Fino al 27 novembre è in corso all’isola della Giudecca a Venezia la quarta edizione del Festival Luigi Nono, quest’anno dedicato ai rapporti del grande compositore veneziano con musicisti e intellettuali che sono stati fondamentali per la sua vita e per il suo lavoro. Degna di nota in particolare l’amicizia con Bruno Maderna, che viene approfondita nell’esposizione “Una tecnica comune, una personalità comune”, che rende pubblici i documenti della Fondazione Archivio Luigi Nono che testimoniano questo importante sodalizio.
Inaugurato presso la sede della Fondazione Archivio Luigi Nono da Nuria Schoenberg, figlia dell’illustre compositore austriaco e moglie di Nono, e da Massimo Cacciari, il Festival si articola in una serie di eventi in cui l’opera di Nono viene affrontata in un’ottica multimediale e interdisciplinare, proponendo non solo concerti di musica contemporanea, moderna e antica, ma anche conferenze con musicologi, filosofi e artisti, proiezioni di film, mostre di documenti inediti, presentazioni di novità editoriali e azioni coreografiche. Novità di quest’anno sono le collaborazioni con importanti istituzioni e fondazioni veneziane che operano non solo sul versante musicale quali il Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello”, la Fondazione Prada, la Fondazione Ugo e Olga Levi, Palazzo Grassi – Punta della Dogana, Pinault Collection, la sede veneziana di Emergency e la Chiesa del SS. Redentore. Nuria Shoenberg approfondisce i temi del Festival per La Voce di New York.
Chi erano i Maestri di Luigi Nono, non solo dal punto di vista musicale, ma anche di vita e di pensiero?
“I Maestri di Nono sono vari, nella storia della musica, dai grandi autori della scuola veneziana del 1500 fino agli innovatori del ‘900: Schoenberg, Berg, Webern. Nella letteratura si è ispirato per i suoi lavori a poesie di Machado, Lorca, Ungaretti, Eluard, Rimbaud fino a Hoelderlin. Durante la sua vita i Maestri sono stati i compagni di viaggio come il pittore Vedova, il filosofo Cacciari e, naturalmente, Bruno Maderna”.
Cosa avevano in comune Nono e Maderna nella vita e nell’arte?
“Nono e Maderna si sono conosciuti grazie a Gian Francesco Malipiero. Maderna ha sollecitato Nono a ristudiare da zero la storia della musica attraverso i trattati dal ‘500 in poi che si trovavano alla Biblioteca Marciana e nella Basilica dei Frari. Avevano in comune la passione per lo studio e l’approfondimento”.
Nono era un intellettuale, non solo un musicista del suo tempo. Crede che la sua figura debba essere indagata a tutto tondo, al di là della disamina musicale?
“Certo, è importante capire i contesti nei quali ha operato e i vari interessi che vanno oltre al campo musicale che distinguono le sue scelte lavorative e di vita”.
Nono stesso concepiva la musica in un senso più ampio. Lo possiamo considerare un precursore dell’arte multimediale, contenuta in nuce nella sua opera?
“Ha prodotto alcune opere di teatro musicale e ha concepito altre opere in relazione allo spazio dove avvenivano le esecuzioni, anche questo aspetto viene dalla scuola veneziana di musica; infatti i Gabrieli e Monteverdi componevano la musica in relazione a spazi diversi”.
Crede che le istanze, gli ideali, le battaglie politiche di Luigi Nono abbiano inciso nella società o siano rimaste inascoltate?
“Difficile rispondere. In alcuni ambienti le sue idee hanno avuto seguito, in generale oggi viene studiato come un innovatore e come un maestro di pensiero”.
Lei presiede la Fondazione Archivio Luigi Nono e la Fondazione Arnold Schoenberg Center a Vienna, entrambi luoghi di ricerca e divulgazione non solo dell’opera dei due grandi Maestri ma della musica del Novecento in genere. Si dà pena per la scarsa diffusione della musica contemporanea?
“In Italia la situazione per quanta riguarda la musica contemporanea è ancora abbastanza carente, all’estero viene considerata di più”.
Crede che nella nostra epoca sia importante che gli artisti siano engagé come lo era Nono e che debbano incidere maggiormente nella società?
“Ogni uno deve fare quello che sente e quello che ritiene giusto”.
Le sembra che, dopo la pandemia, la considerazione degli artisti in Italia sia cambiata e maggiormente valorizzata sia presso l’opinione pubblica che nelle istituzioni?
“Purtroppo non siamo ancora usciti dalla pandemia, e non credo ci sia ancora un effetto percepibile riguardo alla cultura. Sarà interessante vedere come il mondo della cultura reagirà a questa situazione di crisi”.