Dopo quattro lunghi anni d’attesa dal grande trionfo agli Oscar (nel 2019 portò a casa quattro statuette con il suo Parasite, prima pellicola non in lingua inglese a vincere come Miglior film e Migliore regia) il sudcoreano Bong Joon-ho è finalmente al lavoro su un nuovo lungometraggio: questa volta un film di fantascienza, decisamente lontano dallo stravagante realismo precedente. Mickey 17, questo il titolo, diretto, prodotto e sceneggiato dal regista tramite la sua casa di produzione Offscreen, è stato ispirato dal romanzo Mickey7, scritto nel 2022 da Edward Ashton.
La trama del film tocca temi affascinanti come la clonazione e l’anelito alla vita anche da parte di individui che vengono creati solo per raggiungere uno scopo. Il protagonista è Mickey (Robert Pattinson, molto apprezzato in Twilight, Tenet e The Batman) nei panni di un clone impegnato in una missione di colonizzazione del glaciale pianeta Niflheim. La missione è suicida – le condizioni di vita del pianeta sono infatti al limite – e Mickey è una risorsa sacrificabile. In caso di morte, una copia della sua mente verrà immagazzinata in una memoria esterna, così da poter essere trasferita in un nuovo corpo identico al precedente, creato mediante una stampante 3D. Tutto si complica quando Mickey 17, creduto morto durante una missione, scopre che è già stato creato un Mickey 18: dato che non è possibile avere due sacrificabili, uno dei due deve soccombere e… Mickey 17 non vuole morire!

Mickey 17 sarà il terzo film in lingua inglese di Bong Joon-ho dopo Snowpiercer e Okja: entrambi parlavano della condizione umana di fronte ad un futuro non proprio roseo, uno per il riscaldamento globale e l’altro per il capitalismo. E’ probabile che tematiche simili siano presenti anche in questo.
Nel frattempo, visto che l’attesa sarà molto lunga – l’uscita del film è prevista per il 29 marzo 2024 – ci si può fare un’idea della pellicola con il breve teaser rilasciato in dicembre in cui si vede proprio il clone Pattinson. Oltre all’attore inglese, nel cast del film ci saranno anche Mark Ruffalo, Toni Collette, Steven Yeun, Naomi Ackie, Johnny Li Gotti e Liam Edwards. Finirà agli Oscar 2024? Possibile…
Intanto arriva anche in Italia, dal 27 aprile, l’esordio cinematografico di Bong Joon-ho, Can che abbaia non morde – Barking Dog Never Bite, del lontano 2000! Il titolo originale del film è un riferimento a Il cane delle Fiandre, un romanzo ottocentesco di Ouida sugli animali domestici, molto popolare in alcuni paesi dell’Asia orientale.
Camuffato nei panni di una commedia surreale-demenziale, il film è ambientato in un condominio fatiscente di una periferia suburbana in cui i cani continuano a sparire. Vi abita il promettente accademico disoccupato Yun-ju (Lee Sung-jae) con la sua compagna incinta, Eun-sil (Kim Ho-jung): a causa del forte stress per il suo percorso professionale e per l’attesa paternità, il mondo intorno a Yun-ju diventa troppo soffocante. E se solo il cane del vicino smettesse di abbaiare…
Yun-ju prova ad uccidere il cane: una serie di errori e tentativi di insabbiamento lo portano a diventare una sorta di torturatore seriale di cani, inseguito dall’intrepida e tenera Hyun-nam (la brava Bae Doo-na di Mr. Vendetta) alla ricerca del rapitore di cani.
Il film presenta uno spaccato di umanità diverse legate tra loro dal cane che a volte abbaia, ma molto più spesso è fedele compagno del suo padrone e spesso deve difendersi da chi vede in lui un elemento di disturbo o un potenziale pasto.
Le pressioni della vita urbana sulle persone sono al centro del film: un tema che ha continuato a tormentare il regista nel tempo. L’opera prima Can che abbaia non morde – Barking Dog Never Bite non è sofisticata, non cammina sul filo del rasoio della satira e del dramma come Paraside, ma è accattivante per la quantità sorprendente di riflessioni che diverranno qualificanti nel percorso del regista sudcoreano.
Il film è irregolare, in alcuni momenti inutilmente provocatorio ed esaurisce la sua premessa centrale molto prima dei titoli di coda, ma è rinvigorente da guardare a prescindere: dopotutto, il regista, nel lontano 2000, stava sperimentando, infrangendo le regole, mettendosi in mostra.
In conclusione, il film non è così nitido come alcune delle opere successive di Bong Joon-ho, ma questo Barking Dog ha sicuramente un sacco di mordente.