Giulio (Roberto Corradino) è un attore in crisi che ha smesso di lavorare a causa delle continue amnesie che gli impedivano di andare in scena. Trasferitosi in un condominio molto grande, con anche un giardino, viene colto da una profonda crisi depressiva e incubi notturni che non gli permettono di trovare la forza, anche psicologica, per fare quel semplice passo che gli permetterebbe di uscire dal cortile e trovarsi in strada, tra la gente. I giorni passano e dalla radio arriva la notizia che mancano solo dieci giorni alla fine del mondo, Giulio intanto ricostruisce il suo recente passato, aggiungendo ogni giorno una nuova tessera al mosaico della sua vita, accompagnato dai curiosi abitanti di quel labirintico condominio. E mentre comincia a conoscere i suoi vicini assiste, suo malgrado, a strani eventi che accadono in quel complesso di case, come un sibilo che proviene dal sottosuolo. Piano piano, grazie a diversi avvenimenti, giungerà alla scoperta della verità. Tragica verità.
Il grande male, di Mario Tani, presentato come evento speciale al Bif&st e concepito nei giorni del lockdown, fa muovere il protagonista in un mondo metaforicamente limitato e confinato, come il lockdown ha imposto a tutti noi. Il film è stato girato a Bari, in un complesso residenziale, intricato, eterogeneo e residenza del regista, che si è trasformato in un adatto, enorme teatro di posa: una location, labirintica e senza vie di fuga, metafora della mente del protagonista. L’inusuale cornice scenica ha permesso un uso più intrigante e creativo delle varie componenti tecniche e recitative.

Per la scelta del cast il regista si è affidato ad attori del teatro contemporaneo pugliese, molti dei quali avevano già collaborato con lui in passato. Roberto Corradino è stato candidato ai Premi Ubu, i più importanti del teatro italiano e la protagonista, Elena Cotugno, ha vinto il prestigioso Premio Maschere del teatro italiano.
Il film è un invito ad aprirsi agli altri anche nei momenti di difficoltà, a cercare di superare i blocchi che società e vicende della vita ci mettono davanti facendo ricorso a valori e autostima che, anche se magari assopiti nel tempo, rimangono sempre in ognuno di noi.
Purtroppo la sceneggiatura, troppo teatrale, monotonica e poco filmica nella sua dinamica, manca di quella introspezione dei personaggi che avrebbe permesso di alleviare un po’ il tono sempre cupo delle scene: non hanno mai vissuto un momento felice, sereno?