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Intervista a Colin Farrell, da Oscar con “Gli spiriti dell’isola”

L’attore parla della sua esperienza sul set, del prossimo film e della famiglia che lo accompagnerà sul tappeto rosso

Silvia BiziobySilvia Bizio
Intervista a Colin Farrell, da Oscar con “Gli spiriti dell’isola”

Colin Farrell, "Gli spiriti dell'Isola" - Twitter

Time: 3 mins read

Domenica sarà a Los Angeles. Il tappeto rosso lo farà con il figlio piccolo, ma ci sarà anche la mamma, il fratello le due sorelle “per godersi la serata, senza attese, solo per farsi una risata”, dice. Ma le attese ci sono perché Colin Farrell è candidato all’Oscar come miglior protagonista e dopo 25 anni di carriera ed una interpretazione eccezionale ne “Gli spiriti dell’isola” (titolo originale: “The Banshees of Inisherin”) sarebbe una statuetta meritatissima. A contendergliela due newcomers, Austin Butler per “Elvis”, Paul Mescal per “Aftersun”, e due veterani Bill Nighy per “Living” e Brendan Fraser per “The Whale”. Ma con una Coppa Volpi e un Golden Globe come miglior attore già vinti, Colin Farrell è sicuramente il favorito.

Dopo aver raggiunto il successo con “Minority Report” e “Phone Boot” nel 2002, cui sono seguiti “The Recruit”, “Daredevil” e “Veronica Guerin” (2003), “Alexander” di Oliver Stone (2004), nel ruolo del titolo, Alessandro Magno, Farrell non si e’ più fermato, semmai ha rallentato.

“Gli Spiriti dell’Isola” / Ansa

Per arrivare all’intensità di Padraic, uomo semplice che vive dell’amicizia con Colm (Brendan Gleeson), del rapporto affettuoso con la sorella, delle birre al pub e dell’amore per i gli animali. Il film di Martin McDonagh (con cui Farrell aveva girato il cult “In Bruges”) racconta la fine di questo mondo perfetto, su una isoletta idilliaca al largo della costa occidentale dell’Irlanda al tempo della guerra civile irlandese negli anni ’20. “Quello che succede a Padriac è una sorta di cacciata dal paradiso terrestre in cui è vissuto fino a quel momento. Non che non abbia provato il dolore prima, perché i suoi genitori sono morti, ma quando la sorella gli chiede: non ti senti mai solo? Lui è sorpreso dalla domanda. Alla fine del film avrà conosciuto la solitudine, il dolore, l’abbandono. Avrà fatto un percorso di conoscenza molto difficile, e perso l’innocenza che significa perso la sintonia con la natura, gli animali, la sorella, gli amici. E avrà conosciuto la rabbia, la voglia di vendetta.”

Colin Farrell in “The Penguin” / Twitter

Abbiamo parlato con Farrell via Zoom, noi a Los Angeles lui a New York, dove lavora al nuovo capitolo della serie “The Penguin”, diretto da Matt Reeves, nel ruolo di Oz – The Penguin (Batman e’ Robert Pattinson). “mi vengono a prendere alle 4 di mattina per trucco e riprese che dureranno 5 mesi a New York. Mi assento solo per gli Oscar”

Colin, quando ha letto il copione di “Banshees, cosa ha immaginato?

La prima reazione e’ stata dettata dalla fiducia che provo per qualsiasi cosa faccia Martin McDonagh: sono passati 14 anni da “In Bruges”, ma rimane un’esperienza per me fondamentale. L’idea di lavorare di nuovo con Martin e con Brendan Gleeson era irresistibile. La sceneggiatura di Martin ha subito diversi cambiamenti nell’arco di sette anni: all’inizio il mio personaggio era molto più figo, non era il sempliciotto che vediamo adesso nel film. E c’era molta piu’ trama: sparatorie, violenza, e il mio personaggio moriva alla fine del film in un modo assai eroico, con una pistola in mano, insanguinato da testa a piedi, in puro stile McDonaugh. Poi Martin ha semplificato e questo gli ha permesso di approfondire i dilemmi esistenziali dei personaggi. E’ andato più in profondità nel senso della solitudine su quell’isola, della paura della separazione, della comunità che si spacca.  

Come è stato girare “Gli spiriti dell’isola”?

Abbiamo girato a Inishmore, che è la più grande di una catena di tre isole conosciute come le Isole Aran d’Irlanda. Mi sentivo in paradiso, era tutto così semplice, bellissimo. La gente del posto è stata molto accogliente, una parte importante dell’esperienza. Abbiamo vissuto in case in affitto sull’isola come isolani, siamo stati accolti come locali, è stata davvero un’esperienza straordinaria. Trovarmi in un ambiente più contenuto e naturale rispetto a quello a cui sono abituato mi ha dato una dimensione diversa. Per il meglio.

Il film ha debuttato al festival di Venezia, dove lei e’ stato spesso. Cosa ha rappresentato in quest’ultima sortita?

Il Giardino dell’Eden, allora eravamo ancora tutti innocenti, non eravamo contaminati dal desiderio, nessuno di noi aveva idea di come “The Banshees” sarebbe stato accolto. Era la prima volta che il film veniva proiettato pubblicamente. E l’accoglienza fu straordinaria, viscerale. È stato davvero un bellissimo shock.

Colin Farrell con il Golden Globe / Ansa

Poi e’ arrivato il Golden Globe…

Il Golden Globe e grazie ad esso la corsa agli Oscar e tutto quel jazz che e’ stato meraviglioso. La parte migliore di questa esperienza è stata passare tanto tempo con Martin e   Brendan, perché non ci vedevamo da tanti anni, ognuno con le proprie famiglie e il lavoro. E negli ultimi cinque o sei mesi ci è stata data l’opportunità di vederci a Londra, a New York, a Los Angeles, grazie a questo film, ed è stato un vero spasso. E, come dicevo, tutto e’ iniziato nella magica Venezia. Ora pero’ sono pronto a ricominciare a vivere la mia vita. Andro’ agli Oscar, si intende, ma poi basta, ora di pensare al nuovo progetto, e sono felice di iniziare The Penguin. Un bel cambiamento rispetto a Banshees!

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Silvia Bizio

Silvia Bizio

Giornalista, scrittrice, produttrice, corrispondente di cinema da Los Angeles per La Repubblica e l’Espresso dal 1986, Silvia Bizio è membro della Hollywood Foreign Press Association. Ha scritto numerosi libri sul cinema, è stata direttore artistico di Cinema Italian Style, co-direttore artistico del Taormina FilmFestival e direttore artistico di Ora!Fest in Puglia. Ha prodotto cortometraggi e documentari fra cui “You Never Had it: Una serata con Bukowski”.

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