Sala affollata, allegra. Clima di gita scolastica. Protagonisti editori italiani, americani, agenti letterari, traduttori, autori. Tutti si conoscono o fanno conoscenza. Il senso di questa amichevole oltreoceano è proprio questo: incontrarsi, scambiarsi pensieri, idee, fare network. E trovare un modo per portare la letteratura italiana in America. Quella americana in Italia ci arriva già da tempo. Qualcosa in questi ultimi anni è cambiato, anche grazie ad alcuni dei protagonisti sul palco della Casa Italiana Zerilli Marimò che ospita la seconda giornata di Multipli Forti, incontri letterari oltreoceano, alla seconda edizione.

E’ cambiato grazie ad Europa Editions per esempio, la controparte americana di E/O, che negli Stati Uniti ha portato il grande successo editoriale di Elena Ferrante. Era presente il suo direttore esecutivo a New York Michael Reynolds. E’ cambiato grazie a Jonathan Galassi, Chairman di Farrar, Straus and Giroux, che ha tradotto Leopardi e Montale per il pubblico americano; a Maria Campbell, storica scout di libri italiani da tradurre, dopo la sua iniziale esperienza in Mondadori, fondatrice e presidente di MCA Literary and Film Scouting, con collaborazioni con Spielberg e ora con Netflix per portare storie nuove sugli schermi.
Molto deve ancora cambiare. Una nuova linea editoriale che fa capo alla Rutgers University Press, Ovoi (https://lavocedinewyork.com/arts/2023/02/22/ovoi-la-narrativa-italiana-oltrepassa-loceano-si-veste-di-inglese-pronta-per-una-nuova-vita/) si propone di tradurre e introdurre sul mercato di lingua inglese autori meno conosciuti, ne ha parlato l’editor Sandra Waters; traduttori come Aaron Robertson, Editor di Spiegel & Grau, cercano nuovi autori, Michael Moore traduce con grande successo un classico come I promessi Sposi di Manzoni, The Betrothed, per restituirgli l’epicità persa in traduzioni precedenti.
Ma cosa c’è di nuovo nel panorama letterario italiano in questo momento, cosa si può proporre al pubblico americano, e chi dovrebbe proporlo, un critico, un agente, lo stesso editore? Queste le domande cui gli invitati alla Casa Italiana hanno cercato di rispondere. Ha iniziato Antonio Franchini, potente direttore esecutivo Giunti-Bompiani.

“Il problema – ha detto – che è anche una ricchezza, è che da una ventina di anni ma forse più, non c’è una visione egemone nella letteratura che può far dire agli editori noi pubblichiamo questo. C’è una compresenza di fenomeni che vanno dall’estrema letterarietà all’estremo sperimentalismo. Ci sono scrittori di genere e commerciali che fanno noir, pink, crime, che prima non c’erano e ci sono quindi in Italia molti più bestsellers, di autori come De Giovanni e Carofiglio, che hanno in parte sostituito la letteratura commerciale che arrivava dall’America di scrittori come Dan Brown.”
E prosegue: “Non è facile capire cosa può interessare in America perché gli americani hanno del nostro paese una idea che non corrisponde a quello che è l’Italia oggi, quindi cosa è più adatto? Un romanzo che dia una idea dell’Italia che agli americani piace o uno che invece ne dia una totalmente diversa? Non lo so. Sicuramente nei libri della Ferrante c’è un italian ‘flavor’ che gli americani riconoscono come tale, come c’era in “Mediterraneo” di Salvatores o altri film italiani che hanno avuto successo qui. E’ una immagine che gli americani conoscono e gli piace pensare che sia ancora così.”

“Dire chi dovrebbe suggerire le opere più adatte al mercato americano è difficile – spiega Luca Briasco, direttore esecutivo Minimum Fax – in passato i giornali davano una idea di quello che succedeva perché esistevano i critici veri, ma non ci sono più. I premi letterari sono problematici, per usare un eufemismo, e in questo modo succede che ci siano molti giovani scrittori che scrivono molto bene e che rimangono fuori dai circuiti.”
Maria Campbell spiega che quando gli agenti si presentano con una ‘sample translation’, un brano del libro tradotto, aiuta molto; che un successo letterario, come la sempre citata Elena Ferrante, apre le porte anche ad altri libri della stessa area geografica, perché alimenta l’interesse per quella cultura; che i libri devono parlare a tutti, non importa da dove vengano, chi sia lo scrittore e cosa abbia scritto, l’importante è che il testo tocchi temi universali; che le piattaforme streaming sono a caccia di contenuti e questo è un bene per il mercato editoriale e infine che paradossalmente il grande successo dei social ha riportato i giovani verso le librerie indipendenti e i classici, in una sorta di back to the future.
E allora godiamocelo questo ritorno al futuro, come approfittiamo di questo bisogno di contenuti originali da parte delle piattaforme in streaming e del successo che un capolavoro della nostra letteratura come I Promessi Sposi, dopo essere stato bistrattato dallo studio distratto e forzato nei licei, trovi invece successo fra i lettori americani nella nuova traduzione di Michael Moore. E Ovoi e i suoi progetti e tanto altro.