, un gruppo di artisti contemporanei dai nomi famosi come Ludovica Carbotta, Maria Eichhorn, Daniel Buren e Gail Weinstein si impegna a far rivivere la memoria con una sensibilità moderna. Presentate una per una, le immagini delle singole opere d’arte hanno mostrato un panorama di creatività e di approfondimento diversificato.

“Esporre l’arte moderna accanto alle rovine di un’antica sinagoga è particolarmente importante, soprattutto in un momento come quello che stiamo attraversando – ha spiegato Adachiara Zevi, -riafferma il valore della memoria e del dialogo, interpreta le lezioni di ieri con una sensibilità contemporanea”.

Per secoli, le sinagoghe ebraiche in Europa e nel resto del mondo sono servite non soltanto come luogo di culto, ma anche come centro di aggregazione e di scambio culturale. Il divieto di riprodurre immagini umane nelle decorazioni, però, ha impedito di farne, come è invece avvenuto per le chiese cattoliche, anche dei centri di esposizione dei capolavori artistici nel corso dei tempi.
Adesso, però, qualcosa è cambiato, a partire dal fatto che l’arte moderna, che è astratta, non pone vincoli religiosi. Tutto è cominciato con un’idea nata a Stommeln, in Germania, dove dal 1990 un artista viene invitato ogni anno a esporre una sua opera originale nella vecchia sinagoga locale sopravissuta al nazismo.
Da questa iniziativa, poi, ha preso ispirazione Adachiara Zevi dopo che sono venute alla luce durante i lavori per la costruzione dell’autostrada verso l’aereoporto di Fiumicino le rovine della sinagoga di Ostia antica. Gli scavi archeologici hanno rivelato alcuni ambienti affacciati su un corridoio e una sala maggiore in cui venivano conservati i rotoli della Torah, una cucina e un bagno rituale. Ritenuta in un primo momento la più antica del mondo Occidentale, anche se poi alcuni test fatti sui reperti l’hanno datata al terzo secolo dopo Cristo invece che al secondo come si era ritenuto inizialmente, la sinagoga ha rivelato l’esistenza di una vivace vita ebraica all’interno di un importante centro marittimo e commerciale romano. Le rovine, come era prevedibile, hanno immeditamente attirato l’attenzione degli studiosi e dei turisti.

Ad Adachiara Zevi, quelle antiche rovine hanno però suggerito un progetto molto più ambizioso e ispirato all’esempio tedesco. Così è nato dal 2002 il progetto “Arte in memoria”, una biennale che invita gli artisti a creare un lavoro originale pensato appositamente per l’area che ospita le rovine della sinagoga e a cui hanno partecipato, nel corso degli anni oltre 50 artisti internazionali e che riaprirà i battenti il prossimo gennaio. Alcune delle opere sono state donate e rimarranno senza scadenza nel perimetro archeologico, altre rimangono in esposizione soltanto per un periodo limitato.
Malgrado le limitazioni, d’altra parte, il dialogo tra l’arte e il mondo religioso ebraico è sempre esistito. Come ha spiegato durante la presentazione al CIMA Ittai Weinryb, già una antica sinagoga siriana di epoca bizantina mostrava nelle sue immagini un preciso, articolato e affascinante discorso artistico. E lo stesso ha fatto molti secoli dopo, nel 1970, l’artista Corrado Cagli quando ha creato lo splendido monumento in ferro battuto che adorna la piazza della città tedesca di Gottingen dedicata alla memoria della sinagoga distrutta dai nazisti e che ricrea nella sua ombra una stella di Davide.