Febbraio 2023. Volo San Francisco – Milano. Andrew Sean Greer apre gli occhi ancora intorpiditi dal sonno e dal suo posto accanto al finestrino dà un’occhiata al resto della cabina. Gli altri passeggeri – americani, perlopiù – leggono, dormono, chiacchierano a bassa voce. La donna accanto a lui tiene per mano un uomo biondo seduto nel posto corridoio.
Dagli altoparlanti il comandante comunica velocità e altitudine, poi avvisa che stanno sorvolando New York City. Andrew Sean Greer si passa una mano sul volto e si sporge verso finestrino ovale. Una pallida luna sorge nel cielo argentato, il crepuscolo ammorbidisce i contorni della East Cost e colora di amaranto l’oceano Atlantico. New York si intravede in lontananza, come tanti spilli lucenti.
Si ricorda quando vi si trasferì nel 1992, dopo l’università, per racimolare dei soldi lavorava come autista e come comparsa televisiva, viveva nel West Village, il quartiere gay, che era il più economico solo perché le persone eterosessuali non volevano viverci.
Non è stato un bel periodo, come ha ricordato a Enrico Rotelli in Klat Magazine. “Ero molto infelice e i miei amici dicevano che per sopravvivere dovevo diventare più duro, ma non era semplice. Incontri migliaia di persone al giorno, quindi per forza devi avere una protezione e io dovevo costruirmela, oppure mi avrebbero mangiato vivo. Avevo 21 anni.” Nella stessa intervista afferma “New York offriva molte possibilità, ero io a non essere in grado di afferrarle.”
Adesso l’aereo sorvola l’oceano Atlantico, le onde si sollevano in lunghe creste bianche.

Andrew Sean Greer sposta lo sguardo verso il display che mostra l’aereo stilizzato che ha appena superato la costa degli Stati Uniti. Allarga con il touchscreen l’immagine del suo paese, poi avvicina il dito a Washington, DC dove è nato; poi lo sposta senza toccare il display sotto Boston dove c’è la sua vecchia università Brown University, poi lo riabbassa su New York, poi sul Missoula dove ha conseguito un master in belle arti presso l’Università del Montana; poi su Seattle, dove scrisse per Nintendo e insegnò al community college e poi infine a San Francisco che aveva conosciuto grazie al fratello gemello e dove iniziò a pubblicare su riviste come Esquire, The Paris Review e The New Yorker. Ora tocca il display e lo spinge verso sinistra per far sparire gli Stati Uniti e mostrare l’Europa. Indica Milano dove vive metà dell’anno con il suo fidanzato e poi un puntino sotto Firenze dove – dal 2016 al 2018 – è stato il Direttore Esecutivo della Fondazione Santa Maddalena, una residenza per scrittori che ha coinvolto, tra gli altri, Zadie Smith e Michael Cunningham.
Viaggiare è sempre stato importate per lui. Non a caso in Less ( traduzione di Elena Dal Pra, la Nave di Teseo) , il suo romanzo più famoso, ogni capitolo è ambientato in un paese diverso. Non è affatto un libro di viaggi, il viaggio è utilizzato solamente in funzione della trama, si potrebbe dire, invece, che è la storia di una fuga: Arthur Less è uno scrittore gay di 49 anni di medio successo di San Francisco, che per evitare di essere presente al matrimonio della sua ex fidanzata, Freddy Pelu accetta gli inviti ai numerosi impegni letterari che di solito rifiuta. Prima si reca a New York City per intervistare lo scrittore H.H.H. Mandern, poi a Città del Messico per una conferenza su Robert. A Torino, Arthur partecipa a una cerimonia di premiazione dove, con sua sorpresa, vince. Successivamente accetta un’offerta di insegnamento per un seminario di scrittura creativa a Berlino. Dopo una sosta a Parigi dove incontra un vecchio amico, Arthur va in Marocco per festeggiare il suo cinquantesimo compleanno nel Sahara. Alla fine, arriva in India, da uno scrittore residente in una comunità di ritiri cristiani nel Kerala. Infine, si reca in Giappone per scrivere come critico gastronomico. Dopo aver sentito che il suo fidanzato Robert ha avuto un ictus, Arthur torna a casa a San Francisco dove trova Freddy ad aspettarlo.
