Tutto finisce, anche il 76mo Festival di Cannes giunto alla sua ultima giornata di proiezioni: ma senza accusare stanchezza, vista l’elettrica aspettativa sulla Croisette per i film di Alice Rohrwacher e Ken Loach, ultimi due lungometraggi dei ventuno della sezione in concorso.
Chiusura significativa quindi, con due veterani di Cannes: lei è alla quarta partecipazione (Grand Prix Speciale della giuria nel 2014 con Le meraviglie e il Prix du Scénario -Migliore sceneggiatura – nel 2018 con Lazzaro felice), lui alla diciassettesima presenza (con due Palme d’Oro per Il vento che accarezza l’erba e Io, Daniel Blake – e tre Grand Prix Speciale della giuria).
Ciliegina sulla torta della giornata è la masterclass-incontro con il pubblico della sempre indomita Jane Fonda. L’85enne attrice, produttrice e attivista politica, vincitrice di due Oscar (Una squillo per l’ispettore Klute e Tornando a casa) e detentrice di una Palma d’Oro onoraria, verrà al Palais per parlare di cinema, della sua carriera e probabilmente anche del suo impegno sociale e politico.
Un incontro che promette attenzione, anche per un recente gossip “piccante”. Poche settimane fa, in un’intervista televisiva a “Watch What Happens Live”, alla domanda del conduttore Andy Cohen se ad Hollywood qualche uomo avesse cercato di portarla a letto nonostante il suo rifiuto, jane Fonda ha risposto: “Il regista francese René Clément. Diceva che il personaggio che interpretavo doveva avere un orgasmo nel film e lui aveva bisogno di vedere come erano i miei orgasmi. Lo ha detto in francese e io ho fatto finta di non capire”. Ai tempi del film, Crisantemi per un delitto, Clément aveva 51 anni e Fonda 27.
Intanto la giuria della Quinzaine de Cinéastes (formata da esercenti, selezione parallela al Festival di Cannes dal 1969 che da quest’anno sostituisce la Quinzaine des Réalizateurs) ha annunciato i suoi vincitori: Creatura, della regista spagnola Elena Martín Gimeno, è il Migliore Film Europeo; A Prince ha avuto il Premio SACD come Migliore film francese.
E veniamo ai lungometraggi di oggi.
IN CONCORSO

The Old Oak, di Ken Loach, scritto con il collaboratore di sempre, Paul Laverty, e che, dice potrebbe essere il suo ultimo film. “Ci vogliono un paio d’anni per prepararne uno – ha affermato recentemente il regista britannico – e io ne avrei quasi 90: le capacità, declinano, la memoria se ne va e la mia vista è già pessima”. Però aveva annunciato il ritiro pure nel 2014, e poi ci ha ripensato. Speriamo faccia lo stesso: ci mancherebbe il suo cinema attento agli ultimi. TJ Ballantyne (Dave Turner) è il proprietario dell’”Old Oak”, un pub situato in una piccola città nel nord dell’Inghilterra che va pian piano svuotandosi per la chiusura delle miniere circostanti. TJ serve quotidianamente gli stessi oziosi clienti per i quali il locale è diventato l’ultimo luogo di incontro mentre i giovani stanno sempre più abbandonando la terra e così quella che un tempo era una fiorente comunità si ritrova piena di rabbia, risentimento e senza un briciolo di speranza per il futuro. Le case tornano disponibili e ad un prezzo economico, offrendo un posto sicuro ai rifugiati siriani giunti in Gran Bretagna negli ultimi anni. Il loro arrivo ha creato forti tensioni, ma TJ fa amicizia con Yara, una giovane migrante appassionata di fotografia. Insieme cercheranno di rilanciare la comunità locale sviluppando una mensa per i più poveri, indipendentemente dalle loro origini.
La chimera di Alice Rohrwacher, con Josh O’Connor, Carol Duarte, Isabella Rossellini, Alba Rohrwacher (sorella della regista) e Vincenzo Nemolato. Il lungometraggio è ambientato negli anni Ottanta, nel mondo dei tombaroli. Ognuno insegue la propria chimera senza mai riuscire ad afferrarla: per alcuni è un sogno di soldi facili, per altri la ricerca di un amore passato. Tornato nella cittadina in cui abita, sul Mar Tirreno, il giovane archeologo inglese Arthur (O’Connor) ritrova la sua banda di tombaroli, trafficanti illegali di meraviglie archeologiche etrusche. Arthur ha un dono che mette al servizio dei suoi amici banditi: sente il vuoto. Il vuoto della terra in cui giacciono i reperti archeologici. Ma anche il vuoto lasciato in lui dal ricordo del suo amore perduto, Beniamina.
Josh O’Connor, protagonista anche del prossimo film di Luca Guadagnino, Challengers, è noto al grande pubblico come il principe Carlo della tanto apprezzata serie The Crown.
UN CERTAIN REGARD
Une nuit di Alex Lutz (fuori concorso). È la storia dell’incontro passionale di una notte tra lo stesso Lutz e Karin Viard. In una stazione metro, molto affollata, una donna, dopo aver spinto accidentalmente un uomo inizia a litigare con lui. Il loro piccolo alterco, che provoca soltanto molto rumore, si trasforma in una forte attrazione, tant’è che poco dopo, nei corridoi della stazione, i due sconosciuti vengono travolti dalla passione all’interno di una cabina fotografica. Dopo l’amplesso, una volta risaliti in superficie, si dicono addio.
FUORI CONCORSO
Hypnotic di Robert Rodriguez, con Ben Affleck, William Fitchner e Alice Braga (nipote dell’indimenticabile Sonia). Il thriller racconta la storia di Austin Danny Rourke (Affleck), un detective che vuole ritrovare la figlia Minnie scomparsa. L’indagine lo porta ad analizzare una serie di rapine in banca, avvenute a Houston e Amarillo, e in una cassetta di sicurezza trova qualcosa che mai si sarebbe immaginato: una polaroid che ritrae sua figlia con su scarabocchiato “Trova Lev Dell Rayne”. Rourke inizia ad avere dubbi su ogni cosa. Durante le ricerche viene aiutato da Diana Cruz (Braga), una sensitiva con alcune doti inquietanti. Rourke è convinto che la spettrale e letale figura (Fichtner), che sta inseguendo, sia anche la persona che sa dove sia sua figlia.
L’Abbé Pierre – Une vie de combats di Frédéric Tellier, con Benjamin Lavernhe ed Emanuelle Bercot, Il biopic ripercorre la vita dell’Abbé Pierre (al secolo: Henri Grouè), partigiano, politico, presbitero cattolico francese, paladino dei diseredati. Nato a Lione nel 1912 e morto a Parigi nel 2007, di origini agiate, lottò contro la povertà, la disuguaglianza e l’ingiustizia, fondando – nel 1949 – la Compagnia di Emmaus. Più volte proposto per il Nobel per la Pace, fu sempre mal tollerato dalle gerarchie ecclesiastiche.