Alle soglie dei 100 anni dalla nascita di Luigi Nono, uno dei più grandi compositori del Novecento, diverse sono le occasioni per ricordarlo. Si festeggia il trentennale della costituzione dell’Archivio a lui dedicato fondato su iniziativa di Nuria Schoenberg Nono, moglie di Luigi Nono e madre del compositore Arnold Shoenberg. L’archivio ha lo scopo di conservare e promuovere il prezioso lascito del musicista veneziano. http://www.luiginono.it/
Si è conclusa la V edizione del Festival Luigi Nono intitolata “Contemporanei e allievi”, dedicata al rapporto del compositore con i suoi studenti e alle influenze che dalla sua arte hanno tratto i suoi contemporanei e coloro che anche dopo si sono ispirati a lui. In programma concerti, mostre, proiezioni e tavole rotonde, dislocati in varie sedi della città di Venezia che hanno coinvolto oltre alla Fondazione Nono, Emergency Venezia, il Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello”, la Fondazione Prada, la Fondazione Ugo e Olga Levi, la Casa del Cinema e il Cinema Rossini. L’intento del Festival è offrire un ritratto del compositore veneziano grazie alla numerosa documentazione inedita conservata presso la Fondazione, di estremo interesse anche per la ricostruzione del contesto storico e sociale in cui Nono ha vissuto. La figura di Nono va inquadrata nel panorama culturale del suo tempo, in linea con la sua concezione della musica come arte globale, interconnessa con le altre arti. Un vero e proprio precursore dell’arte multimediale e “uomo del suo tempo”, come amava definirsi, impegnato politicamente e interessato a scoprire la funzione della musica in relazione al contesto storico, convinto del dovere morale di incidere nella società. Dopo la testimonianza di Nuria Shoenberg Nono (https://lavocedinewyork.com/arts/musica/2021/11/26/a-venezia-il-festival-luigi-nono-dedicato-ai-suoi-maestri-antichi-e-moderni/) i ricordi delle due figlie del compositore, Silvia e Serena, l’una direttrice editoriale di Emons Audiolibri, letteratura per ragazzi, l’altra regista, il suo Sventura è attualmente nelle sale, completano il ritratto di famiglia e mettono in luce, dietro la figura dell’artista, l’uomo.
Com’è andata la quinta edizione del Festival?
Serena Nono – Direi molto bene. Il Festival registra un’affluenza sempre maggiore di pubblico, non solo di specialisti o amanti della musica contemporanea, ma anche di spettatori che provengono dagli ambienti più disparati. È stato molto interessante perché abbiamo avuto la possibilità di ascoltare musiche di compositori molto giovani, e sono venuti a trovarci anche dei collaboratori di Nono che hanno tenuto dei concerti, raccontando l’esperienza diretta della collaborazione con nostro padre. Per esempio Helmut Lachenmann, l’allievo più importante di Nono, ha presentato un film sulla sua vita, incontrando anche il pubblico nell’Archivio.
Vostro padre non era solo un musicista, ma anche un intellettuale engagé…
Silvia Nono – Sì, era curioso di ciò che succedeva nel mondo, desideroso di incontrare persone che lavoravano in ambiti completamente diversi rispetto al suo. La nostra casa è stata per molto tempo un porto di mare, in cui transitavano scrittori, filosofi, pittori. Il suo rapporto con la politica è stato molto forte in un certo periodo, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale e negli anni ’60 e ’70. Come nella musica sperimentava nuove soluzioni e nuovi modi di esprimersi, così nella società sperava, come tanti in quel periodo, di contribuire a creare un nuovo ordine sociale. Il suo pensiero musicale e politico andavano di pari passo.
In che modo eravate coinvolte, da piccole, nel tempo passato da vostro padre sulle partiture, nei concerti, nelle rappresentazioni teatrali?
Silvia – Quando nostro padre veniva invitato nei vari Paesi del mondo a fare concerti o conferenze, trascinava con sé tutta la famiglia. Poiché vi si recava per lavoro, non eravamo delle turiste, ma avevamo la possibilità di conoscere le persone del posto, vedere come vivevano. C’erano anche lunghi periodi in cui si assentava da casa, per esempio quando lavorava presso lo Studio di Fonologia della RAI di Milano e tornava solo di sabato, oppure era a casa ma si chiudeva nello studio per lavorare alle partiture.

Che padre è stato Luigi Nono? Amorevole compagno di giochi o intellettuale solitario?
Serena – Quando lavorava a casa aveva bisogno di chiudersi nel suo studio, e spesso ci chiedeva di fare silenzio, oppure si aggirava per casa assorto nei suoi pensieri. Nei periodi in cui invece non componeva, era totalmente presente. Ricordo un padre che ci ha sempre coinvolto sia nel lavoro, nelle prove, nei viaggi e negli incontri, ma anche in casa quando ospitavamo amici o collaboratori. Ci capitava di avere a casa per tanti mesi persone che venivano da lontano, dal Sud America o altre parti del mondo.
C’è un personaggio che vi è rimasto particolarmente impresso?
Serena – Ricordo quando vennero a vivere da noi per un po’ di tempo gli Inti Illimani che avevano lasciato il Cile dopo il golpe del 1973. C’erano persone accampate sui divani, sui materassi, un po’ ovunque.
Che eredità materiale ha lasciato vostro padre?
Serena – L’Archivio, aperto a tutti, contiene, oltre alle partiture, ventitremila fogli di schizzi e abbozzi per le sue composizioni, migliaia di appunti e di scritti musicali, teorici e politici, più di seimila lettere con esponenti di spicco della storia, dell’arte, della politica e della cultura italiana e internazionale, nastri e materiali preparatori delle opere elettroniche, vinili con registrazioni di musica popolare di ogni provenienza geografica. È presente inoltre un ampio fondo fotografico che documenta la sua vita e molti video, documentari e interviste e la sua biblioteca personale che racchiude circa quindicimila volumi, ereditata da suo padre.
Da chi è frequentato?
Serena – Da studenti, studiosi, ma anche registi teatrali, musicisti e musicologi che, a vario titolo, desiderano approfondire il mondo di Luigi Nono, che non si limita all’ambito musicale, ma offre spunti per molti altri settori dell’arte, della cultura, della politica, della storia, della filosofia e altro. L’Archivio è il riflesso della vita che ha condotto nostro padre.
Come vedete il futuro della grande musica?
Serena – In Archivio vengono tanti giovani interessati alla musica contemporanea, e durante il Festival vediamo tanti giovani compositori motivati. Urge però dare una maggiore diffusione a questo tipo di musica: il problema principale delle nuove generazioni di compositori è proprio la difficoltà di eseguire loro musiche nei concerti. C’è un pregiudizio diffuso sulla presunta difficoltà ad ascoltare questo tipo di musica e sul fatto che debba essere relegato ad ambienti d’élite. In Italia è più difficile rispetto ad altri Paesi, ma ci sono fermenti incoraggianti.
l’intervista integrale: https://www.youtube.com/watch?v=p-nVzWpryV0