Less ha vinto il Premio Pulitzer 2018 per la narrativa. Christopher Buckley, New York Times Book Review ha dichiarato: “Le risate sono solo una parte della gioia di leggere questo libro…abbagliante, ammaliante e meraviglioso”
Andrew Sean Greer si sistema meglio sul sedile e guarda le falangi di nubi che passano sotto l’ala. Ripensa a tutti i suoi libri come un viaggio, come delle tappe importanti e necessarie che lo hanno accompagnato per tutta la vita.
Il primo libro è stato How it was for me. Nella storia che dà il titolo alla raccolta, alcuni ragazzi si nascondono in un capanno per scoprire se le loro insegnanti di pianoforte siano streghe. In “Cannibal Kings”, un giovane disilluso accompagna un ragazzo in difficoltà in un tour delle scuole di preparazione attraverso il nord-ovest del Pacifico facendo una riflessione sulla propria vita. “Rinfrescante e provocatorio… Le storie di Greer sono autoconclusive e ben realizzate… Sottile e poetico.” commenta The Boston Book Review.
L’anno dopo pubblicò il suo primo romanzo, The Path of Minor Planets (La via dei pianeti minori traduzione di Elena Dal Pra La nave di Teseo). Il San Francisco Chronicle lo ha inserito come uno dei cinque libri letterari più importanti dell’anno. È la storia di un gruppo di astronomi che dal 1965 al 1989 si riuniscono ogni sei anni per osservare una cometa scoperta da uno di loro.
Ma è stato il suo secondo romanzo, The Confessions of Max Tivoli (Le confessioni di Max Tivoli, Traduzione di Giuseppina Oneto, Adelphi) ad attirare l’attenzione nazionale quando è stato pubblicato nel 2004. Nel The New Yorker, John Updike ha scritto del romanzo come “incantevole, nello stile profumato e raffinato del disincanto portato alla grandezza di Proust e Nabokov”. Il tempo ha giocato una brutta carta al protagonista: nasce al mondo nel corpo di un uomo di settant’anni, che diventa sempre più giovane. Il romanzo riesplora il vecchio tema dell’amore e il ruolo del tempo, e ricorda la fantascienza di Vonnegut e Humbert Humbert di Nabokov. The Confessions of Max Tivoli è apparso in oltre ventidue paesi. È stato scelto dal TODAY show book club e ha vinto due premi prestigiosi: il California Book Award e il New York Public Library Young Lions Award per un autore sotto i 35 anni. Inoltre, come ricorda Enrico Rodelli sul Klat Magazine: L’inizio de Le confessioni di Max Tivoli “Siamo tutti il grande amore di qualcuno” è diventata una frase che appare negli annunci di nozze.
Il quarto libro di Greer, The Story of a Marriage (La storia di un matrimonio tradotto da Elettra Caporello, Adelphi) è un romanzo più intimo, ambientato in pochi mesi del 1952 e racconta le vicende di una famiglia la cui unità rischia di essere compromessa dal ritorno di un vecchio amante del marito che rivela segreti e bugie che risalgono a decenni fa. Il New York Times ha detto al riguardo: “Greer coreografa senza soluzione di continuità una narrazione intricata che parla in modo autentico dei desideri dei suoi personaggi.”. Il Washington Post lo ha scelto come libro dell’anno e lo ha definito “riflessivo, complesso e scritto in modo squisito”.
The Impossible Lives of Greta Wells (Le vite impossibili di Greta Wells, traduzione di Elena Dal Pra, Bompiani) quinto libro di Greer, sviluppa ulteriormente i temi dell’amore e del tempo presentando al suo personaggio principale tre versioni della sua vita. Ogni mattina si sveglia nella stessa stanza, città, con la stessa zia, fratello e amante. Unico cambiamento è l’anno in cui vivono: 1918, 1941 e 1985. Fili di guerra e malattia collegano i mondi, e Greta osserva personaggi a volte incapaci di vivere la propria vita, a volte destinata a ripeterla. È stato pubblicato nel giugno 2013.
Il suo sesto libro è la commedia Less, e, per la prima volta, ha scritto un seguito: Less Is Lost, ( Less a zonzo traduzione di Elena Dal Pra, Nave di Teseo) pubblicato negli Stati Uniti nel settembre 2022 e in traduzione per l’Italia. Andrew Sean Greer ha le bozze proprio della versione italiana sul tavolino reclinabile davanti a lui. Le afferra e inizia a leggerle. Sorride, il viaggio continua.