Ci sarà la grande soprano Raina Kabaivanska, indimenticabile protagonista del Don Carlo del 1968 diretto da Claudio Abbado. Cambiano temi e tendenze, ma la piazza meneghina del 7 dicembre resta un simbolo: come in quell’anno tumultuoso, le proteste faranno parte della Prima scaligera 2023, quando il Don Carlo di Giuseppe Verdi, allestito dal regista Lluis Pasqual e dallo scenografo Daniel Bianco, inaugurerà la stagione della Scala nel giorno di Sant’Ambrogio, ultima tappa del percorso di riflessione sul potere che il direttore musicale del teatro, Riccardo Chailly, ha sviluppato tra 2021 e 2022 con Macbeth e Boris Godunov.
Il nuovo allestimento porterà lo spettatore dietro le quinte dello “spettacolo del potere“: anche l’autodafé, cerimonia abbagliante e macabra di autorappresentazione dell’assolutismo, non troppo diversa dai meccanismi della propaganda di oggi, è mostrata soprattutto nel momento della preparazione e solo pochi minuti sono riservati alla “festa“ nella sua magniloquente esteriorità. Qui campeggia un colossale retablo dorato e finemente istoriato. Una grande torre di alabastro, inquadrata in un sistema di cancellate, un gigantesco centro di gravità permanente, immerso in un’atmosfera sospesa tra ambiente ecclesiastico e secolare, attorno al quale ruoteranno tutte le scene della tragedia, ritagliati nei grandi spazi del palcoscenico.
Ma non ci saranno né il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (“Non poteva, ci sarà l’anno prossimo“, ha annunciato il sovrintendente Dominique Meyer), né la premier Giorgia Meloni; al loro posto nel Palco reale siederanno il presidente del Senato Ignazio La Russa, il vicepremier Matteo Salvini, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e i padroni di casa Giuseppe Sala, sindaco e presidente della Fondazione, e Attilio Fontana, governatore della Regione Lombardia.

Il titolo, che debuttò l’11 marzo 1867 all’Opéra di Parigi, aprirà per la nona volta il cartellone di via Filodrammatici (l’ultima risale al 2008), nella versione che il compositore realizzò proprio per la Scala nel 1884. Nell’approccio a quella che ha definito “Bibbia verdiana“, Chailly tornerà con la memoria alle edizioni dirette da Claudio Abbado nel 1968 e nel 1977: come nei due precedenti, si ascolterà l’introduzione al monologo di Filippo affidata alla fila dei violoncelli secondo partitura e non al violoncello solo come spesso avviene. Superbo il parterre dei protagonisti, molti dei quali strettamente legati al Piermarini: Francesco Meli nel ruolo del titolo, la super star Anna Netrebko nei panni di Elisabetta di Valois, Michele Pertusi-Filippo II, Elīna Garanča-Principessa d’Eboli, Luca Salsi-Marchese di Posa e Ain Anger-Grande Inquisitore.
“È un’opera romantica, emozionante – le parole di Pasqual – . Ho cercato di vederla nel suo contesto storico, ma con gli occhi di oggi: vediamo i backstage di tutto, vediamo quello che c’è dietro. E dietro c’è una solitudine enorme, frutto di una grande tristezza, non perché la Spagna era triste, ma perché gli eventi raccontati sono tristi. E ho adottato una concezione registica concentrata nello svelare i meccanismi del potere“.
Trasmessa in diretta in 4K (per la prima volta) su Raiuno alle 18 ora italiana, e in streaming su RaiPlay, la prima del Don Carlo porterà in platea numerose personalità, molte delle quali presenze fisse dell’evento scaligero: la senatrice a vita Liliana Segre, il senatore a vita e ex presidente del Consiglio Mario Monti, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, l’architetto Stefano Boeri, direttore della Triennale di Milano, Giovanni Bazoli, presidente onorario di Intesa Sanpaolo, Livia Pomodoro, ex presidente tribunale di Milano, l’imprenditrice Diana Bracco. La Scala annuncia inoltre la presenta di Ornella Vanoni e Patti Smith, Natalia Aspesi, Corrado Augias, numerosi direttori artistici di teatri europei, e dall’Italia il sovrintendente di Santa Cecilia Michele Dall’Ongaro, dell’Opera di Roma Francesco Giambrone, del Carlo Felice di Genova Claudio Orazi, del Regio di Torino Mathieu Jouvain, del Comunale di Bologna Fulvio Macciardi. E poi il ballerino Roberto Bolle, la regista Andrée Ruth Shammah, e Nicoletta Manni, la neo-étoile della Scala.
Sul fronte del dopo kermesse, Enrico Bartolini torna a firmare il menu della Cena di Gala al termine della Prima, che si terrà alla Società del Giardino. Come già nel 2019, lo chef è stato scelto da Caffè Scala: in omaggio al grande compositore, chef Bartolini – che al momento conta un palmarès di tredici stelle Michelin – ha creato un menu che celebrerà con modernità la cucina delle terre verdiane. Il menu si aprirà con un antipasto a base di Parmigiano, pepe e puntarelle, Panada emiliana e tartufo, Focaccia al rosmarino con Spalla di San Secondo. Come prima portata, l’immancabile Risotto, per l’occasione con porcini, anice e amarene: in omaggio non solo alla cultura milanese, ma soprattutto a Giuseppina Strepponi, celebre soprano e seconda moglie del Maestro Verdi, originaria di Lodi e particolarmente appassionata di questo piatto. La seconda portata sarà una pietanza “classica“ che avrebbe reso felice il Maestro: Faraona, mostarda e cime di rapa. Per concludere in dolcezza, la Corona Don Carlo, con mele, spezie e grano saraceno. Ad accompagnare i piatti, le bollicine dei Franciacorta firmati Bellavista, che al teatro milanese ha dedicato una delle sue cuvée più pregiate: il Brut Teatro alla Scala che farà il suo debutto con il millesimo 2019 insieme all’Alma Grande Cuvèe Brut, al Petra Toscana Rosso Igt 2020, al Nectar Demi-sec e al Distillato di vino Arzente.